Nella giornata di sabato 29 marzo alle ore 17 verrà inaugurata la mostra “I campi di concentramento fascisti in Italia (1940-1945). Corrispondenza da e per i luoghi della persecuzione” a cura di Gastone Benini, presso la sede ANPI di via Roverella 26 (Valdoca).
Sono previsti gli interventi di: Filippo Rossini (Presidente del Consiglio comunale di Cesena), Gianfranco Miro Gori (Presidente provinciale ANPI Forlì-Cesena), Alberto Gagliardo (Istituto Storico della Resistenza e dell’Età contemporanea) e Gastone Benini (curatore della mostra).
La mostra storico documentaria, che sarà allestita presso la sede Anpi, dal 29 marzo al 26 aprile 2025, riguarda la corrispondenza da e per i luoghi della persecuzione di cittadini italiani antifascisti, di cittadini italiani di fede ebraica, di ebrei stranieri, di zingari (Rom e Sinti), di stranieri sudditi di “paesi nemici”.
La documentazione esposta, composta da lettere e cartoline, è parte della collezionetematica di Gastone Benini, vicepresidente della sezione Anpi di Cesena e socio del Circolo Culturale Filatelico Numismatico Cesenate “Ennio Giunchi”.
I primi 45 campi di concentramento furono istituiti con decreto a firma Mussolini del 4 settembre 1940 in alcune delle isole (ad esempio Lipari in provincia di Messina) e in comuni della penisola italiana (Istorio Marina, Vinchiaturo, Rieti, Nereto e altri).
In seguito all’invasione della Iugoslavia nel 1941, furono creati altri campi nei territori annessi (Fiume, Kraljevica, Arbe e altri). Dal settembre/ottobre 1943 all’aprile 1945 i campi vennero gestiti dai nazisti con la collaborazione della polizia della Repubblica Sociale Italiana di Salò. Da tali campi, tra cui Borgo San Dalmazzo (Cuneo), Fossoli di Carpi (Modena), Renicci di Anghiari (Arezzo), Bolzano, Ferramonti di Tarsia (Cosenza), Isola di Lipari (Messina), i prigionieri furono trasferiti nei campi di sterminio di Germania e Polonia. A Trieste fu creato un vero campo di sterminio con forno crematorio nella Risiera di San Saba.
Tutta la corrispondenza da e per i campi di concentramento subiva una stretta censura da parte delle autorità fasciste.