Noto
per la sua attività di scultore già prima di diplomarsi nel 1934
presso l’Accademia di Belle Arti di Palermo, tra il 1936 e il 1937
aderì al gruppo Corrente
di
Milano, dove conobbe Renato Guttuso.
A
Roma visse dal 1942, anno in cui dalle cronache emerge che il suo
studio, come quello di altri artisti, fu messo soqquadro dai militari
fascisti.
Negli
anni Quaranta, a Roma, allestì la sua prima mostra personale presso
la Galleria Minima e partecipò assieme a Guttuso, Omiccioli, Mafai,
Basaldella e Turcato, alla mostra L’Arte
contro la barbarie, organizzata
dal partito comunista alla Galleria di Roma.
Dopo
questo primo periodo in cui le sue opere si rifacevano ad uno stile
plastico figurativo, Franchina si orientò verso l’astrattismo e il
costruttivismo, sino ad avvicinarsi alle avanguardie e all’arte
informale negli anni Cinquanta. Dagli anni Sessanta sperimentò
tecniche industriali ed artigiane e la sua ispirazione fu la
fantasia.
Tra il 1945 ed il 1946 terminò il suo periodo plastico figurativo per dedicarsi all’astrattismo e al costruttivismo realizzando sculture in lamiera verniciata di estrema perfezione e purezza formale. Dal 1947 si affiliò al Fronte Nuovo delle Arti e dal 1947 al 1950 si avvicinò alle avanguardie.
Intorno al 1953 abbandonò la bellezza materiale per dedicarsi all’aggregazione di oggetti ed attrezzi di uso comune ed all’arte informale.
Le sue opere, imponenti ma sobrie sagome ascendenti dalle forme germoglianti, sono realizzate prevalentemente in metallo come, ad esempio, Commessa 60124 sul lungomare di Genova e Spoleto ‘72, nella piazza comunale nell’omonima città.
Ha esposto alla Biennale di Venezia, a Torino, a Roma, Gubbio, Cortona e Terni e buona parte delle sue opere appartengono a collezioni private.