L'esistenza di Scipione Sacco fu segnata da momenti difficili: durante la giovinezza fu costretto all'esilio con la famiglia, mentre gli ultimi anni della sua vita furono tormentati da problemi economici che lo costrinsero ad accettare anche lavori artigianali.
Nella sua produzione si colgono echi quattrocenteschi e raffaelleschi che si uniscono a influssi manieristici, come denotano da una parte l'impostazione sobria e calibrata e la solidità statuaria delle figure e dall'altra la violenza dei gesti e la scenograficità degli impianti.
In Pinacoteca si trova la prima opera nota dell'artista, la tavola raffigurante Cristo in cattedra e Santi commissionata dalla famiglia Lancetti nel 1536 per l’altare di Sant’Andrea nella cappella di famiglia e terminata nel 1537.
Nel 1534 Scipione Sacco è documentato a Longiano dove gli fu commissionato un quadro dai frati del convento del Santissimo Crocifisso raffigurante la Crocefissione, ancora oggi ivi conservato. Nel 1545 dipinse la tavola Morte di San Pietro martire per la chiesa di San Domenico a Cesena, il cui schema compositivo richiama il Tiziano, il Pordenone e Palma il Vecchio.