12 - Tomba Pietro Pasolini Zanelli n.16 – Porticato Nord
Commovente è il monumento in marmo in cui un bellissimo giovane, un Genio del dolore, piange desolato sulla tomba del conte Pietro Pasolini Zanelli, una delle più prestigiose figure del Risorgimento cesenate e della seconda metà dell’Ottocento.
In cima al monumento è collocato il busto del conte, raffigurato negli ultimi tempi della sua vita, emaciato per la malattia, una scelta che a molti non piacque, mentre unanime fu l’apprezzamento per la figura del giovane in lacrime.
Autore della statua fu, nel 1896, lo scultore cesenate Mauro Benini (Cesena 1856 - Roma 1915), incaricato dal nipote Giuseppe al quale, e alla moglie di lui Silvia Baroni Semitecolo, lo zio Pietro aveva donato la villa sulle colline di Lizzano che conosciamo come Villa Silvia, dove fu più volte ospite Giosuè Carducci.
I testi delle lapidi sulle pareti laterali che ricordano i meriti del conte Pietro e la gratitudine del nipote furono dettati da Gaspare Finali, amico assai caro che lo definì BENEDETTO DAI POVERI / LAGRIMATO DA TUTTI I BUONI.
Pasolini era nato, il 19 febbraio 1824, in una famiglia di antica nobiltà di Faenza.
Dopo gli studi in collegio, si trasferì a Cesena. Aderì fin da giovane agli ideali dell’unità e libertà dell’Italia partecipando alla Prima Guerra d’Indipendenza, poi combattendo con Garibaldi nella difesa della Repubblica Romana del 1849 durante la quale venne ferito.
Nella notte tra il 2 e il 3 gennaio 1855 subì l’arresto da parte di numerosi soldati austriaci e papalini che fecero irruzione nel suo palazzo di via Chiaramonti e venne rinchiuso in prigione per oltre due anni.
Quando, nel 1859, Cesena venne abbandonata dal governo papalino e dalle milizie svizzere e si formò un governo provvisorio liberale, Pasolini ne fu il personaggio più influente.
Fu poi per due volte sindaco di Cesena, dal 1864 al 1866 e dal 1874 al 1875 e, con spirito di servizio verso la città, assunse numerosi incarichi pubblici tra cui quello di promotore della Società di Mutuo Soccorso che diresse per vent’anni, di primo presidente del Comizio Agrario finalizzato a promuovere i prodotti del territorio e, per dodici anni, dal 1877, di presidente della Congregazione di Carità, la maggiore istituzione di assistenza sociale.
Morì a Cesena il 16 luglio 1894 e il maggior giornale locale, Il Cittadino, listato a lutto, lo definì: La più importante, la più autorevole, la più amata personalità del nostro paese… Non era possibile, stando con lui, avere bassi pensieri e meschini affetti… Altra sua dote rarissima era quella della sincerità.
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