Mario
Mafai iniziò a dedicarsi alla pittura appena quindicenne e si iscrisse nel 1924
assieme all’amico Giulio Bonichi, in arte Scipione, alla Scuola libera del nudo
presso all’Accademia di Belle Arti di Roma. All’Accademia strinse amicizia con
la pittrice e scultrice Antonietta Raphaël, che sposò nel 1935 e con la quale,
assieme a Scipione, visse un lungo sodalizio artistico oltre che affettivo.
Nel
1925 lasciò l’Accademia e si stabilì con la Raphaël in quella casa di Via Cavour
che fu poi definita Scuola di Via Cavour,
individuata dalla critica come l’esordio della cosiddetta Scuola Romana. I paesaggi maturati in questo periodo sono opere
espressioniste che rispecchiano modi di essere e stati d’animo, pur mantenendo una
componente realistica accentuata.
Nel
1930 fu a Parigi ove acquisì una sensibilità coloristica accesa e un rinnovato
interesse per la luce, abbandonando gli impasti oscuri del primo periodo. Nel
novembre dello stesso anno fu nuovamente nella capitale per una personale con
Scipione alla Galleria di Roma che decretò l’inizio della sua notorietà.
Degli
anni Trenta e Quaranta furono una serie importante di esposizioni in Italia e
all’estero cui seguirono anche numerosi premi e riconoscimenti: la critica iniziò ad
individuare in Mafai uno dei principali esponenti del rinnovamento artistico
successivo al Novecento.
Negli anni
Cinquanta Mafai abbandonò la forma naturalistica che caratterizzò gran parte
della sua pittura per abbandonarsi, nelle ultime opere all’astrattismo e
all’arte informale.