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Mario Mafai Roma, 1902 - 1965

Mario Mafai iniziò a dedicarsi alla pittura appena quindicenne e si iscrisse nel 1924 assieme all’amico Giulio Bonichi, in arte Scipione, alla Scuola libera del nudo presso all’Accademia di Belle Arti di Roma. All’Accademia strinse amicizia con la pittrice e scultrice Antonietta Raphaël, che sposò nel 1935 e con la quale, assieme a Scipione, visse un lungo sodalizio artistico oltre che affettivo.  

Nel 1925 lasciò l’Accademia e si stabilì con la Raphaël in quella casa di Via Cavour che fu poi definita Scuola di Via Cavour, individuata dalla critica come l’esordio della cosiddetta Scuola Romana. I paesaggi maturati in questo periodo sono opere espressioniste che rispecchiano modi di essere e stati d’animo, pur mantenendo una componente realistica accentuata.  

Nel 1930 fu a Parigi ove acquisì una sensibilità coloristica accesa e un rinnovato interesse per la luce, abbandonando gli impasti oscuri del primo periodo. Nel novembre dello stesso anno fu nuovamente nella capitale per una personale con Scipione alla Galleria di Roma che decretò l’inizio della sua notorietà.  

Degli anni Trenta e Quaranta furono una serie importante di esposizioni in Italia e all’estero cui seguirono anche numerosi premi e riconoscimenti: la critica iniziò ad individuare in Mafai uno dei principali esponenti del rinnovamento artistico successivo al Novecento.  

Negli anni Cinquanta Mafai abbandonò la forma naturalistica che caratterizzò gran parte della sua pittura per abbandonarsi, nelle ultime opere all’astrattismo e all’arte informale.

Per saperne di più

Nel 1964 tenne la sua ultima personale alla Galleria L'Attico di Roma ove espose la serie delle “Corde”, tele su cui aveva incollato frammenti attorcigliati di corde raccolte per strada. In una nota al catalogo della mostra Mafai sottolineò la coerenza del suo lavoro che lo portò a questo nuovo fare pittura non per ansia di adeguamento alle novità, bensì per la necessità di una nuova ricerca interiore: "Io non sono un altro. Ho soltanto rinunziato all'attaccamento affettivo verso le cose, alle piacevoli tessiture, ai pittoricismi squisiti; sono diventato più libero, più nudo e più io [..]. Ho cercato entro me stesso affidandomi alle corde come alle nervature del mio essere per raggiungere uno spazio, una dimensione nuova, un linguaggio a me necessario[..]."



Fonti:
Mafai 1902-1965, cat. della mostra a cura di G. APPELLA, F. D’AMICO, F. GUALDONI, Macerata, luglio 1986;
De Luca Editore, Roma – Arnoldo Mondadori Editore, Milano, 1986
• La pittura di Mafai, a cura di RAFFAELE DE GRADA, Editrice Tevere, Roma, 1969.

Fonti Online:
Sito ufficiale (Centro studi Mafai Raphaël)
Dizionario Biografico degli Italiani (Treccani)

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