Ricordo al futuro: voci dal mondo
Un percorso di ERT Fondazione, RadioEmiliaRomagna e Uniradio Cesena
nell’ambito del progetto di teatro partecipato Ricordo al futuro
regia e selezione dei testi a cura di Silvia Rigon
testi di Richard C. Morais, Paul Smaïl, Négar Djavadi, Mohsin Hamid, Daisy Johnson
con Diana Manea, Massimo Vazzana, Maria Vittoria Scarlattei, Daniele Cavone Felicioni
(Compagnia permanente di ERT Fondazione)
per Uniradio Cesena: Eugenio, Maria e Matteo
registrazioni: Giovanni Belvisi
produzione Emilia Romagna Teatro Fondazione
durata singole puntate: 30’
QUINTA PUNTATA - 7 aprile 2021 ore 18.00
Nel profondo di Daisy Johnson
legge Diana Manea
Classe 1990, all’età di ventisette anni l’inglese Daisy Johnson è stata la più giovane scrittrice in assoluto a entrare nella shortlist del Man Booker Prize, il maggior premio letterario britannico, con il suo romanzo d’esordio, Nel profondo.
Intriso di mitologia e di favole, questo libro è strano, selvaggio, sconvolgente. Racconta la storia di una donna e sua figlia che si perdono e si ritrovano (dopo 16 anni) tra i canali dell’Oxfordshire. I personaggi, i luoghi, la memoria, il linguaggio: ogni cosa è fluida e mutevole, come le acque torbide del canale che fanno da ambientazione a questa vicenda magnetica.
Gretel lavora come lessicografa: aggiorna le voci del dizionario, ragionando quotidianamente sul linguaggio, attività che ben si addice alla sua natura riflessiva e solitaria. Ha imparato che non sempre esistono vocaboli precisi per indicare ogni cosa, almeno non nel linguaggio di tutti. Ma quando era piccola, e viveva su una chiatta lungo il fiume, lei e sua madre parlavano una lingua soltanto loro, fatta di parole ed espressioni inventate, e allora anche i concetti più astratti trovavano il proprio termine di riferimento: come il Bonak, un mostro acquatico che rappresentava tutto
quello che più fa paura.
Adesso sono passati sedici anni, esattamente la metà della vita di Gretel, da quando sua madre l’ha abbandonata, e le parole di quel codice stanno lentamente scolorendo, perdendosi nei fondali della memoria. Ma una telefonata inattesa arriverà a riportarle a galla, insieme ai ricordi di quegli anni selvaggi passati sul canale, di uno strano ragazzo che trascorse un mese con loro durante quel fatidico ultimo anno, di quella figura materna adorata e terribile con la quale è arrivato il momento di fare i conti.
Attraverso una lingua dalla precisione quasi inquietante, l’autrice riscrive il mito di Edipo in chiave femminile, con rimandi anche al folklore nord-europeo, in un un racconto di rara suggestione, in cui risalire le correnti del passato è l’unico modo per costruire la geografia del presente.