Gino Barbieri svolse un'intensa attività artistica come pittore, incisore e illustratore. La sua formazione avvenne all'Accademia di Belle Arti di Firenze dove seguì i corsi di ornato di Alfonso De Carolis, con il quale lavorò agli affreschi del Palazzo del Podestà di Bologna.
Il suo stile fu influenzato, specialmente agli esordi, dal naturalismo ottocentesco e dalla "macchia". Successivamente Barbieri fuse il naturalismo con suggestioni simboliste e le macchie di colore si avvicinarono alla separazione dei toni tipica del divisionismo.
Come illustratore collaborò alla rivista "L'Eroica" e alle edizioni di opere di Pascoli e D'Annunzio, che ebbe modo di conoscere a Venezia dove era stato inviato come soldato al tempo della prima guerra mondiale e del quale eseguì il ritratto con la tecnica della xilografia.
Durante il periodo al fronte, anche in trincea, Barbieri continuò a incidere crude immagini della vita militare, connotate da uno stile tragico.
Molte sue opere sono oggi conservate presso la Pinacoteca Comunale e presso la Fondazione Cassa di Risparmio di Cesena. Appartengono al patrimonio cesenate, oltre ai dipinti, anche numerosi disegni, xilografie e acqueforti.
Dal maestro Alfonso De Carolis apprese l’arte della xilografia e, assieme a Domenico Baccarini, Francesco Nonni e Giannetto Malmerendi, fu uno dei migliori incisori su legno romagnoli.
Nel 1912 vinse la Medaglia d’oro alla mostra organizzata dalla Società Italiana della xilografia a Levanto.
L’anno dopo collaborò col mensile torinese “Italia!” realizzando per la rivista composizioni a china e stampate al tratto e a mezzatinta che anticiparono soluzioni dell’illustrazione xilografica.
Come illustratore, incise diverse copertine della rivista "L'Eroica" e il fascicolo di gennaio-febbraio del 1914 fu a lui interamente dedicato.
Dopo essersi arruolato partì per il fronte, nel frattempo le sue xilografie furono esposte a Londra nel 1916. Morì un anno dopo in missione. Le sue opere furono esposte anche a Roma, Venezia, Firenze e Lipsia.