Osvaldo Piraccini
iniziò a dipingere con Giovanni Cappelli ed Alberto Sughi, divenendo uno dei
maggiori esponenti cesenati della pittura figurativa e neorealista del secondo
dopoguerra. Sin da subito si distinse per
la forte capacità di sintesi dell’immagine, abilità che contraddistinguerà in modo evidente anche la
produzione artistica più matura.
All’inizio della sua
carriera prediligeva raffigurazioni naturalistiche che gli consentivano di
indagare i sentimenti che la natura suscitava nell’animo umano: erano per lo
più paesaggi, vedute della sua città natale e dei dintorni, luoghi cari della
sua infanzia.
Negli anni Cinquanta
si trasferì a Firenze e poi a Roma. In quegli anni la pittura di Piraccini assunse
un’impronta esistenzialista marcata: è la fase della cosiddetta “pittura grigia”.
Negli anni
della maturità si avvicinò sempre di più all’arte Informale pur mantenendo,
nelle sue opere, un impianto figurativo.
Tra le opere pubbliche di Piraccini si ricorda il grande affresco decorativo nella cappella dei caduti del Cimitero urbano.
Fra i temi ricorrenti nella sua pittura ricordiamo i Calanchi, le Marine, i Ricordi di Roma, le Teste.
Innumerevoli le sue mostre ed esposizioni in Italia e all’estero, tra le più importanti citiamo quelle di Bologna, Brindisi, Cremona, Roma, Milano, Bristol, Londra, Parigi e Mosca. Ricevette anche numerosi riconoscimenti e premi come il Premio della Resistenza a Ferrara, il Premio d’arte sacra a Perugia, il Premio Città di Faenza e il Premio Campigna.