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Tomba Bufalini

14 - tomba Bufalini n. 11 – Porticato Nord

In questa cappella si conserva la memoria di Maurizio Bufalini, importante medico, scienziato e patriota a cui Cesena ha dedicato la statua, realizzata in marmo bianco di Carrara dallo scultore fiorentino Cesare Zocchi, che si erge davanti alla Biblioteca Malatestiana, al centro della piazza a lui dedicata.

Sul muro centrale della cappella possiamo ammirare il bel medaglione con il profilo del padre Iacopo, nato a Fiesole nel 1743, anch’egli medico assai stimato, dal 1773 nominato primario chirurgo dal Consiglio Comunale di Cesena.
La lapide con medaglione venne dedicata a Iacopo, marito incomparabile e carissimo padre, dalla moglie Maddalena Zambelli e dai cinque figli Maurizio, Aloisio, Lazzaro, Marianna e Marta ed è opera dell’importante scultore fiorentino Aristodemo Costoli (Firenze 1803 – 1871).Sulla parete sinistra è collocato il busto in marmo di Maurizio Bufalini, opera di Leopoldo Costoli (Firenze 1850 – 1908), figlio di Aristodemo.
La lapide sottostante riporta il nome in ampie lettere e la frase del testamento redatto in Firenze, il 14 settembre 1874, in cui Bufalini stabilì che al corpo venisse data sepoltura nel Cimitero di Cesena, città dove era nato, il 4 giugno 1787. A lungo aveva vissuto e operato a Firenze e il suo prestigio era tale che i fiorentini, dopo la morte avvenuta il 31 marzo 1875, avrebbero voluto accogliere le sue spoglie tra i grandi personaggi sepolti nella chiesa di Santa Croce.

Bufalini fu uno dei più importanti medici e scienziati del suo tempo, fautore del metodo sperimentale, appassionato sostenitore dell’unità italiana, senatore del neonato Regno d’Italia, particolarmente impegnato anche a promuovere l’educazione dei giovani.
Era tanto apprezzato che, il 26 ottobre 1857, mentre era ancora in vita, alcuni eminenti cesenati presentarono al gonfaloniere Michele Angelo Ghini la proposta di realizzare una statua in suo onore, definendolo lume principalissimo della medicina per ampie e stupende opere da Esso trattate, filosofo sommo, scrittore ornato, e uomo di altissime virtù, il cui nome per ciò suona già da una lunga pezza in tutte parti d’Europa, non che d’Italia.Il monumento venne rinviato ma i cesenati vollero comunque onorare il loro illustre concittadino ancora in vita e, nel 1863, la Giunta municipale decise di intitolargli lo spazio davanti alla Malatestiana un tempo occupato dalla chiesa di San Francesco, adiacente all’abitazione in cui Bufalini era nato.
Al centro della piazza venne, il 31 marzo 1883, collocata la statua che lo rappresenta efficacemente.

Alla sinistra del busto di Maurizio è quello del fratello Lazzaro, scolpito da Vittorio Rambelli, firmato e datato “Torino 1873”.
Lazzaro, deceduto il 15 maggio 1873, era esperto di diritto civile, canonico e penale che aveva insegnato per ventinove anni nelle patrie scuole / con profitto non ordinario dei discepoli / uomo grave di costumi probo religioso / amatore sincero del bello del buono e del retto, come leggiamo sulla lapide per lui voluta dalla vedova Merope Uccellini a cui è dedicata la lapide sottostante che la definisce modesta pia gentile.

Sulla parete di destra sono il busto (opera di Aristodemo Costoli) e la lapide della contessa Anna Colombani moglie in seconde nozze di Maurizio, donna d’animo e di ingegno virile / di squisito senso del bello e di egregia cultura / grave di costumi di fede esemplare /provvida alla casa benefica a’ poveri.Accanto è l’elegante ricordo con testo latino di Giunia, figlia di Maurizio e Anna Bonini, di cui vediamo il bel profilo sopra due ramoscelli di ulivo intrecciati, simbolo di speranza e rinascita, altra opera di Aristodemo Costoli.
Giunia, di cui vengono indicate le virtù, la soavità del carattere, gli ottimi studi, morì prematuramente di malattia il 7 aprile 1834, rendendo il padre desolatissimo.

Altra lapide sotto quella di Iacopo ricorda il figlio Luigi, per iscienza di matematica e idraulica commendato / incomparabile esempio di bontà, morto a Forlì il 19 gennaio 1864 mentre una lapide sulla parete destra è dedicata alla moglie Elisabetta di Bernardino Sacchi, donna di molta saviezza e probità.
Una lapide a terra ricorda che lì sono sepolte: Maddalena Zambelli, moglie di Iacopo, insieme alle figlie Marta e Marianna Bufalini, egregie di bontà e di senno, Anna Bonini, moglie di prime nozze di Maurizio, bella e amabilissima, defunta a 37 anni, il 16 gennaio 1824 e il figlioletto Ermete che di solo mesi 10 e giorni 20 volò in cielo nel 1817.

Altra lapide sulla parete destra ricorda Vicino Pedrelli (1807 – 1867), medico amatissimo dai suoi concittadini per la grande perizia e umanità culminata nella insonne eroica lotta al colera del 1855.

Nella parte inferiore delle lapidi di Iacopo e Maurizio vediamo lo stemma “parlante” della famiglia, la testa di un bufalo sormontata da tre stelle che avevano preso il posto di una precedente rosa come evocatrici di elevatezza d’animo e grandi imprese, simbolo del tutto idoneo a rappresentare una famiglia tanto prestigiosa.

 

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