Il canto rituale della Pasquella in Romagna
Da sabato 21 dicembre 2024 e fino a domenica 9 febbraio 2025, presso gli spazi espositivi della Biblioteca Malatestiana Moderna si potranno ammirare le immagini del fotografo Giovanni Zaffagnini sulla tradizione della Pasquella in Romagna.
La Pasquella, una delle tradizioni romagnole più diffuse e sentite, è il tema portante della mostra del fotografo fusignanese Giovanni Zaffagnini. È un’antica festa popolare legata alla questua e agli antichi culti agrari di origine celtica.
Nella notte tra il 5 e 6 gennaio gruppi di musicisti e cantori itineranti, detti “Pasquaroli” o “Pasqualotti”, che impersonificano le anime degli antenati, percorrono le vie delle città portando il loro rito di buon auspicio nelle case, e ricevendo in cambio offerte di vino, cibo e denaro, destinati ai successivi festeggiamenti.
Le fotografie di Giovanni Zaffagnini, scattate tra il 1979 e il 1991, sono parte di un progetto di ricerca sulle tradizioni popolari condotto insieme allo studioso Giuseppe Bellosi: un percorso di immagini e testimonianze per documentare la tradizione della Pasquella in gran parte della Romagna, dalla vallata del Savio a quella del Bidente, dall’area marittima alle colline del riminese.
Giovanni Zaffagnini (1945) vive e lavora a Fusignano (Ravenna).
Dalle ricerche etnografiche degli anni settanta è passato successivamente alla fotografia di paesaggio, con particolare attenzione agli spazi urbani, all’ambiente e ai vari aspetti della quotidianità, mettendo spesso in relazione la sua opera con altre forme di espressione.
Nel 1986, su progetto di Gianni Celati, è stato fra i curatori della mostra itinerante e del volume Traversate del deserto (Ravenna, Essegi Editore).
Nel 2016, ha curato l'edizione di Abitare il deserto (Ravenna, Osservatorio Fotografico), sul tema della desertificazine ambientale e culturale riservata a scrittori, poeti e fotografi Under35.
Le immagini in mostra provengono dal Fondo Fotografico Giovanni Zaffagnini, acquisito dalla Biblioteca Malatestiana grazie al contributo della Regione Emilia-Romagna nel 2022, che costituisce una fonte preziosa per gli studi antropologici del territorio romagnolo.