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Giovanni Omiccioli Roma, 1901 – 1975


Giovanni Omiccioli si avvicinò alla pittura come autodidatta. Durante il periodo di leva a Piacenza emersero le sue abilità di copista ed elaborò cartoline illustrate per il suo colonnello ma solo successivamente, nel 1928, conobbe Scipione (Gino Bonichi) che lo incoraggiò a dedicarsi interamente alla pittura.

Nel 1933 strinse amicizia con Mafai ed entrò in contatto con gli artisti della Scuola Romana di via Margutta e di via del Babbuino. Nel 1937 inaugurò alla Galleria Apollo di Roma la sua prima mostra personale, cui seguirono negli anni Quaranta molte altre esposizioni.

Fino al 1945 si dedicò al ciclo degli Orti, in cui raffigurò i quartieri suburbani, il ghetto e i rifugi per gli sfollati con marcato stile espressionista. Nel dopoguerra dipinse i barboni e la povera gente della capitale.

Successivamente fece molti viaggi in Italia, dedicandosi ad altre tematiche: i paesaggi del vercellese, i pescatori siciliani, i paesaggi della Calabria e delle Marche. La sua pittura resterà sempre legata a temi figurativi venati di espressionismo.

per saperne di più

Nel 1944, a Roma, partecipò alla mostra organizzata dal partito comunista nella Galleria di Roma dal titolo Arte contro la barbarie, assieme a Guttuso, Franchina, Mafai, Basaldella e Turcato.

Nel 1949 si affiliò alla cosiddetta Scuola di Scilla promossa da Guttuso in Calabria assieme al pittore Mirabella e allo scultore Mazzullo. Nel 1950 aprì il suo primo studio a Roma, in via Margutta.



Fonti:
• PASQUALE HAMEL, Il romanzo di Guttuso. L’avventura di un artista del ’900, Marsilio, Venezia 2003.
Il libro di Giovanni Omiccioli, Roma 1982.
Omiccioli, catalogo monografico, a cura di GLAUCO PELLEGRINI, Roma 1979.
• NICOLA CIARLETTA, Giovanni Omiccioli, Bora, Bologna 1975.

Fonti Online:
Dizionario Biografico degli Italiani (Treccani)

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