Una delle regole del racconto cinematografico vieta severamente di guardare in macchina.
Una regola, però, disattesa in più occasioni, e in particolare sia dal cinema d’avanguardia che dal
comico (basti per tutti lo sguardo complice di Oliver Hardy, rivolto allo spettatore).
Quella norma è stata fatta propria pure dalla fotografia di scena nel suo lavoro di documentazione del film nel suo farsi. Anche in questo caso, con qualche eccezione, la prima delle quali è il ritratto (o il posato  come definito dai fotografi).
In questo genere di fotografia cinematografica l’interprete, in pausa dal set, è invitato esplicitamente a volgere il proprio sguardo direttamente all’obiettivo della macchina fotografica. Accanto a questo tipo di foto, ben codificato, ne esiste un altro, più raro e dai confini più labili, che si muove in due direzioni. La prima riguarda lo scatto in cui è richiesta la complicità dei personaggi fotografati (registi, attrici, attori, tecnici e comparse), i quali si lasciano ritrarre quasi come in un gioco, e non raramente con ironia.
La seconda ha per oggetto la foto rubata, in cui l’abilità del fotografo riesce a cogliere l’attimo di uno sguardo che incrocia quasi casualmente il proprio, cercando di catturane il fascino o l’intensità. La mostra tiene in considerazione queste tipologie di immagini, non così frequenti, pescando dal fondo di “CliCiak”, il concorso per fotografi di scena arrivato quest’anno alla 22a edizione, composto da oltre 25.000 stampe sul cinema italiano contemporaneo. Ne sono autori diversi tra i maggiori fotografi di cinema, di varie generazioni.
La mostra è stata organizzata in origine per la 28° edizione del SiFest, tenutosi di recente a
Savignano sul Rubicone. Composta inizialmente di 30 stampe, viene presentata al san Biagio in
versione ampliata (complessivamente sono 58 foto) .