75esimo anniversario della liberazione. La cerimonia al monumento ai caduti della resistenza e il discorso integrale del sindaco Enzo Lattuca tradotto nella lingua dei segni
Una cerimonia diversa dal solito ma ugualmente partecipata dalla comunità cesenate grazie alla grande piazza virtuale dei social.
Le celebrazioni solenni del 75esimo anniversario della Liberazione d’Italia dall’oppressione nazi-fascista sono state avviate questa mattina dal Sindaco Enzo Lattuca con la deposizione della corona al monumento ai Caduti della Resistenza in Viale Carducci.
La commemorazione, trasmessa in diretta sulle pagine Facebook del Sindaco e del Comune di Cesena, ha avuto inizio alle 10,30 con lo squillo della tromba in onore dei caduti. In seguito il Sindaco ha pronunciato il suo intervento tradotto nella lingua dei segni (LIS) dall’interprete dell’Ente nazionale sordomuti Forlì-Cesena.
Altri due gli appuntamenti digital promossi dal Comune di Cesena (tutti gli eventi sono stati organizzati nel rispetto delle disposizioni emanate dal Governo per lo svolgimento delle celebrazioni): alle 11, sulla pagina Facebook del Comune e sul canale Youtube CesenaWebTv il professore Alberto Gagliardo dell’Istituto storico della Resistenza e dell’Età contemporanea di Forlì-Cesena ha condotto un tour virtuale lungo i percorsi della resistenza delineati sul portale ResistenzaMaAPPe.it.
Alle 17 invece appuntamento con il recital di ERT Fondazione pensato in collaborazione con l’Istituto Storico Parri Emilia-Romagna. Sulle pagine Facebook del Comune e del Teatro “Bonci” sarà trasmessa una riflessione – sotto forma di recital – alla Libertà, il valore che più di ogni altro ha pervaso quel capitale passaggio della storia italiana. Inoltre, nel corso della mattinata sono state deposte corone nel Cimitero Militare degli Alleati, sulla Lapide a Mario Guidazzi (in Corso Cavour n. 157), sul Monumento ai Caduti di Cefalonia (in V.le Carducci), sulla Lapide in ricordo degli Ebrei caduti e deportati per motivi razziali (in Piazza Almerici), sulla Lapide alla Città di Cesena e sulla lapide ai Caduti Partigiani (Loggiato del Palazzo Comunale), sulla Lapide alle Vittime Civili (nell’Atrio del Palazzo Comunale), nello Sferisterio della Rocca, nella Cripta Ossario del Cimitero Urbano, sul Monumento alle Vittime di Ponte Ruffio.
Nelle scorse ore il Comune ha provveduto alla manutenzione di tutte le aree dove sono situati i monumenti ai Caduti.
75esimo anniversario della Liberazione, il discorso del Sindaco Enzo Lattuca
È fondamentale resistere. Oggi come 75 anni fa saranno la nostra forza e determinazione a riportarci in una condizione di normalità che ci consentirà di riabbracciare i nostri cari. A 75 anni dalla riconquista per il nostro popolo della libertà, è il primo 25 aprile che celebriamo distanti l’uno dall’altro. Nessun corteo, banda, canti degli studenti. Nessuna festa o concerto.
Per me, in rappresentanza di tutti i miei concittadini, è importante e doveroso essere qui, al monumento ai caduti per la Resistenza, per celebrare la Festa della Liberazione. Credo non sfugga a nessuno il particolare significato che questa festa assume quest’anno. Resterà negli annali della storia: coloro che verranno dopo di noi potranno dire che siamo stati determinati quasi quanto lo sono stati i nostri nonni in un momento buio, di incertezze e paure, che condusse l’Europa in una guerra tragica.
Da 2 mesi le nostre vite sono state stravolte. Se ci guardiamo indietro, negli ultimi 75 anni nemmeno nei momenti più difficili della vita della Repubblica la nostra libertà aveva subìto le limitazioni a cui siamo sottoposti oggi. Anzi, al contrario, come è normale e giusto che sia in uno Stato che davvero voglia dirsi democratico, ogniqualvolta la nostra democrazia è stata oggetto dei peggiori attacchi le piazze si riempivano di persone, a testimoniare la difesa di quei valori scritti nella nostra Costituzione nata dalla Resistenza.
Oggi invece non ci è possibile incontrarci. Almeno fisicamente. Siamo infatti stretti in questa piazza virtuale che ci rende meno soli e per questo più forti.
Saranno tanti gli insegnamenti che dovremo trarre da questa difficile e per molti versi straniante esperienza quando tutto sarà finito. Molti dei quali non riusciamo ancora a metterli a fuoco. Ma ce n’è uno che possiamo trarre già da ora, e non possiamo non pensarci oggi, nel giorno della Liberazione: l’importanza di essere uomini e donne liberi. Lo storico Marco Revelli, figlio del partigiano Nuto, in un’intervista ha dichiarato rispetto alla situazione che stiamo vivendo: “Questa autolimitazione della nostra libertà è valsa come una sorta di esperimento sociale che ci ha reso percepibile fisicamente la sofferenza procurata dalla libertà negata. È giusto che ci portiamo dietro la voglia di difenderla”.
Oggi, nel ricordare e celebrare la lotta di Liberazione dal nazifascismo, capiamo che i valori di libertà e uguaglianza alla base della nostra democrazia sono quanto di più prezioso abbiamo come individui e come cittadini, e sono ciò che ci tiene insieme come comunità. Certo, si può anche sopravvivere vedendosi a distanza, lavorando a distanza, facendosi compagnia a distanza. Ma non basta per dirsi comunità. Per essere comunità abbiamo bisogno di incontrarci e stare insieme per discutere, toccarci con mano, condividere esperienze.
Per questo motivo oggi non serve che nessuno ci spieghi l’importanza di essere liberi. Da due mesi a questa parte lo capiamo ogni giorno, quando dobbiamo fare i conti con il fatto che i nostri ritmi, i nostri lavori, i rapporti con i nostri familiari e con le nostre comunità di riferimento (dalle Associazioni sportive a quelle di volontariato, dalle parrocchie ai circoli ricreativi, alla scuola), e perfino le visite ai nostri cari defunti, sono sospesi per decreto. Sì, sospesi per decreto, come conseguenza di una scelta che ci siamo autoimposti per gestire un’emergenza sanitaria senza precedenti.
Oggi non serve che qualcuno ci spieghi l’importanza di essere tutti uguali. Lo viviamo ogni giorno quando sappiamo di poter contare su un sistema sanitario pubblico che, nel momento del bisogno, si prende cura di ciascuno di noi, anche mettendo a rischio le vite di chi in quel sistema lavora e lo tiene in piedi.
Oggi, 25 aprile 2020, 75 anni dopo la lotta di Liberazione, per capire che è giusto portarci dietro la voglia di difendere quella libertà che i nostri nonni, allora poco più che ragazzi, ci hanno consegnato a prezzo anche delle loro vite (quei nonni che ancora oggi, per una crudele coincidenza, sono i più esposti ai rischi dell’emergenza sanitaria che stiamo affrontando), serve solo guardarsi attorno, e magari guardarsi dentro.
E se lo facciamo, capiamo l’importanza della libertà, conquistata a caro prezzo nel 1945, e soprattutto comprendiamo che la sua conquista è frutto di sacrifici.
Quelli di oggi sono conseguenza di una nostra scelta, obbligata, ma sempre di sacrifici si tratta. Ed è questo che è importante ricordarsi domani, quando tutto sarà finito e quando torneremo a celebrare tutti insieme, qui, la Festa della Liberazione.
Quest’anno non abbiamo potuto festeggiare il 25 aprile come avremmo voluto. Ma è comunque importante come popolo e come comunità remare tutti dalla stessa parte, come avvenne 75 anni fa per la maggioranza degli italiani quando scelsero di lottare contro la dittatura e, poi, di ripartire per ricostruire il nostro Paese.
Continuiamo ad impegnarci e non lasciamoci abbattere, solo in questo modo ne usciremo e torneremo ad incontrarci.
Data Ultima Modifica:
27 Aprile 2020
Data di Pubblicazione:
27 Aprile 2020
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