#ConosciCesena: il tenore Alessandro Bonci
ALESSANDRO BONCI
(Cesena, 10 febbraio 1870- Bellaria 9 agosto 1940)
Alessandro studiò presso il Liceo Musicale “Gioacchino Rossini” di Pesaro. Nel 1892 vinse il concorso per il posto di primo tenore nella cappella musicale della basilica di Loreto: esperienza importantissima, questa, per la formazione del gusto, dello stile e del metodo d’emissione della voce. Terminati gli studi, il 25 giugno 1896 Bonci debuttò nei panni di Fenton nel Falstaff di Verdi al Teatro Regio di Parma.
Ebbe inizio così una delle carriere più fortunate della storia dell’Opera: lunga e ricca per quantità di impegni, costellata di straordinari successi, riportati nei principali teatri di tutto il mondo, gratificata da enormi compensi e gestita con intelligenza e oculatezza nella scelta del repertorio.
Nonostante la fama raggiunta, il tenore si esibì più volte in centri minori, legati alla sua vita privati e alle persone a lui più vicine, si concesse gratuitamente per opere benefiche, ricevendo per questo motivo decorazioni e onorificenze in Italia e all’estero.
Negli anni 1907/1910 Alessandro e il celebre tenore napoletano Enrico Caruso calcarono le scene in teatri di New York, spartendosi per qualche tempo il cartellone del Metropolitan. Inevitabile fu il confronto.
E fu talmente acceso che portò alla creazione di due opposte fazioni e nell’immaginario collettivo dei melomani Bonci divenne il rivale unico di Caruso.
Al geniale rinnovamento del repertorio ottocentesco che Caruso operò aderendo alle innovazioni stilistiche introdotte in quel periodo dalla cosiddetta “Giovane Scuola”, Bonci contrappose la scrupolosa difesa della tradizione ottocentesca, del bel canto romantico, scegliendo di restare l’ultimo tenore di grazia.
L’importanza della scelta appare più chiaramente oggi, a tanti anni di distanza: senza di lui certi valori tecnici e interpretativi sarebbero scomparsi. Bonci era un tenore lirico, capace di trovar effetti che toccavano profondamente il pubblico grazie all’intonazione perfetta, alla straordinaria abilità tecnica ad un criterio esecutivo basato su misura, buon gusto ed estrema nobilità formale.
La maggior parte delle ben 29 caratterizzazioni affrontate durante i 31 anni di carriera appartiene al repertorio lirico leggero: Nemorino (Elisir d’amore), Don Ottavio ( Don Giovanni), Conte d’Almaviva (Il Brabiere di Siviglia), Arturo ( I Puritani), Edgardo (Lucia di lammermoor), Duca di mantiva (Rigoletto), Cavaradossi (Tosca), Rodolfo ( La Bohème), .. Soltanto nel 1913 si cimentò con il Riccardo di Un Ballo in maschera, una parte dalla vocalità più spinta di quella a lui congeniale, ma che a quella data, con la voce irrobustita dall’età, Bonci riuscì ad affrontare rielaborandola e facendone una sa personale creazione, destinata a diventare leggendaria.
Il 1° settembre 1927 il tenore diede l’addio alle scene nel teatro della sua città natale , esibendosi nella Messa da Requiem di Verdi e nel secondo atto di Un ballo in maschera dello stesso compositore.
Si legge nelle cronache dell’epoca :” Quando vibrarono le prime note dell’immortale E’ scherzo od è follia l’anima collettiva si destò tumultuosa […] Alessandro Bonci dovette ripetere due, tre, quattro volte, poi ricominciare ancora e finalmente chiedere tregua alla folla innamorata e imperiosa”.
Al termine dello spettacolo il podestà di Cesena Attilio Biagini salì sul palcoscenico e lesse la delibera con la quale il teatro Comunale fu intitolato al suo nome.