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Racconti in quel di Cesena: "Via Fantaguzzi: la vecchia via degli orefici"

L'antica via Fantaguzzi


In centro a Cesena, a pochi passi da piazza del Popolo, si trova l’antica “Via degli Orefici”, che nel 1871 cambiò nome intitolandola Contrada Fantaguzzi.
Si ricordò così una famiglia patrizia, quella dei Fantaguzzi, che oltre quattro secoli prima aveva, adiacente a questa via, costruito un suo palazzo.
Lo stabile, posizionato tra l’attuale Corso Mazzini e Via Fantaguzzi, venne in seguito acquistato dagli Urtoller ed è tuttora conosciuto con il nome di questa famiglia.
Il personaggio più importante della famiglia Fantaguzzi, fu Giuliano, che abitò nell’omonima via e passò alla memoria dei posteri, per un suo diario ricco di notizie cittadine raccolte tra il 400 e il 500.

La Via Fantaguzzi è ancora oggi però ricordata come “STRA DI UREBS”, in quanto per secoli nella via si è avuta una forte presenza di questi artigiani cioè gli orefici.
Ancora nel 1877 erano ben cinque gli orafi che esercitavano nella via: Casanova, Comandini, De Paoli, Rolli e Zanuccoli.
Un’altra attività presente di certo fin dal Medioevo era la corameria, cioè la lavorazione e vendita di pelli e cuoio.

Lungo tutto un lato della via, c'erano e ci sono ancora oggi, i portici ed è qui che fervevano maggiormente le attività.

La presenza di molte botteghe nella via, l’esposizione di merci e addirittura la loro lavorazione sul suolo pubblico, creavano problemi alla circolazione dei veicoli, intendiamo carri e birocci, che ivi transitavano.
I problemi, scrivevano nel 1905, iniziavano già quando ci si doveva immettere da Via Strinati nella via Fantaguzzi poiché, lamentavano, essendo troppo stretto quel punto era problematico pure il transito dei birocci, che ivi transitavano.
Vi erano in quel 1905, curiosamente, anche seri problemi di inquinamento acustico.
Un inquilino del palazzo di Giovanni Urtoller, che aveva le finestre dell’appartamento prospicienti Via Fantaguzzi, protestò perché il fabbro Marcatelliu, con bottega all’inizio della via, iniziava a lavorare con l’incudine già alle 5 della mattina.
Oltre alla consuetudine per gli artigiani di lavorare in strada vi era un regolamento che consentiva di tenere, nel nostro caso, l’incudine sul suolo pubblico purchè poggiata sul cippo avente un diametro non superiore ai 40 cm. Ma anche i signor Utoller, rischiando di perder inquilini, fecero questa lamentela e protestestarono aggiungendo che Marcatelli “di tutta via fa privata officina”.

Nella via in quel 1905 erano presenti: una merceria, un orefice, una corameria , un sellaio, una ferrareccia, due osterie, due rigattieri, un falegname, un negozio di verdure ed il meccanico Luigi Tondi.

Il fabbro Marcatelli era comproprietario con un altro socio della ferrareccia. Questo negozio, posto sotto il portico, cesserà a breve l’attività, ma già nel 1907 risulta aperta la ferramenta di Leopoldo Pirraccini.
L’attività di Marcatelli proseguì come fabbro. Sua probabilmente fu la cancellata posta in Viale Mazzoni all’ingresso del parco circostante la Rocca. L’immagine di questo cancello apparve in un’inserzione pubblicitaria del Marcatelli su un manuale editto a Milano nel 1902.
Marcatelli proseguì comunque nei suoi locali anche un’attività di rivendita: idraulica, gasista, impianti di riscaldamento e ciò sicuramente sino a dopo il 1929.



 

Il meccanico Luigi Tondi viene indicato nel primo decennio come capace nel ramo automobili. Ancora a Cesena non vi sono officine, ma neanche Tondi sarà interessato allo sviluppo dei veicoli a motore. La sua specializzazione è costruire attrezzi agricoli che vende in tutta Italia. “Aratri Italia” e un suo “aratro completo in acciaio” conseguì un premio quale miglior prodotto in un’Esposizione tenutasi a Milano nel 1914.
Nel 1927 erano nella contrada Fantaguzzi le seguenti attività: un lattoniere, due rivenditori di setacci e varie, due orefici, un negozio di stoffe, una pizzicheria, un negozio di artico9li in pelle, due negozzi di tessuti, una rivendita di macchine per cucire e di armi, due rivendite di vino, un negozio di terraglie, due osterie e due ferramenta di cui una con annessa officina di fabbro. Varia con il tempo la tipologia delle attività presenti nella via. Attività rumorose, o che per consuetudine hanno bisogno di operare su spazio pubblico, trovano luoghi migliori da altre parti.
Ma ancora nel 1929 nella via Fantaguzzi mise comunque bottega un marmista e sempre in quell’anno aprì il negozio un barbiere. Il Comune per via di nuove regolamentazioni di igiene obbligò quest’ultimo ad avere un impianto di acqua corrente.

Lasciando queste storie tratte da vecchi documenti ed affidandoci alla memoria orale ricordiamo che nel giorno di San Giovanni nella via, per tradizione, vendevano i bracciatelli ambulatori di Longiano.
Nelle osterie si forniva soprattutto da bere, ed era naturale nell’Ottocento che chi doveva mangiare si portasse al tavolo  il vino del locale.

Nel lato di Palazzo Urtoller, prospiciente la via, vi era un’osteria rinomata per il suo vino rosso (che toccava i 15 gradi) e per i suoi lupini.
Più su era Michiletta, una delle poche osterie del cesenate giunte sino a noi quasi intatte nell’arredamento e nell’ambiente metà ottocento.

Quasi di fronte a questo locale, in una colonna del portico, è ancora posto un anello a cui legavano i cavalli.
Ed il pensiero corre subito ad una sosta in questa strada da sempre centro commerciale naturale.

Testo raccolto da Lelio Burgini per Cesena - Il Resto del Carlino