La storia del Risorgimento è storia di eventi tragici ed eroici, ma è soprattutto storia di grandi ideali patriottici e di straordinarie tensioni intellettuali e spirituali.
In questo bel libro di Giovanni Maroni, che si richiama agli uomini e alle idee del Risorgimento cesenate, vi è un'ampia rassegna di queste pulsioni e aspirazioni. L'ambito scelto è quello locale, ma il costante rinvio al contesto nazionale ed europeo è obbligato, sia perché costituisce la cornice imprescindibile degli avvenimenti cesenati e romagnoli, sia per lo spessore degli uomini che furono protagonisti di quelle vicende, il cui raggio d'azione e le cui attività andavano ben oltre l'orizzonte cittadino.
Con l'ingresso di Napoleone Bonaparte in città, il 6 febbraio 1797, sembra aprirsi anche per Cesena un'era nuova, annunciata con grande clamore e grandi speranze dai cronisti del tempo. È un passaggio cruciale segnato nell'immaginario dei cesenati, anche a livello simbolico, da un ingresso in città, da Porta Fiume, delle truppe francesi con il grande generale a cavallo, in testa e con tanto di spada sfoderata, che ha i contorni di un magnifico colpo di teatro.
Cesena è allora compresa nello Stato Pontificio e l'arrivo dei francesi, più che di un'occupazione militare, assume i contorni di una vera e propria liberazione, una rivoluzione che spazza via in un colpo solo un potere dispotico e conservatore e soffia sul vento di idee nuove di libertà e uguaglianza.
La caduta dello Stato Pontificio e il passaggio della Romagna al Regno di Sardegna (poi al regno d'Italia) avverrà, com'è noto, definitivamente solo 63 anni dopo. Fra queste due date (1797 e 1960) si intrecciano gli uomini e le idee di Romagna, che Giovanni Maroni ci porta a conoscere in un affresco agile ma ricco di stimoli, senza mai perdere di vista il teatro delle vicende internazionali sul cui palcoscenico i cittadini cesenati si misurano e si confrontano.
Sono gli esponenti di quegli ideali risorgimentali che hanno rappresentato alcune delle possibili opzioni nella costruzione di una nuova idea di libertà e di unità nazionale: don Cesare Montalti, Mario Antonio ed Eduardo Fabbri, Vincenzo Fattiboni, Pietro Caporali, Federico e Alfredo Comandini, Gaspare Finali.
Diverse sono le vie intraprese anche dai protagonisti del Risorgimento romagnolo, oscillanti fra la cospirazione rivoluzionaria della Carboneria e l'attesa o l'auspicio di aperture e riforme provenienti da un governo più rispettoso delle libertà dei cittadini. Nella Cesena pontificia di fine settecento, prima metà dell'ottocento, sono soprattutto i cattolici a vivere con forti turbamenti e contrasti le loro aspirazioni di libertà, come nel caso di don Cesare Montalti, prete letterato in contatto con Manzoni e Foscolo, che aderisce agli ideali giacobini di libertà, giustizia, uguaglianza, per poi essere costretto a una sofferta abiura pubblica nel 1799 e ad una sia pur mite condanna per i suoi trascorsi "carbonari" nel 1825. Una sorte che non risparmia l'altro cattolico liberale di spicco, Eduardo Fabbri, a cui non viene risparmiato il carcere. Cesena esprime in quella difficile fase politica, in cui l'ansia di rinnovamento travolge l'Europa intera e non risparmia le Legazioni pontificie, due papi, Pio VI e Pio VII, e per i cattolici aperti alle nuove idee di libertà, la convivenza fra fede e ideali risorgimentali non è certamente facile e vive momenti di rottura e frustrazione rispetto a un potere "che tiene il popolo cattolico sotto un arbitrario sistema poliziesco e sotto una struttura amministrativa e politica, metà ingiusta e metà inefficiente" (nell'amaro giudizio di Eduardo Fabbri).
Giovanni Maroni, che aveva già dedicato approfondite biografie ad alcuni dei protagonisti di questa storia che - lo abbiamo già sottolineato - è tutt'altro che locale, ne riprende le vicende, gli intrecci e gli ideali, in una sintesi che cerca di dare conto delle diverse sensibilità e prospettive in cui vengono declinate le aspirazioni di libertà.
Moderati o rivoluzionari, cattolici o anticlericali, fedeli alle istituzioni o cospiratori. Siamo comunque in presenza di personaggi illustri e intellettuali, accomunati da un amore per la cultura e per la letteratura, da una straordinaria tensione morale e ideale, da un impegno civile e politico che li ha portati, in alcuni casi, a varcare le soglie del carcere e a rischiare la vita. Si tratta di esponenti cesenati di quelle generazioni del Risorgimento capaci di una straordinaria "statura drammatica" che ci appare così lontana dal nostro sentire disincantato di cittadini del XXI secolo e che, forse proprio per questo, ci colpisce e ci incute un profondo rispetto e una grande attenzione.