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Situazione materne statali

La risposta dell’Assessore Benedetti all’interpellanza della consigliera Guiduzzi

Si trasmette la risposta fornita dall’Assessore ai Servizi per le Persone Simona Benedetti nel Consiglio comunale di oggi all’interpellanza della consigliera Natascia Guiduzzi sulla situazione delle scuole materne statali:


Come scritto nelle linee programmatiche di mandato del Sindaco e della Giunta, questa Amministrazione considera fondamentali tutti i servizi scolastici rivolti all’infanzia, non solo perché essi rappresentano una sicurezza sociale per le famiglie, ma, ancor prima, perché concretizzano quella assunzione di responsabilità – irrinunciabile per una istituzione pubblica – determinata dall’impegno per la crescita educativa, piena e consapevole, di ogni bambino.
Detto questo, riprendendo letteralmente il testo della sua interpellanza, sono costretta a premettere come le competenze comunali relative a tutti i servizi per la prima infanzia non siano minimamente assimilabili al concetto di “piccole cose” che per altro, al contrario di quanto da lei affermato, non ci risulta né noto né chiaro.
Ricorre spesso nell’opinione pubblica una semplicistica suddivisione del mondo scuola in “scuole pubbliche” e “scuole private”.
Sulle “scuole pubbliche” dell’infanzia, tuttavia, vanno fatte ulteriori precisazioni che mi consentirà, Consigliere Guiduzzi, di riprendere in questa risposta alla luce dei dubbi emersi dal dibattito sui social che ha dato origine a questa sua interpellanza.
Sebbene una legge del 1968 avesse stabilito che tutte le scuole dell’infanzia gestite direttamente dai Comuni, sarebbero dovute passare alla gestione diretta dello Stato, ovvero del Ministero della Pubblica Istruzione, ancora oggi le scuole dell’infanzia hanno gestioni diverse. Di fatto, infatti, tale passaggio è rimasto incompiuto perché il Ministero è riuscito solo parzialmente a supportare i costi gestionali delle ulteriori gestioni che gli sarebbero arrivate.
Dal 2012, quindi, con la legge n. 62, le scuole dell’infanzia a gestione diretta dei Comuni, così come alcune scuole private, sono diventate paritarie e fanno parte a pieno titolo del sistema di istruzione pubblica.
Le scuole dell’infanzia, dunque, possono essere oggi a gestione statale, o comunale, o privata. Ognuno di questi gestori si assumere proprie responsabilità organizzative, gestionali, educative, economiche al fine dell’erogazione dei servizi.

Come sono le scuole dell’infanzia di Cesena? Riporto la suddivisione già presentata nella competente commissione consiliare.
Le scuole dell’infanzia statali sono 18 e accolgono 1.247 bambini/e
Le scuole dell’infanzia comunali sono 9 e accolgono  662 bambini/e
Le scuole private/paritarie sono 5 e accolgono 434 bambini/e
Complessivamente i bambini di 3-6 anni che frequentano le 32 scuole dell’infanzia della città sono 2.343.
Ora, veniamo al quesito di fondo dell’interpellanza relativo al materiale di consumo.
Prendo atto di come siate da anni interpellati da genitori indignati che lamentano richieste da parte delle scuole di materiale di consumo che non viene affatto utilizzato nelle scuole di Cesena, siano esse statali o comunali, come piatti, bicchieri e tovaglioli di carta: come sanno bene le famiglie, a Cesena dal 1986 tutti i bambini, a cominciare dal nido, consumano i pasti utilizzando piatti di ceramica, bicchieri di vetro e tovaglioli di cotone personali. Inoltre, il Comune fornisce a tutte le scuole di Cesena le tovaglie e la carta igienica. In tutte le scuole dell’infanzia, ogni bambino ha un proprio asciugamano personale che le famiglie forniscono e cambiano ogni tre giorni, come da prescrizione dell’AUSL.
Si tratta di scelte dettate da una finalità didattico/educativa che guarda allo sviluppo delle autonomie ed anche di sostenibilità ambientale, in quanto i bambini piccoli farebbero fatica a dosare autonomamente nel modo giusto l’utilizzo di materiale di carta.

Il Comune investe per le scuole dell’infanzia 6.500.000 euro: 4.000.000 circa per la gestione diretta delle 9 scuole dell’infanzia comunali, provvedendo in questo caso ai costi per il personale (insegnanti e ausiliari), per la refezione (cuochi e cucine) e a tutti gli altri costi relativi alla gestione educativa, didattica, assistenziale dei bambini. 2.500.000 euro sono destinati dal Comune alle scuole dell’infanzia statali, in particolare per i costi della refezione scolastica (che è in capo al Comune per tutte le scuole di ogni ordine e grado), per il sostegno alla disabilità e per alcune altre spese.
Quali? Pur in assenza di alcun obbligo normativo, infatti, il Comune di Cesena ha sempre erogato per ogni bambino iscritto e frequentante le scuole dell’infanzia statali un contributo per favorire lo sviluppo dei progetti pedagogici/didattici.
Le scuole dell’infanzia statali ricevono dal comune 24 euro a bambino all’anno (per un totale di 30.000 euro) per materiale di consumo/iniziative (contributo non previsto da nessuna legge). A questo contributo si aggiungano 72.000 euro annui assegnati alle dirigenze scolastiche per sostenere le spese relative al materiale di consumo.Ricordo, a proposito delle Dirigenze scolastiche, che a Cesena le 18 scuole dell’infanzia statali sono suddivise in 5 circoli insieme alle 24 scuole primarie e che ad ogni circolo corrisponde un Dirigente scolastico responsabile che, naturalmente opera in piena autonomia dal Comune, dipendendo dal Ministero dell’Istruzione.
Inoltre, il Comune garantisce il porzionamento in mensa per la distribuzione del pasto, assicura l’assistenza alla disabilità per bambini gravi e gravissimi (come in tutte le altre scuole di ogni ordine e grado), il materiale per il pronto soccorso (che dovrebbe essere in capo alle dirigenze scolastiche), gli arredi nel caso di sezioni di nuova istituzione, gli ausili per i bambini disabili, le attrezzature per esterni.
Sono in capo al Comune, naturalmente, le manutenzioni straordinarie ed ordinarie di tutte le 60 scuole comunali di proprietà ivi comprese tutte le scuole dell’infanzia comunali e statali.
Attraverso il CDE il personale delle scuole statali può partecipare, gratuitamente, alle formazioni e agli aggiornamenti.
Infine, alle scuole dell’infanzia private/paritarie convenzionate vengono erogati dal Comune, sulla base di una convenzione rinnovata nel 2016, 960 euro annuali a bambino che saranno incrementati progressivamente fino a diventare 1.000 euro nel 2020.
Non aggiungo molto altro sui soli fazzoletti di carta che, invece, chiediamo alle famiglie di portare da casa, senza obbligo, ad inizio anno. A tutti è capitato e capita di andare a scuola, al lavoro, all’università con il fazzoletto in tasca.

In sintesi, dunque, i confronti, le collaborazioni, gli incontri e le assemblee che a ciclo continuo portiamo avanti con dirigenze, insegnanti e famiglie ci fanno escludere assolutamente che le nostre scuole dell’infanzia abbiano gap o dislivelli qualitativi da colmare, pur rimanendo determinante il presidio continuo della situazione e di inevitabili problemi quotidiani.
Quanto alla totale omogeneità fra l’ambito statale e quello comunale, per finire, noi crediamo che oggettivamente esso esista e a tal fine operiamo, insieme alle scuole, nella convinzione assoluta che tutti i bambini siano uguali e a tutti debbano essere offerti i medesimi servizi.
Ho finito.
Le chiedo, tuttavia, gentilmente, se può togliermi una curiosità: dove è residente il genitore del circondario di Cesena che ha sollevato la questione sui social da lei così puntualmente ripresa?


L’ Assessore Ai Servizi per le Persone Simona Benedetti

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 



Data Ultima Modifica:
21 Ottobre 2016

Data di Pubblicazione:
21 Ottobre 2016

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