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Nacque il 12 dicembre 1821 da famiglia benestante, nella frazione di Acquarola.
Fin da giovane partecipò all'attività politica, permeato di ideali repubblicani e non lasciò mai alcuna occasione per servire la Patria combattendo "dovunque fu levata la bandiera d'Italia" (G. Carducci).
Accorse come volontario nel Veneto e, ferito nella battaglia di Vicenza (10 giugno 1848), fu promosso tenente.
Per aver partecipato nella primavera del 1849 ad una spedizione di volontari in Montefeltro (a cui prese parte anche il Conte Pietro Pasolini) contro contestatori clericali che avversavano la Repubblica Romana, perseguitato dal Governo Pontificio fu costretto all'esilio a San Marino da dove fu espulso e nel 1853 ritornò a Cesena dopo essere stato per lungo tempo latitante.
Nel gennaio 1853 sfugge miracolosamente alla cattura e si rifugia negli Stati Sardi. Nel 1859 si arruolò nelle milizie garibaldine e nella battaglia di Bezzecca (1866) meritò una medaglia al Valor Militare.
Dopo la vittoria nella battaglia di Monterotondo, nel corso della quale aveva brillantemente comandato la colonna dei volontari romagnoli, fu promosso colonnello dallo stesso Garibaldi che egli nel maggio del 1866 seguì nella campagna del Trentino e gli rimase vicino fino alla battaglia di Mentana (24 ottobre 1867).
Tornato a Cesena fu coinvolto nelle passioni delle lotte civili dell'epoca in cui non mancarono episodi di violenza.
Il 2 agosto 1874, unitamente ad Aurelio Saffi, incontrò a Villa Ruffi sul colle di Covignano di Rimini gli Internazionalisti anarchici che stavano organizzando un moto per rovesciare la monarchia.
Per questo fu arrestato e subì un processo celebrato al Tribunale di Forlì. Eletto alla Camera dei Deputati, per rimanere fedele e coerente ai suoi ideali repubblicani, non accettò il mandato. Morì il 13 febbraio 1889.
Le onoranze funebri furono solenni: vi parteciparono circa ottomila persone, duecentocinquanta bandiere e quindici fra bande e fanfare.
La data della sua morte si trova ancora oggi scritta in una nicchia di Porta Santa Maria nella quale, prima, era posta un'immagine sacra, che venne rimossa dai suoi compagni di fede.
Eugenio Valzania fu il "braccio" del pensiero mazziniano (forse guidato dallo stesso Mazzini, esule a Londra) e per i suoi continui spostamenti e per aver evitato più volte l'arresto gli fu dato l'appellativo di "Primula Rossa" del repubblicanesimo cesenate.
La municipalità , nel 1903, pose un suo busto nel Giardino Pubblico.
Testo tratto dalla pubblicazione "I Cesenati nella toponomastica cittadina" edito nel 1994 a cura del Lions Clubs Cesena.
Data Ultima Modifica:
07 Ottobre 2016
Data di Pubblicazione: 15/12/2010