In Malatestiana "La fotografia pensa" con Guido Guidi. Con questo evento davvero molto speciale, la Biblioteca dà inizio alle attività del nuovo anno nel segno della fotografia e di una personalità di dimensione e notorietà internazionali. Il Fotomuseum di Winterthur, il Guggenheim e il Whitney Museum di New York, il Centre Georges Pompidou di Parigi, La Biennale di Venezia sono solo alcune delle sedi prestigiose in cui sono state esposte le opere del fotografo cesenate, oggetto di numerose pubblicazioni in Italia e negli Stati Uniti.
"La fotografia pensa" è un ciclo di tre incontri in cui Guidi - in dialogo con Silvia Loddo - parlerà di fotografia, raccontando i suoi libri, la loro genesi e i propri percorsi intellettuali.
Il primo appuntamento è per martedì 17 febbraio, alle ore 17.15, nella Sala Lignea della Malatestiana. Nell'occasione il fotografo cesenate proporrà una lettura del proprio percorso attraverso le sue antologiche più importanti da "Varianti" (1995) al recentissimo "A New Map of Italy. The Photographs of Guido Guidi".
"Varianti" ripercorre l' avventura fotografica di Guidi fin dai suoi esordi in bianco/nero. Le immagini iniziali ritraggono figure viste attraverso l'occhio dell'arte concettuale dell'inizio degli anni '70, ma poi lentamente lasciano il posto alle prime indagini sulle architetture "minime" degli ambienti rurali o delle periferie.
"A New Map of Italy. The Photographs of Guido Guidi" è frutto di un dialogo lungo oramai 25 anni fra Guido Guidi e il fotografo americano ed editore di Loosestrife Editions, John Gossage. "Due fratelli" - dice Guidi - che senza un'altra lingua in comune (Guidi non parla l'inglese, Gossage non parla l'italiano), parlano la fotografia".
Questo nuovo photobook è selezione non-sequenziale e non-narrativa di fotografie scattate negli ultimi trent'anni, che finiscono pertanto per definire la sua posizione sul territorio del suo paese. "Questa non è la visione dell'Italia di uno storico o di un politico, di uno studioso di statistica o di un romanziere, è la visione di un fotografo. Più precisamente, è la visione di un fotografo-poeta". (Gerry Badger).
Gli appuntamenti successivi sono fissati per martedì 24 gennaio, quando si parlera di "Fiume" (milano, 2010) e per martedì 7 febbraio, quando l'attenzione sarà focalizzata su "Carlo Scarpas Tomba Brion, with a text by Guido Guidi and an essay by Antonello Frongia" (Ostfildern, 2011).
Guido Guidi
Guido Guidi si è formato allo IUAV di Venezia, per il quale ancor oggi lavora. A questa attività affianca quella di docente di fotografia all' Accademia Belle Arti di Ravenna, ma il suo peculiare progetto riguarda un'idea personale e complessa del paesaggio contemporaneo di cui, dalla fine degli anni Sessanta, ha indagato le trasformazioni, concentrandosi sugli spazi alterati dall'uomo, come gli ambienti rurali o le periferie delle città.
Vicino alla ricerca fotografica di Luigi Ghirri - con cui ha più volte operato in analoghe ricerche sul territorio - ad esempio Viaggio in Italia eEsplorazioni sulla via Emilia - fa parte di quel gruppo di autori che agli inizi degli anni Ottanta hanno rinnovato la tradizione fotografica italiana, aprendola a un linguaggio discreto, sommesso, interrogativo. La riflessione critica sulla sua opera ha individuato rimandi e connessioni con alcune "letture" del fotografo americano Robert Adams o Lewis Baltz, con il quale Guidi condivide l'interesse per gli spazi intermedi, i luoghi marginali, "restanti", esclusi da ogni significazione forte e anche dal nostro stesso sguardo cosciente. A questa peculiare lettura del paesaggio contemporaneo, ha sempre corrisposto una modernissima, complessa, e spesso anticipatoria riflessione sul linguaggio fotografico. Lavorando in spazi marginali e decadenti, attraverso l'uso di un "grande formato", Guido Guidi crea dense sequenze che sono in realtà riflessioni sul significato del paesaggio, della fotografia, della visione.
In seguito la sua indagine si sposta sull'architettura modernista, di cui documenta la vita e la morte, realizzando ricerche e pubblicazioni sulle opere di Le Corbusier (Einaudi, 2003), Carlo Scarpa e Ludwig Mies van der Rohe (Canadian Centre for Architecture, 1999 e 2001), nelle quali la fotografia non è usata come uno strumento per "abbellire" le opere, ma come esperienza cognitiva del fotografo, come modo per avvicinare le intenzioni progettuali, le immagini mentali degli architetti.
Alla professione di fotografo e all'impegno didattico, da anni Guido Guidi affianca attività di promozione della fotografia: nel 1989 ha avviato a Rubiera, con Paolo Costantini e William Guerrieri, l'esperienza di Linea di Confine per la Fotografia Contemporanea.
Ufficio stampa
Federica Bianchi