Il Sindaco di Cesena Paolo Lucchi interviene a difesa della piadina artigianale con una lettera indirizzata la ministro delle Politiche Agricole Francesco Saverio Romano, in cui esprime la propria perplessità sul disciplinare messo a punto per l'attribuzione del marchio Igp (Indicazione geografica protetta). Questo il testo della lettera inviata al Ministro Romano.
Signor Ministro Romano,
in questi giorni, presso il Suo Ministero si sta esaminando la proposta di attribuire il marchio di Indicazione geografica protetta (Igp) alla piadina romagnola. Cesena e la Romagna nutrono molti dubbi su tale proposta, che desta preoccupazioni, come hanno già evidenziato le prese di posizione delle associazioni di mestiere e di categoria e di Slow Food.
Quello tra Romagna e Piadina è un binomio ormai indissolubile, non solo per ragioni commerciali, ma anche - e prima di tutto - perché questo prodotto è uno degli elementi fondanti della nostra identità territoriale e della tradizione dei nostri luoghi.
Qui la piadina originale, quella preparata artigianalmente e venduta nei chioschi, non è un ricordo del passato, ma una realtà ben viva, nata fra le mura domestiche e che si rinnova quotidianamente grazie al lavoro di generazioni di piadaiole. Una tradizione che va accuratamente rispettata. Per questo, quando si parla della nostra piadina, prendiamo le cose molto sul serio.
Il disciplinare mette sullo stesso piano la piadina a lunga conservazione prodotta industrialmente e quella realizzata artigianalmente nei chioschi per essere consumata immediatamente. E' un errore, Signor Ministro, poiché sappiamo bene come, pur nel pieno rispetto di ogni produzione, la "vera" piadina sia quella prodotta tutti i giorni, rispettando i criteri della freschezza, della manualità, della territorialità e della qualità anche dei prodotti utilizzati; così come si fa nei chioschi che costellano le nostre zone. Tutta un'altra cosa, se mi permette signor Ministro, rispetto alla piadina industriale!
In Romagna la ricetta della piadina cambia da luogo a luogo, addirittura da famiglia a famiglia, ma su certi requisiti crediamo non si possa transigere.
Se la piadina è diventata uno dei simboli della Romagna, divenendo anche uno degli strumenti di promozione turistica dei nostri territori, ciò è avvenuto grazie a quelle persone che quotidianamente ne hanno preservato la qualità, affidandosi a quei saperi tradizionali che ci rendono orgogliosi di appartenere ad una comunità nella quale la qualità della vita diffusa è fatta anche di questi valori tradizionali.
La piadina dei sacchetti e quella preparata a mano, ogni giorno, dalle nostre piadaiole non sono la stessa cosa: basterebbe una visita ai chioschi di Cesena e della Romagna per spazzare via ogni dubbio. E tutelare il nome della piadina romagnola favorendo la produzione industriale, svierebbe il consumatore dalla vera tipicità e tradizionalità che questo tipo di produzione non può garantire.
Le chiedo, quindi, di ripensare in maniera compiuta al disciplinare così come è stato redatto ed a rispettare così appieno quella Romagna che - l'ha potuto constatare direttamente durante la recente edizione di Macfrut che lei stesso ha inaugurato - tiene profondamente ai propri valori, anche quando è in grado di aggiornarli con una continua innovazione.
Spero signor Ministro che terrà conto di queste considerazioni.
Cordiali saluti.
Paolo Lucchi, Sindaco di Cesena
Ufficio stampa
Federica Bianchi