Oltre 800 progetti e team incontrati e valutati negli anni; 81 le startup che hanno seguito il programma di accelerazione, di cui ben 50 le Srl costituite. Oltre 220 posti di lavoro ed esperienze lavorative attivate dalle aziende e progetti che hanno seguito il programma di accelerazione; e 13 milioni di euro di investimenti raccolti dalle startup. Sono questi alcuni dei numeri che rappresentano il percorso decennale di CesenaLab, l’incubatore d’impresa fondato nel 2013 dal Comune di Cesena, dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Cesena e dal Campus universitario Unibo, oggi condivisi nel corso della festa dei dieci anni organizzata nell’Aula Magna del Campus.
“Sin dalla sua nascita – commenta il Sindaco Enzo Lattuca – il progetto di CesenaLab è stato accolto con interesse e curiosità dal nostro territorio, dalle imprese locali e non meno da realtà professionali nazionali. Nel corso degli anni l’allargamento dei soggetti promotori con cui abbiamo avviato interessanti collaborazioni ha garantito all’incubatore d’impresa un importante sviluppo e consolidamento. CesenaLab, inteso come un’opportunità messa a disposizione dei giovani imprenditori, è nato da un’idea condivisa tra l’Amministrazione comunale, la sede cesenate dell’Università di Bologna e la Fondazione Cassa di Risparmio di Cesena, che nell’aprile del 2013 hanno sottoscritto una convenzione utile ad attivare sperimentalmente la realizzazione di un incubatore di startup, con funzioni di supporto e sostegno alla creazione di idee imprenditoriali giovani ed innovative. Percorso che, grazie agli ottimi risultati raccolti già nei primi anni, è stato sostenuto sempre di più fino alla progettazione di una sede più grande, innovativa e rispondente ai bisogni delle realtà che all’interno collaborano e convivono, in zona Stazione”.
“Il decennale di CesenaLab – commenta Franco Callegati, Presidente Cesenalab – ci inorgoglisce ed è per noi un ulteriore stimolo a procedere in questa direzione, in costante dialogo con le istituzioni, le realtà d’impresa del territorio e i talenti emergenti che qui, in questi spazi caratterizzati da innovative intuizioni, trovano un ambiente accogliente in cui poter crescere e confrontarsi. Nell’ambito di questo stesso contesto si inserisce la terza edizione del Premio Idea Battle a cui hanno preso parte, dall’Italia e dall’Europa, oltre 217 startup. Questi numeri testimoniano l’elevato livello di visibilità e credibilità che Cesenalab ha raggiunto nell’ecosistema startup italiano ed in particolare in Emilia-Romagna”.
Il pomeriggio di oggi, promosso insieme da CesanaLab e Serinar, è stato introdotto dal Sindaco Enzo Lattuca e dal presidente Serinar Dario Maio, intervenuto in relazione al ruolo di Serinar nella gestione di Cesenalab. A seguire, il professore Luciano Margara, Ordinario di Informatica dell’Università di Bologna ha ripercorso questi primi dieci anni di vita (e di scoperte); Franco Callegati, Presidente CesenaLab, si è concentrato invece sul presente e sul futuro di questa importante realtà del territorio che ha dato vita a storie di successo come Rockin1000, di Fabio Zaffagnini, e Tulips, di Enrico Martini. Durante l’evento inoltre Maddalena Forlivesi, Direttrice di Rete Pmi Romagna e dell’Assessora regionale alla Scuola, Università, Ricerca, Agenda digitale Paola Salomoni, hanno premiato i tre vincitori del concorso nazionale per startup “IdeaBattle III”, che raccoglie idee da tutta Italia per concorrere ad un premio composto di servizi ed investimento per avviare la propria idea imprenditoriale. I tre premi da 5 mila euro sono stati assegnati alle startup Rarearth di Bologna, Plantvoice (Bolzano), Bi-Rex (Milano).
RAREARTH è una società di hardware che recupera i magneti dai motori elettrici dei veicoli a due ruote (biciclette, scooter, motociclette) utilizzando un processo proprietario composto da una fase termomeccanica e da una fase chimica. I magneti recuperati possono essere venduti ai produttori di motori elettrici a due ruote o possono essere ulteriormente lavorati per ottenere una lega magnetica pura da vendere ai produttori di magneti che la utilizzeranno come materia prima. Il processo dell’impresa consente il riutilizzo delle leghe di neodimio e riduce la necessità di estrarre e importare metalli di terre rare. L’impresa introduce così la circolarità nella catena del valore delle terre rare, riducendo l’impronta ecologica e la dipendenza dell’Europa dalla Cina. RLa tecnologia sviluppata si basa su un processo tecnicamente ed economicamente sostenibile per il riciclo dei delle Terre Rare contenute nei magneti NdFeB (Neodimio Ferro e Boro) presenti nei motori elettrici di veicoli a due ruote come biciclette, monopattini e scooter elettrici. Questa innovativa metodologia permette di estrarre i magneti in modo efficiente dal motore attraverso un processo meccano-termico. I magneti estratti subiscono un processo meccano-chimico ed un successivo processo chimico per la depurazione dalla resina adesiva che li riveste e del coating metallico così da poter essere utilizzati come materia prima per la produzione di nuovi magneti, o a seconda del tipo e qualità del magnete una volta ricotizzati e rimagnetizzati possono essere riutilizzati direttamente in nuovi motori elettrici. La tecnologia è protetta da tre brevetti che coprono le diverse fasi del processo. Mentre il brevetto del processo meccano-termico è specifico per i motori di veicoli a due ruote, gli altri due brevetti hanno anche applicazioni in altri ambiti ovvero sono adatti a purificare anche magneti proveniente da altre applicazioni come auto elettriche e turbine eoliche.
PLANTVOICE è una società benefit a responsabilità limitata iscritta nella sezione speciale del Registro delle Imprese relativa alle startup innovative, fondata il 18 ottobre con sede legale a Bolzano (Italy) e con sede operativa in apertura in Emilia Romagna, dato che gran parte dei founder sono emiliani. Plantvoice è una tecnologia micro-sensoristica (a monoelettrodo) delle dimensioni di uno stuzzicadenti, che, mediante l’inserimento all’interno del fusto della pianta, permette la determinazione in tempo reale della salute della stessa grazie all’analisi della linfa. Plantvoice è biocompatibile e determina in tempo reale sia il flusso di linfa sia le variazioni nella salinità della linfa, che sono correlate con situazioni di stress della pianta. Ogni tipo di stress è identificabile: stress idrico, stress biotico (batteri o funghi), stress abiotico (sostanze chimiche, inquinanti o squilibri di sali nel terreno). Plantvoice rileva dati diretti riguardo la fisiologia della pianta e questo permette di rilevare in modo tempestivo (già dopo poche ore) anomalie nello stato di salute della pianta, a differenza dei sensori standard che esistono sul mercato, che presentano una maggiore latenza nell’identificazione delle problematiche. Plantvoice soddisfa due bisogni principali: 1. preservare lo stato di salute delle coltivazioni, quindi andando a massimizzare la produttività; 2. ottimizzare l’utilizzo d’acqua per limitare i costi per le aziende e per consentire che l’acqua resti disponibile anche in aree in cui spesso scarseggia. In più Plantvoice ha una piattaforma cloud che può integrare tutti i dati provenienti da altri sensori di smart farming installati. Ciò consente di azzerare la frammentazione della raccolta dati della strumentazione sopra esposta, che risulta essere un problema molto impattante sulla fruibilità di tali tecnologie.
Bi-Rex è un progetto rivoluzionario nell’ambito della sostenibilità e della produzione cartaria. La sua essenza risiede nell’utilizzo innovativo e sostenibile di scarti alimentari per creare carta di alta qualità. Il cuore del progetto è un processo brevettato che valorizza una varietà di rifiuti alimentari e scarti agricoli, rendendoli preziose materie prime per la produzione di carta. Bi-rex offre una soluzione versatile per le cartiere, dall’artigianale alla produzione su larga scala per l’industria della moda di lusso. La sua flessibilità consente l’utilizzo in diverse applicazioni, dai packaging al settore usa e getta. La collaborazione con diverse cartiere, dalle realtà artigianali alle multinazionali, testimonia l’approccio inclusivo di Bi-rex nell’industria cartaria. Bi-rex contribuisce alla circular economy offrendo soluzioni per imballaggi sostenibili, riducendo i rifiuti e valorizzando materiali precedentemente considerati scarti. Parola chiave sconfiggere la deforestazione.