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Archeologia | Dopo undici anni si torna a scavare sul colle Garampo

Assessore Carlo Verona: “Nuova e preziosa collaborazione con la Soprintendenza che potrebbe restituire alla nostra città importanti novità su questa porzione di città”

Tutela e conservazione del patrimonio culturale. Facendo seguito all’accordo siglato a fine 2022 tra il Comune e la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini, ripartono in questi giorni le indagini archeologiche al Garampo, ferme da ben undici anni fa.“Come è noto ai cesenati e agli appassionati di archeologia – commenta l’Assessore alla Cultura Carlo Verona – si tratta di un sito archeologico fondamentale per la nascita e lo sviluppo della città di Cesena, per di più situato in una posizione strategica e prossima alla centralissima piazza del Popolo, che attualmente risulta adibito ad area verde. Nel corso degli anni, attraverso specifiche indagini archeologiche condotte dalla Soprintendenza, si è potuto ricostruire parte della storia antica e medievale di Cesena. Oggi, con lo scopo di proseguire queste esplorazioni e per mettere in dialogo tra loro le due aree oggetto dei precedenti scavi con un ulteriore approfondimento, diamo avvio a questa nuova e preziosa collaborazione con la Soprintendenza che potrà garantire a Cesena nuove scoperte e importanti reperti da collocare nel futuro museo archeologico della città”.
Dopo i primi sondaggi effettuati nel 1993 per la realizzazione di parcheggi interrati, le indagini del 2005, quelle dal 2006 al 2009 e poi nel 2012 – allora finanziate dall’Amministrazione comunale e condotte dall’Università Ca’ Foscari di Venezia insieme alla ex Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia Romagna – avevano portato ad acquisire importanti informazioni sul lungo passato cesenate risalendo fino alle testimonianze del III sec. a.C.Oggi, grazie all’ottenimento del nuovo finanziamento ministeriale corrispondente a 40 mila euro, la Soprintendenza delle tre province romagnole dà avvio a un intervento di “archeologia preventiva, archeologia urbana e archeologia pubblica”. Dopo aver affidato la direzione dei lavori alla dottoressa Romina Pirraglia della Soprintendenza e aver incaricato la ditta Phoenix Archeologia s.r.l. di Bologna, nel mese di novembre hanno preso avvio le attività preliminari di cantierizzazione e apertura dello scavo con il supporto logistico e tecnico del Comune che ha individuato la ditta F.lli Mazzi s.n.c. di Cesena.
Le indagini si concentreranno nel settore compreso tra le due aree sondate in passato, in modo da raccordarle completandone la conoscenza e individuando le strutture e i reperti archeologici da restaurare per una loro futura fruizione e valorizzazione. In particolare, dopo l’avvio delle attività preliminari di asportazione del terreno superficiale con mezzo meccanico, i primi depositi di interesse archeologico (relativi a edifici crollati in passato) sono emersi a soli 60 centimetri dal piano di calpestio ed è già stata portata a compimento la messa in luce di ulteriori tratti della suggestiva strada costruita in mattoni disposti a coltello che permetteva di salire al colle nel tardo Medioevo, che porta i segni dei carri che la percorrevano e dei numerosi rifacimenti succedutisi nel tempo. Ora si proseguirà con lo scavo di alcuni degli ambienti che dovevano affacciarsi sulla strada animandone la vita quotidiana: botteghe e strutture abitative che stanno già restituendo i primi oggetti d’uso, quali fibbie da cintura e speroni da cavallo che potranno confluire nel nuovo allestimento del Museo Civico Archeologico.
La durata del cantiere è stimata in circa tre mesi complessivi. Nell’ambito dei lavori saranno proposti alla città incontri di approfondimento e visite guidate specificatamente dedicate alle scuole. Inoltre all’ingresso dell’area verranno posizionati due cartelli informativi corredati di illustrazioni, per una sempre maggiore diffusione e condivisione della conoscenza di un sito archeologico particolarmente caro alla città. Per la SoprintendenteFederica Gonzato si tratta di “un caso esemplare di collaborazione tra Enti pubblici finalizzata alla tutela e conservazione del patrimonio culturale e confidiamo ci possa essere, a seguire, una adeguata valorizzazione e diffusione dei dati che si acquisiranno”.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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