Le sei xilografie di Gino Barbieri sono tornate a casa. Dopo essere partite lo scorso aprile alla volta di Siena per essere esposte nell’ambito della mostra “L’ombra della giovinezza. Federigo Tozzi e le arti visive” allestita nelle stanze di Palazzo Squarcialupi fino al 20 luglio scorso, le opere sono state riconsegnate alla Pinacoteca comunale di Cesena. Le operazioni di disimballaggio e il riposizionamento sono stati eseguiti nella mattinata di ieri, venerdì 26 agosto, alla presenza della dottoressa Sonia Revelant, Funzionario Restauratore della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per la province di Ravenna, Forlì Cesena e Rimini, e delle dipendenti comunali del Settore Biblioteca Malatestiana e Cultura.
Si tratta di: Il Fuoco, I Barbari, Le buone e le cattive idee, Messa al campo, Il mare nostro, Avanti per la patria e il dipinto Ritratto di madre e figlia.
Gino Barbieri, artista cesenate scomparso combattendo durante la Grande Guerra il 17 novembre del 1917, Cesena detiene due importanti nuclei di opere.
Il primo si conserva presso la Biblioteca Malatestiana ed è costituto da un notevole “corpus” di opere grafiche, che si aggiunge ad alcuni dipinti della Pinacoteca Comunale; il secondo comprende alcuni dipinti altamente rappresentativi dello stile dell’artista e, unitamente a diverse incisioni e xilografie, fa parte della Raccolta d’Arte della Cassa di Risparmio.
Dopo avere ottenuto il diploma di maestro elementare, Luigi Giovanni “Gino” Barbieri, si trasferisce nel 1904 a Firenze per iscriversi all’Accademia di Belle Arti dove ha come maestri Giovanni Fattori e Adolfo De Carolis. Sotto la guida di De Carolis inizia a realizzare le sue prime xilografie, probabilmente verso il 1909-1910. La fama di Barbieri sarà affidata però alla sua opera grafica e xilografica cui si dedica collaborando a “L’Eroica” fin dai suoi primi numeri e con l’editore Formiggini, per il quale illustra vari volumi, e partecipando a numerose manifestazioni nazionali e internazionali del settore: Monaco di Baviera e Firenze nel 1913, Venezia, Lipsia, Firenze e Stoccolma nel 1914, Londra nel 1916. In campo xilografico è ben presto maestro riconosciuto unitamente ai conterranei Antonello Moroni e Francesco Nonni. Soprattutto la ripresa della tecnica della xilografia a più legni e a diversi colori, riabilitata da De Carolis, e l’allontanamento dal simbolismo e dal michelangiolismo dai forti toni del pur stimato maestro porteranno Barbieri a esiti decisamente originali che hanno il loro culmine in alcuni mirabili ritratti di bimbe e di giovani donne. Arruolato nel 1915, Barbieri annoterà in xilografie in bianco e nero la dura vita di guerra ma, inevitabilmente, il segno perde la pacata compostezza e l’affettuosa partecipazione al soggetto delle opere migliori per farsi contorto, convulso e affannato. Sono colpi di sgorbia che tentano di portare alla luce un po’ di bianco da un nero onnipresente. Durante un assalto, un colpo di pallottola mette fine alla sua breve vita.