Voglio dedicare qualche minuto per esprimere il dolore e la vicinanza al popolo Ucraino di tutto il Consiglio Comunale e ringrazio i gruppi consiliari che hanno presentato un ordine del giorno sul conflitto Russia/Ucraina, che verrà trattato nella seconda parte di questa seduta, proprio a testimonianza di quanto questo conflitto ci spezzi il cuore. Le immagini che quotidianamente arrivano nelle nostre case attraverso i media, ci sconvolgono. Davanti a tanta crudeltà, e alle immagini devastanti di questo conflitto assurdo, mi sono ritrovata spesso con gli occhi colmi di lacrime e senza parole. Resta un’unica certezza: la guerra è il più grande fallimento umano.
Voglio leggervi un brano del discorso pronunciato da papa Francesco in occasione della Giornata della Pace, che si celebra il primo gennaio di ogni anno: “La guerra, lo sappiamo, comincia spesso con l’insofferenza per la diversità dell’altro, che fomenta il desiderio di possesso e la volontà di dominio. Nasce nel cuore dell’uomo dall’egoismo e dalla superbia, dall’odio che induce a distruggere, a rinchiudere l’altro in un’immagine negativa, ad escluderlo e cancellarlo. La guerra si nutre di perversione delle relazioni, di ambizioni egemoniche, di abusi di potere, di paura dell’altro e della differenza vista come ostacolo”. Il Pontefice prosegue poi così: “Il mondo non ha bisogno di parole vuote, ma di testimoni convinti, di artigiani della pace aperti al dialogo senza esclusioni né manipolazioni. Infatti, non si può giungere veramente alla pace se non quando vi sia un convinto dialogo di uomini e donne che cercano la verità al di là delle ideologie e delle opinioni diverse. La pace è «un edificio da costruirsi continuamente», un cammino che facciamo insieme cercando sempre il bene comune e impegnandoci a mantenere la parola data e a rispettare il diritto”.
Concludo con un omaggio ad una donna considerato che martedì 8 marzo abbiamo celebrato la festa a noi dedicata. Ci sono donne che oggi più che mai meritano di essere ricordate una di queste Bertha von Stuttern che nel 1905 ricevette il premio nobel per la pace. Scrittrice di vari libri ma di due romanzi in particolare che sono diventati un manifesto per il movimento pacifista. Il primo pubblicato nel 1889 dal titolo “L’epoca delle macchine” in cui criticava il nazionalismo e la produzione bellica, e il secondo nello stesso anno dal titolo “Abbasso le armi”, vibrante condanna di ogni guerra che, per lo scalpore suscitato, fu subito tradotto in molte lingue.
Chiudo questo mio breve intervento ricordando che nel mondo vi sono molti altri conflitti in atto e molti popoli che cercano aiuto in altri paesi, a tutti coloro che scappano dalle guerre deve essere rivolta la nostra attenzione. Ognuno di noi nel nostro vivere quotidiano sia costruttore di pace. È un lavoro paziente di ricerca della verità e della giustizia, che onora la memoria delle vittime e che apre, passo dopo passo, a una speranza comune, più forte di ogni vendetta.