Da poco restaurata, “L’Annunziata” del Sassoferrato questa mattina è partita alla volta del Museo civico di Palazzo della Penna dove è in corso l’allestimento della mostra “Fortuna e mito di Raffaello in Umbria”, promossa dal Comune di Perugia e curata da Francesco Federico Mancini, docente di storia dell’arte moderna nell’Ateneo di Perugia. Il trasferimento dell’opera dalla Pinacoteca comunale è avvenuto sotto la supervisione dei funzionari del Comune di Cesena, della Funzionaria della Soprintendenza Sonia Revelant e di una restauratrice della COO.BE.C..
Insieme alla tela che raffigura “L’Angelo annunziante”, questo dipinto – databile intorno alla seconda metà del XVII secolo – è riconducibile alla mano dell’artista Giovan Battista Salvi, detto il Sassoferrato, allievo di Domenichino: nel retro della cornice è infatti presente una scritta che li ricorda come dono dell’abate Modesto Vendemini alla Basilica della Madonna del Monte.
“Per Cesena – commenta l’Assessore alla Cultura Carlo Verona – è un’ottima opportunità che si presenta a pochi mesi dalla conclusione del restauro pittorico delle due tele del Sassoferrato a cura di Maria Letizia Antoniacci. Il Sassoferrato, che si lasciò ispirare anche dalla scuola di Raffaello e che per questo rientra tra gli artisti che saranno esposti a Palazzo della Penna, è noto soprattutto per l’innumerevole produzione di opere a carattere devozionale elaborate su prototipi replicati diverse volte per rispondere alla grande quantità di commissioni di cui era incaricata la sua bottega. In modo specifico, ‘L’Annunziata’ e ‘L’Angelo Annunziante’ sono gli unici dipinti, del nucleo di opere dell’artista conservato nella Pinacoteca di Cesena, di cui si abbia la certezza della provenienza”.
L’evento espositivo, che ha ottenuto il logo del Comitato Nazionale istituito dal Ministero dei Beni e delle attività culturali e del Turismo e che si terrà presso il Museo civico di Palazzo della Penna, intende ripercorrere la fortuna e il mito dell’Urbinate attraverso dipinti, incisioni, disegni, ceramiche e vetri dipinti, dal Cinquecento al Novecento, e propone un percorso che costituisce un parallelo, sul piano delle testimonianze visive, dei numerosi documenti letterari e di storia della critica che pure saranno oggetto dell’esposizione.