A Cesena sono stati restaurati tre importanti dipinti, uno di Francesco Francia e due di Giovanni Battista Salvi detto il Sassoferrato. Ecco un itinerario per scoprirli in città.
Tra il 2019 e il 2020 è stato compiuto un importante restauro della Presentazione di Gesù al tempio e purificazione della Vergine, un olio su tavola realizzato probabilmente nel secondo decennio del Cinquecento da Francesco Raibolini detto il Francia (Bologna, 1450 – 1517) e conservato nell'Abbazia di Santa Maria del Monte a Cesena. Un intervento che ha restituito all’opera la sua leggibilità grazie all'eliminazione delle vernici ingiallite sulla superficie pittorica; indagini diagnostiche non invasive, quali la fluorescenza ultravioletta, la riflettografia ad infrarosso e la radiografia preparatorio originale e alcuni pentimenti, come la mano del Bambino che originariamente era sollevata in atto benedicente e non distesa verso san Simeone come la si vede oggi.
Il restauro è stato possibile grazie al contributo di Crédit Agricole Italia, della Fondazione Cassa di Risparmio di Cesena e dell’Istituto dei Beni culturali della Regione Emilia Romagna, confermando ancora una volta il valore aggiunto della sinergia tra pubblico e privato.
È ora in corso inoltre il restauro del pendant di Giovan Battista Salvi, detto il Sassoferrato (Sassoferrato, 1609 – Roma, 1685), con l'Angelo annunciante e la Vergine annunciata: l'intervento riguarda la pulitura e la rimozione delle sostanze alterate presenti sulla superficie pittorica, la pulitura delle cornici e il trattamento antitarlo. Entrambi i restauri, hanno rivelato sotto la pellicola pittorica il disegno testimoniano come, nonostante l'emergenza sanitaria che stiamo vivendo, la cultura non si sia fermata e come si continui a lavorare dietro le quinte al fine di tutelare le opere.I dipinti citati sono stati realizzati a più di un secolo di distanza tra loro, ma sono legati da uno stesso luogo: la Basilica benedettina di Santa Maria del Monte.
Quest'ultima domina la città e la pianura circostante dal colle Spaziano e costituisce, fin dai tempi antichi, un importante centro di culto e di devozione per i cittadini: lo documenta la vastissima collezione di 704 tavolette votive realizzate dai fedeli per ringraziare la Vergine per una grazia ricevuta o per la guarigione da una malattia; costituisce la collezione di ex voto più antica e completa di tutta Europa. L'interno della Basilica, a una navata con quattro cappelle su ogni lato, è decorato da varie opere d'arte di grande pregio, come il fregio di Gerolamo Longhi con scene della vita della Vergine, l'affresco sul catino dell'abside raffigurante l'Incoronazione della Vergine realizzato da Giovanbattista Razzani e la cupola con l'Assunzione di Maria di Giuseppe Milani.
Nella Cappella della Purificazione è conservata la Presentazione di Gesù al tempio e purificazione della Vergine di Francesco Francia, opera commissionata negli anni Dieci del Cinquecento dall'abate Giovan Battista Bertuzzoli, futuro vescovo di Fano, per l'altare di famiglia. Il dipinto è firmato sul gradino dell'altare FRANCIA AVRIFEX BON. F., con cui l'artista sottolinea la propria formazione di orafo.
In una sola scena unisce due momenti del Vangelo di Luca: la presentazione di Gesù al tempio trentatré giorni dopo la sua nascita e la purificazione di Maria con l'offerta di due colombe. Protagonisti sono Giuseppe, l'anziana profetessa Anna, la Vergine che porge il Bambino al sacerdote Simeone e una figura che distoglie lo sguardo dal libro per osservare il Bambino. Il tutto avviene in un monumentale vano absidale rinascimentale. La scena è caratterizzata dall'utilizzo di colori sobri, da una composizione essenziale che testimonia la “dolcezza ne' colori unita” descritta da Giorgio Vasari e dalla cura nei dettagli, visibile nel manto sacerdotale di Simeone preziosamente intessuto e nei fregi sulla trabeazione. È inoltre densa di un forte sentimento di devozione, tipico della produzione più tarda dell'artista: centrale è la profezia di Simeone a Maria che riguarda il sacrificio di Cristo. A quest'ultimo allude il bassorilievo sul basamento dell'altare raffigurante il Sacrificio di Isacco; l'iscrizione in ebraico sulla targa al centro del vano absidale rimanda invece allo smarrimento che la predizione suscita nell'osservatore: un versetto del salmo 89 della Bibbia “Tu ha disprezzato il patto stipulato con il tuo servo (Israele)”.
Il dipinto è rimasto nell'abbazia fino al 1809, anno in cui, nel corso delle spoliazioni napoleoniche, è stato trasferito a Milano, nella Pinacoteca di Brera.
Fu Canova a restituirlo al Comune di Cesena, ma al suo ritorno venne collocato nella Pinacoteca Civica, inaugurata nel 1883 presso la Biblioteca Malatestiana, dove venne sottoposto ai primi restauri da parte dell’artista Venceslao Bigoni. Fece infine ritorno nell'abbazia nel 1942, grazie ai monaci del Monte, i quali riuscirono a ottenere da parte del Comune il deposito dell’opera: venne infatti ricollocata nel suo contesto originario, dove tuttora è possibile ammirarla con la sua ancona lignea originale e la cimasa (aggiunta probabilmente nel Settecento) raffigurante la Deposizione di Cristo realizzata dal pittore cinquecentesco Benedetto Coda e la predella con l’Ecce Homo attribuita al Francia.
Alla basilica benedettina sono legati inoltre cinque dipinti del Sassoferrato, oggi conservati alla Pinacoteca Comunale di Cesena, tra cui il pendant con l'Angelo annunciante e la Vergine annunciata.
Le cinque tele (oltre a questi ultimi, la Vergine addolorata, la Madonna col Bambino e la Vergine in preghiera, che nel 1869 erano già nel Palazzo Comunale, giunte probabilmente da qualche nobile quadreria locale) furono donate nel 1686 all'Abbazia da Modesto Vendemini, che in quell'anno era stato eletto di nuovo abate del cenobio cesenate (la prima volta dal 1671 al 1676). Sono opere in cui è ben visibile la dolcezza e la purezza caratteristiche dell'arte del Sassoferrato, artista che a metà Seicento era tra i più richiesti per la realizzazione di dipinti a tema devozionale che si ispiravano al classicismo di primo Seicento, influenzato dal maestro Domenichino, e ai modelli raffaelleschi. Utilizzava colori brillanti e smaltati e possedeva una grande maestria del segno. Per le raffinate raffigurazioni di Madonne, molto spesso rappresentate con il volto chino e le mani giunte, il Sassoferrato è considerato “il pittore delle Madonne”. È nella stessa posizione anche la Vergine annunciata, ritratta in primo piano, con il capo chino e le mani giunte. L'Angelo annunciante è ritratto di profilo con un nastro azzurro tra i capelli biondi; indossa una veste rossa e tiene in mano un giglio. Delle opere del Sassoferrato conservate nella Pinacoteca Comunale, queste sono le uniche di cui si conosce con certezza la provenienza: sul retro della cornice di entrambe si legge una scritta che li denota dono di Modesto Vendemini alla Basilica del Monte.
Dalla tela di Francesco Francia ai dipinti del Sassoferrato è possibile tracciare un itinerario attraverso i luoghi più significativi della città, dalla Basilica alla Pinacoteca; Cesena infatti offre anche altri luoghi da visitare oltre alla famosa Biblioteca Malatestiana, l'unica biblioteca monastica umanistica ancora perfettamente conservata, riconosciuta nel 2005 memoria del mondo Unesco.
Dunque dall'Abbazia si scende a valle percorrendo la Via delle Scalette, che nel 2020 è stata oggetto di una campagna di crowdfunding per la sua riqualificazione.
È una delle più antiche strade di pellegrinaggio per il Monte utilizzate dai cesenati: un corridoio storico-paesaggistico immerso nella natura, denso di spiritualità, che offre suggestivi scorci sul panorama cittadino e rurale di Cesena. Giunti ai Giardini Pubblici (un tempo orti della chiesa di San Michele), si può vedere il Teatro Comunale dedicato al tenore locale Alessandro Bonci: l'edificio, per lungo tempo tra i maggiori centri della lirica italiana, venne progettato dall'architetto Vincenzo Ghinelli e inaugurato nel 1846. Superato il teatro, sulla destra si trova la Chiesa dei Servi, situata nell’antico quartiere della Valdoca. All’interno della chiesa, che un tempo accolse le sepolture della famiglia di Pio VI Braschi, primo papa cesenate, sono conservate molte opere d’arte, tra cui il dipinto che raffigura San Carlo Borromeo che visita gli infermi del pittore caravaggesco Carlo Saraceni.
Si arriva infine al complesso di San Biagio, antico convento di monache trasformato in sede di varie realtà culturali della città, tra cui la Pinacoteca Comunale.
Questa espone dipinti e sculture, di provenienza soprattutto emiliano-romagnola, che vanno dal XV secolo all'età contemporanea.
Tra qualche anno sarà visitabile la nuova Pinacoteca della città, a Palazzo OIR, in piazza della Libertà, con opere provenienti dalla Fondazione Cassa di risparmio di Cesena e dalle collezioni comunali.