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Portamozziconi in comodato d’uso gratuito per migliorare l’ambiente e il decoro urbano

Per contrastare il fenomeno dei mozziconi di sigaretta gettati a terra, fonte di inquinamento ambientale ma anche di degrado urbano, il Comune di Cesena ha messo a disposizione di esercenti di bar, ristoranti e negozi con vendita di alimenti, appositi contenitori da collocare all’esterno delle attività, per raccogliere in modo più efficiente questo tipo di rifiuto. 
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Perché i mozziconi sono un problema? Gli impatti ambientali più o meno nascosti #invisiblewaste
Come raccontato nell’articolo che il National Geographic ha dedicato a questo piccolo ma tremendo rifiuto, i mozziconi di sigaretta sono gettati a terra in quantitativi enormi e sono, all’insaputa di molti (anche degli stessi fumatori), rifiuti di tipo plastico.

È stimato che dei quasi 6,5 trilioni di sigarette acquistate ogni anno (18 miliardi ogni giorno), solo un terzo venga gettato nell’immondizia.
Secondo stime della Regione Veneto, in Italia si parla di 75 miliardi di sigarette consumate all’anno.


Il problema di questo rifiuto risiede nel filtro: mentre la maggior parte dell’interno e della carta che l’avvolge
si disintegrano durante la combustione, il filtro resta.
Al gesto di inciviltà del gettare a terra “la cicca” della sigaretta, si accompagna l’ignoranza su cosa sia ciò che si sta gettando: si tratta infatti di una plastica chiamata acetato di cellulosa.
Dalla fine degli anni ’50 del secolo scorso, quando fu evidente dal punto di vista scientifico la connessione tra il fumo di sigaretta e il cancro al polmone, le compagnie dal tabacco trovarono nel filtro la soluzione alla crescente preoccupazione pubblica: furono testati diversi materiali come il cotone, il carbone, l’amido alimentare, prima di approdare all’acetato di cellulosa, che rimane tuttora la sostanza plastica utilizzata.

In realtà, come affermato anche dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, per le conoscenze in possesso oggigiorno, commercializzare le sigarette col filtro come “più sane” rispetto a quelle senza filtro, è stata un’azione di marketing del tutto “fraudolenta” che ha avuto come unico risultato quello di spingere le persone a fumare con più facilità e leggerezza.
Tanto che in alcuni stati (ad esempio la California) si sta pensando di vietare del tutto il filtro nelle sigarette.

All’interno della sempre più sentita campagna contro la plastica abbandonata nell’ambiente, gran parte delle persone si concentra sulle plastiche monouso (prevalente imballaggi), ignorando che anche i filtri di sigaretta possono rilasciare microplastiche.

Ricerche dimostrano che, nonostante la forte resistenza a biodegradarsi, quando esposti alle giuste condizioni di luce solare e umidità, i filtri si rompono in piccoli frammenti di plastica che rilasciano alcune delle 7.000 sostanze contenute nelle sigarette, molte delle quali tossiche per l’ambiente e almeno 50 delle quali cancerogene per l’uomo.

 Anche dal punto di vista quantitativo, come già detto, i filtri rappresentano una criticità: nel report
2020
del programma International Coastal Clean Up, iniziativa internazionale che si impegna a raccogliere rifiuti dalle coste emerge come i mozziconi rappresentino il secondo oggetto più raccolto, con oltre 4,2 milioni di unità, secondi solo agli imballaggi degli alimenti. 
  
Un recente studio ha scoperto che i mozziconi di sigarette inibiscono la crescita delle piante e, una volta che giungono ai corsi d’acqua e al mare, sono un pericolo anche per la vita marina: sono facilmente inghiottibili, pericolosamente somiglianti a bocconi di cibo e rilasciando le sostanze chimiche che contengono, tra cui la nicotina ma anche metalli pesanti ed altre sostanze tossiche.


Ma i danni ambientali delle sigarette non si limitano, per così dire, a quelli generati dal rifiuto abbandonato: lo stesso processo di produzione delle sigarette ha un impatto molto forte sull’ambiente.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha studiato l’impatto ambientale del tabacco, con un approccio LCA Life Cycle Assessment, cioè andando a considerare l’intero ciclo di vita, dalla coltivazione delle piante di tabacco, passando dalla produzione di sigarette, l’imballaggio e il trasporto.

Per quanto riguarda la coltivazione delle piante, il tabacco è spesso coltivato senza rotazione, rendendo  quindi le stesse piante così come il suolo vulnerabili ad una serie di infestanti e malattie.
Questo comporta un massiccio uso di sostanze chimiche (insetticidi, erbicidi, fungicidi e fumiganti), molte delle quali talmente dannose sia per l’ambiente che per la salute degli agricoltori da essere state bandite in alcuni paesi.
Le piante di tabacco inoltre richiedono un uso intensivo di fertilizzanti perché assorbono più azoto, fosforo e potassio delle altre maggiori colture alimentari e commerciali; in estrema sintesi, la coltivazione del tabacco comporta perdita di fertilità dei suoli, deforestazione, degrado dei suoli e conseguente perdita di biodiversità.

Ci sono poi i costi ambientali della produzione delle sigarette (principalmente legati agli enormi quantitativi di energia, acqua e risorse utilizzate per la produzione , così come ai rifiuti generati dal processo), quelli legati al trasporto su scala globale, e all’utilizzo di plastica per gli imballaggi.

Nel rapporto curato dall’OMS vengono analizzati in modo approfondito tutti questi impatti e anche i temi sociali, legati alle condizioni di vita e lavoro dei coltivatori di tabacco, così come la scarsa trasparenza delle industrie delle sigarette, in merito agli impatti ambientali associati alla loro attività.


Cosa fare con i mozziconi raccolti?
I mozziconi di sigaretta non sono un rifiuto semplice da trattare e anni sono stati fatti progressi grazie a interessanti progetti di riciclo.

Un recente esempio di sperimentazione è il progetto tutto italiano Focus (Filter of Cigarettes reUse Safely), che si propone di trasformare i filtri in substrato inerte, cioè in una base biodegradabile per la coltivazione di piante
ornamentali e di arbusti: in questo progetto di economia circolare si tenta di recuperare anche i residui di lavorazione del processo, in particolare le acque di lavaggio dei mozziconi, sottoponendole ad un trattamento con alghe, col fine di produrre biomassa utilizzabile per ricavarne energia.
Un altro esempio è il progetto condotto da un team dell’Università di Melbourne, in Australia, che ha dimostrato che questo tipo di rifiuto può essere riutilizzato nei composti per l’asfalto come riduttore della conduttività termica, affrontando al tempo stesso il problema dei rifiuti  e quello dell’effetto “isola di calore” nelle aree urbane cittadine: i mozziconi vengono incapsulati con bitume e paraffina per evitare la dispersione delle sostanze chimiche, poi vengono mescolati con l’asfalto caldo. Gli stessi ricercatori hanno studiato anche la possibilità di
incorporarli in mattoni di argilla cotti. In entrambe le soluzioni, i mozziconi vengono “intrappolati”, evitando il rilascio delle centinaia di sostanze chimiche che vi si accumulano. 

Per approfondire
Articolo National Geographics

Rapporto Organizzazione Mondiale della Sanità “Tobacco and its environmental impact: an overview” (2017)

 Articoli sul riciclo dei mozziconi:
 - https://www.rinnovabili.it/economia-circolare/riciclo/capannori-mozziconi-di-sigaretta/
(2020)
 - https://www.rinnovabili.it/economia-circolare/riciclo/mozziconi-di-sigarette-asfalto/
(2017)
 - https://www.rinnovabili.it/economia-circolare/riciclo/riciclo-dei-mozziconi-di-sigaretta-mattoni-666/
(2016)

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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