Si intitola “Giuseppe Capogrossi. Spazio e coscienza” la conferenza che il professore Renzo Golinucci terrà giovedì 2 maggio alle 17.00 nell’Aula Magna della Biblioteca Malatestiana.
L’appuntamento rientra nel ciclo di incontri dedicati all’arte dal dopoguerra agli anni ‘60, curato dall’Associazione Amici dell’Arte di Cesena.
Laureatosi in Giurisprudenza, il romano Giuseppe Capogrossi (1900-1972) ha dedicato tutta la sua vita alla pittura.
Inizia a frequentare la Libera scuola di nudo di Felice Carena nel 1923 mentre tra il 1927 e il 1933 soggiorna ripetutamente a Parigi, dove elabora una pittura figurativa e tonale ricollegata alle fonti classiche italiane. Le sue opere vengono esposte per la prima volta nel 1927 in una mostra collettiva alla Pensione Dinesen di Roma, mente nel 1933 espone alla galleria Bonjean di Parigi. Dal 1930 partecipa regolarmente alla Biennale di Venezia e alla Triennale di Milano. Nel 1933 firma il “Manifesto del Primordialismo Plastico” con Meli e Cavalli mentre nel 1935 partecipa a San Francisco alla collettiva itinerante “Exhibition of Contemporary Italian Painting”.
Solo nel dopoguerra si avvicina alla pittura astratta ed entra a far parte del panorama dell’informale italiano con Lucio Fontana e Alberto Burri: la sua ricerca pittorica si arricchisce di colore nelle gamme dei rossi, viola e arancio e la sua pennellata si anima. Dopo un graduale abbandono della figurazione, approda a un rigoroso e personale astrattismo con un’unica forma-segno che si coniuga in infinite variazioni e costruisce lo spazio del quadro, che diventa rappresentazione simbolica di un’interiore organizzazione spaziale. Le sue opere sono state esposte a Milano, Venezia, Roma, ma anche a Parigi, in Brasile, New York, Tokyo, Medio Oriente, Nordafrica.