Sono passati sessantasei anni da quel 27 gennaio 1945 in cui venivano aperti i cancelli di Auschwitz: si ebbe così evidente e tragica conferma dei crimini di incredibile efferatezza commessi nei campi di concentramento e di sterminio, non solo contro il popolo ebraico, i malati psichiatrici, i portatori di handicap, ma contro tutta l'umanità, segnando un punto di non ritorno nella Storia.
È ciò che abbiamo ascoltato dalla viva voce di Samuel Modiano, ospitato nel febbraio scorso in un'aula magna di Psicologia gremita di studenti, ai quali lui, deportato nel campo di Birkenau-Aushwiz, ha saputo trasmettere una buona dose di fiducia e di speranza in una vita e un futuro migliori.
Sami, come ama farsi chiamare, è stato deportato nel campo di sterminio quando aveva appena compiuto 13 anni e liberato solo un anno dopo insieme a Primo Levi e Piero Terracina.
Parla della sua famiglia, strappata a lui dai generali tedeschi che "decidevano col solo gesto d'un dito, chi dovesse morire e chi invece restare in vita provvisoriamente". Sua sorella Lucia era al campo femminile a fianco al suo, e spesso si vedevano attraverso le reti che li dividevano trasmettendosi un paradossale momento di gioia e fiducia che li spingeva ad andare avanti. "Un giorno non la vidi più, e nemmeno il giorno seguente, né quello dopo ancora. Feci uno più uno e capii che non c'era più".
Le sue avventure nel campo di concentramento narrate con quella semplicità unica, danno l'idea di una persona che ce l'ha fatta fino in fondo o quasi ad uscire dall'incubo che ha vissuto. Quasi, perchè ha desiderato molte volte la morte, specialmente nel campo: la morte era considerata una liberazione dalle sofferenze e il ricongiungimento coi propri cari; voleva raggiungerli, e anche dopo la liberazione si chiedeva "ma perché io?". "Il perché - ci racconta, rivolgendosi agli studenti - siete voi. Ho grande fiducia nei ragazzi".
Guardandoci intorno, nella nostra Italia e oltre, esercitiamoci a leggere quei segnali nei quali riconosciamo vecchie e nuove ingiustizie: l'umanità esige che ciò che è avvenuto non accada più, in nessun luogo e in nessun tempo. È di enorme importanza che le nuove e future generazioni facciano proprio questo insegnamento nel modo più vivo e partecipato possibile, stimolando il dibattito, le domande, i "perché" indispensabili per la comprensione di quei tragici eventi.
Nel programma degli eventi inviato alle scuole ad inizio anno scolastico, si era anticipata la presenza di Samuel anche questo febbraio per un incontro con gli studenti ma, per motivi di salute che ci ha comunicato nei giorni scorsi la carissima moglie Selma, questo appuntamento sarà posticipato.
Stiamo pertanto predisponendo un video che ci consenta di tenere viva la testimonianza di uno dei tempi più oscuri e atroci della storia del novecento, attraverso la voce di persone alle quali si è tentato di rubare la dignità di uomini ma che hanno saputo regalarci una grande testimonianza di umanità: Samuel Modiano, appunto, ma anche Shlomo Venezia, l'altro grandissimo testimone sopravvissuto all'inferno di Auschwitz e che Cesena ha avuto l'onore di incontrare due anni fa. Questo video sarà proposto a tutta la cittadinanza.
La Presidente del Consiglio Comunale di Cesena
Rita Ricci
Ufficio stampa
Federica Bianchi