In molti si stanno appassionando al dibattito sul nome dialettale di Cesena, lanciato nei giorni scorsi dall’Amministrazione comunale con l’intento di individuare la forma in cui il maggior numero di cesenati si riconosce, per inciderla su una fioriera del rinnovato quarto lato di piazza del Popolo.
Tanti i contributi e le testimonianze su questa o quella variante, mentre sono già triplicate le possibili proposte da mettere al voto.
Alle ipotesi iniziali di “Ciséna” e “Cisàina” (individuate dopo aver interpellato l’associazione “Te ad chi sit e’ fiol?” e l’editore Casalini) si sono aggiunte in questi giorni“Ziséna”, “Ziseina”, “Zizéina”, “Ceséna” (con la prima e molto stretta e quasi muta).
E se qualcuno volesse segnalare un’ulteriore forma, è ancora in tempo per farlo: la raccolta delle diverse varianti si chiuderà alle ore 13 di giovedì 28 febbraio.
Poi, da venerdì 1 marzo, per una settimana, si aprirà la fase di voto online, che si svolgerà con la stessa metodologia già ampiamente sperimentata con "Carta Bianca" e sarà aperta a tutti i residenti nel Comune che abbiano compiuto i 16 anni di età.
“La molteplicità di pareri e contributi in arrivo – osserva il Sindaco Paolo Lucchi, a cui si deve l’idea della consultazione – e la passione con cui vengono espressi, conferma quanto sia importante il segno che il linguaggio e le parole lasciano in ciascuno di noi. Il ‘lessico familiare’ o, per meglio dire, ‘cittadino’, contribuiscono a cementare quell’identità in cui una comunità si riconosce. Di fronte a questa iniziativa, qualcuno ha obiettato che ci sono temi più importanti su cui concentrarsi, e personalmente sono il primo a riconoscerlo.
Ma,visto che con la triplice iscrizione prevista sul quarto lato, lasceremo un segno durevole in piazza del Popolo, un luogo che è divenuto a tutti gli effetti il biglietto da visita del nostro centro storico, abbiamo ritenuto doveroso arrivarci con la massima condivisione. Probabilmente anche dopo il voto ognuno continuerà a pronunciare "Cesena" in dialetto a modo suo, ma almeno avremo scelto una forma accettata da un numero significativo di noi, stoppando sul nascere ogni recriminazione.
E poi, diciamoci la verità, che in questi giorni si sia riacceso un dibattito sul nostro dialetto è bello e piacevole: il segno di una comunità certamente proiettata verso il futuro, ma anche ben consapevole delle proprie radici”.