In occasione del centenario della nascita (Uppsala, 14 luglio 1918), un omaggio a Ingmar Bergman con un rassegna che propone alcuni suoi classici e una mostra fotografica divisa in tre sezioni.
La prima al San Biagio (“Ingmar Bergman 100”), che ripercorre le tappe della sua celebrata carriera, la seconda in biblioteca Malatestiana (“Bergman, Il gioco delle coppie”) sulle sue più celebri coppie, e la terza al Teatro Bonci (“I volti di Bergman”), una galleria dei suoi più famosi interpreti.
FANNY E ALEXANDER
(Fanny och Alexander, Svezia-Francia-Germania Ovest/1982) di Ingmar Bergman (188')
Fanny e Alexander, come Hansel e Gretel, sono due bambini costretti ad affrontare il Male, personificato da
un vescovo crudele, in questo mirabile affresco visionario dove Bergman reinventa la propria infanzia,
retrodatandola al 1907. Summa geniale del suo cinema, il film esalta il potere dell’immaginazione contro
i dogmatismi religiosi, cancellando i confini fra fantasia e realtà. Costretto da un accordo contrattuale a diffondere nelle sale una versione ridotta a tre ore, Bergman considerava l’unica e autentica edizione quella di cinque ore, diffusa esclusivamente in Tv.
IL SETTIMO SIGILLO
(Det sjunde inseglet, Svezia/1956) di Ingmar Bergman (96')
v.o. con sottotitoli in italiano
L’evocazione visionaria del XIV secolo racchiusa in questo film ha origini remote che affondano nelle
fantasie dell’infanzia. Il Medioevo di Bergman è una dimensione dove proiettare fantasmi e angosce che
assediano l’individuo nel profondo. “Il settimo sigillo è sempre stato il mio film preferito. Se io dovessi descriverne la storia e tentare di persuadere un amico a vederlo con me, fino a dove dovrei spingermi? ‘Bene’, direi, ‘si svolge nella Svezia medievale flagellata dalla peste, ed esplora i limiti della fede e della ragione, ispirandosi a concetti della filosofia danese e tedesca’. Ora, questa non è precisamente l’idea che ci si fa del divertimento, eppure il tutto è trattato con tale immaginazione, stile e senso della suspense che
davanti a questo film ci si sente come un bambino di fronte ad una favola straziante e avvincente al tempo stesso”. (Woody Allen)
SUSSURRI E GRIDA
(Viskningar och rop, Svezia/1973) di Ingmar Bergman (91')
"La prima immagine ritornava sempre: la stanza rossa con le donne vestite di bianco. Succede che alcune immagini ritornino in modo ostinato, senza che io sappia che cosa vogliono da me. Poi scompaiono, ritornano di nuovo e sembrano sempre le stesse. Quattro donne vestite di bianco in una stanza rossa. Si muovevano, si sussurravano qualcosa l'un l'altra, con atteggiamento molto misterioso. [...] Tutti i miei film possono essere pensati in bianco e nero, eccetto Sussurri e grida. C'è scritto anche nella sceneggiatura, io ho sempre immaginato il rosso come l'interno dell'anima. " (Ingmar Bergman)