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Funzionamento e valutazione di responsabilità dei Servizi Sociali – Minori di cesena: la risposta dell’Assessora Benedetti all’interpellanza del Consigliere Gilberto Zoffoli

 Si trasmette il testo della risposta che l’Assessora ai Servizi per le Persone Simona Benedetti  ha fornito nel corso del Consiglio comunale all’interpellanza del consigliere Gilberto Zoffoli  (Gruppo Misto)  in merito afunzionamento e valutazioni di responsabilità dei Servizi Sociali-minori a Cesena.

Di seguito il testo della risposta
Prima di entrare nel merito delle tematiche poste nei diversi punti toccati dall’interpellanza ritengo doveroso fornire alcune considerazioni in merito alle premesse da cui originano le richieste avanzate nella stessa interpellanza.
Se infatti non vi è dubbio che l’attenzione a necessità e fragilità familiari, alla tutela del processo di crescita, degli interessi di bambini e bambine e più in generale alle responsabilità genitoriali sia tra i compiti più difficili e delicati che il Servizio Sociale è chiamato a presidiare ogni giorno e risulta pertanto fondamentale che tale servizio sia posto in condizioni di operare al meglio per il bene della nostra Comunità Locale, alcuni tra i presupposti evidenziati risultano fuorvianti in quanto frutto di infondate aspettative in merito al funzionamento e alla regolazione amministrativa degli Enti Locali.
Il documento in questione infatti lascia intendere, seppur in senso lato, una “ingerenza” dell’ Assessorato rispetto a specifiche vicende relative alla  gestione dei casi sociali, in specifico per quanto riguarda l’attività riguardante il Servizio “Minori e Famiglia” dell’Unione Valle del Savio.
Ci si intenda, innanzitutto, sulla terminologia che da questo punto di vista riveste carattere sostanziale: il rimando di specifici comportamenti, commissivi od omissivi, in capo all’Assessorato, non possono che richiamare direttamente in causa l’Assessore di riferimento, non essendo possibile attribuire in altro modo azioni di tal natura ad un soggetto impersonale: nell’ordinamento degli Enti Locali non è possibile infatti commutare le funzioni svolte dall’Assessore di riferimento alla stregua di attività organizzate in uffici e servizi.
Va quindi affermato che sia l’Assessore, sia la struttura tecnica nella sua totalità e complessità hanno ben presente il principio fondante del nostro Ordinamento basato sulla netta separazione tra ruolo d’indirizzo e ruolo di gestione.
E’ l’ordinamento stesso infatti, lo sappiamo bene, che introduce una netta distinzione tra politica e amministrazione, soprattutto in occasione della disciplina dell’organizzazione del lavoro presso le pubbliche amministrazioni, (D.Lgs. 165/2001), disciplina che mira a delimitare le attribuzioni della componente politica dell’amministrazione (organi di governo cui spetta determinare l’indirizzo politico-amministrativo) rispetto alla componente amministrativa, in particolare del vertice dirigenziale, che agisce in modo imparziale, efficace ed efficiente, attuando concretamente gli obiettivi prefissati. Gli organi politici, perciò, possono indirizzare il livello più alto dell’amministrazione - la dirigenza - soltanto utilizzando gli strumenti di cui al D.Lgs. 165/01, quali prefissione degli obiettivi e verifica dei risultati. E’ su questa distinzione fondamentale che deve articolarsi l’approfondimento di ogni problematica afferente ad una certa unità organizzativa dell’Ente Locale come nel caso segnalato dalla presente interpellanza che coinvolge il servizio Minori e Famiglie del Settore Servizi Sociali dell’Unione Valle del Savio: non può esistere dunque una unità organizzativa denominata Assessorato a cui può essere attribuita – come indicato nella premessa dell’interpellanza - un’attività“di costante e puntuale vigilanza di quanto accade e svolgono i servizi sociali, in relazione al loro operato, al loro funzionamento e al tipo e modo di risposte date alle richieste che pervengono”;ovvero una attività non di indirizzo strategico, che afferisce a qualcosa di altro rispetto alla responsabilità di evidenza politica.

Ulteriori e determinanti elementi di complessità che mettono in evidenzal’infondatezza assolutadei presupposti da cui origina l’interpellanza riguardano il fatto che:

1. buona parte dell’attività svolta dal servizio Minori e Famiglia è da porre in rapporto diretto con l’organizzazione dell’Attività Giudiziaria, in relazione al fatto che, come anche altre Unità organizzative degli Enti Locali che possono all’occorrenza svolgere attività ispettiva quali ad esempio la Polizia Municipale, tale servizio risponde per talune problematiche direttamente alle disposizioni adottate dall’Autorità Gudiziaria nelle sue diverse articolazioni (Procura, Giudice Ordinario, Giudice Tutelare, Giudice minorile …ecc). Disposizioni che l’Assessore di riferimento – ed ancor prima il Sindaco, per intenderci – non possono né vedere, né leggere, perché atti indisponibili per tutti, se non per l’Autorità giudiziaria stessa, che ne è l’unica titolare. Operatori sociali coinvolti, Responsabile di servizio e Dirigente, svolgono in questo caso, su diretta disposizione della medesima Autorità, funzioni istruttorie giudiziarie. Rientra in tale fattispecie, ad esempio, tutta l’attività definita in termini generali di “Tutela Minori” svolta dal servizio Minori e Famiglia e bene regolamentata all’Art. 12 del vigente Codice delle Norme Regolamentari dei Servizi Sociali, approvato il 21 dicembre 2015 dal Consiglio dell’Unione, con un suo voto di astensione, che presuppone, di norma, una previa lettura, di seguito e per completezza riportato:


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RTICOLO 12
INTERVENTI RIVOLTI ALLA TUTELA DEI MINORI
1. Per quanto attiene agli obblighi di tutela dei minori previsti dalla normativa nazionale e regionale l’Unione dei Comuni Valle del Savio:
- svolge le funzioni di segnalazione di pregiudizio, lo svolgimento di indagini psico-sociali per la Procura presso il Tribunale per i minorenni, l’esecuzione di provvedimenti emessi dal Tribunale per i minorenni o dalla magistratura competente, compiti di monitoraggio e di redazione delle relazioni;
- concorre alla programmazione e alla realizzazione degli interventi di formazione per gli adulti accoglienti e di quella specifica per la gestione di comunità, con le modalità indicate nella normativa regionale, anche in collaborazione col Terzo Settore;
- è responsabile del percorso strutturato di conoscenza e valutazione della disponibilità per l’affidamento familiare e per la gestione di comunità familiari e case-famiglia garantendo le necessarie funzioni di vigilanza sul percorsi attivati e concorre, di concerto col Terzo Settore, alla promozione delle cultura dell’accoglienza e alla diffusione della pratica dell’affidamento familiare; è inoltre responsabile del percorso di valutazione, garantendo le necessarie funzioni di vigilanza sull’andamento nel periodo pre – adottivo e collaborando con gli enti accreditati nella fase precedente e successiva all’adozione. E’ inoltre responsabile del percorso di informazione, formazione e valutazione della disponibilità all’adozione nazionale e internazionale di concerto con gli Enti accreditati;
- costruisce, insieme agli altri soggetti interessati, in particolare con l’Azienda USL competente, il progetto quadro che, anche in attuazione delle prescrizioni contenute nel provvedimento del Tribunale;
- per lo svolgimento dei suoi compiti in materia di accoglienza (affidamento familiare, inserimento in comunità) il servizio utilizza la metodologia del lavoro d’équipe e dell’integrazione tra servizi.

2. Fermi restando gli interventi di cui agli articoli precedenti del presente codice e nell’ambito della programmazione di cui al seguente capo IV l’Unione dei Comuni Valle del Savio assicura i seguenti servizi specificatamente rivolti alla tutela di minori:
a) Servizio Spazio Neutro per il diritto di visita e di relazione tra figli e genitori in situazioni familiari di aperto conflitto - o comunque compromesse - laddove si riscontrino comunque talune possibilità di recupero;

b) L’Ufficio di Tutore - ex art. 354 del codice civile - è garantito dal Presidente dell’Unione dei Comuni Valle del Savio su decreto del Giudice Tutelare ai minori domiciliati sul territorio dell’Unione dei Comuni che non hanno parenti conosciuti o capaci di esercitare tali funzioni.
Per l’esercizio di tale funzione il Presidente si avvale del Dirigente o altro operatore del Settore Responsabile dei Servizi Sociali;
c) Sostegno alla genitorialità intra e interfamigliare - Si configura come un complesso di interventi, volti a mantenere e sostenere il minore all’interno della propria famiglia, qualora questa versi in situazione di temporanea difficoltà socio-economica e/o manifesti un possibile rischio nell'esercizio delle funzioni genitoriali ed educative, nell’ambito di un progetto condiviso che prevede specifici impegni - debitamente formalizzato in forma di PAI;
- tra assistente sociale e famiglia per prevenire ulteriori situazioni di rischio. Si pone come intervento di prossimità familiare e costituisce una risorsa utile di prevenzione e/o trattamento del disagio sia del minore che della sua famiglia;
d) Centri Pomeridiani e prolungamenti scolastici - sono servizi socio-educativi che accolgono, nell’arco temporale pomeridiano, bambini e bambine in età scolare in situazione di difficoltà personale e/o familiare, disagio scolastico e sociale con l’obiettivo di favorire la loro socializzazione, il recupero di fiducia, la valorizzazione di sé, il rispetto delle regole della vita comune attraverso l’affiancamento di operatori debitamente formati. Nei Centri Educativi Pomeridiani Sono previste anche attività di accompagnamento ai compiti connessi alle attività scolastiche;


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2. il conferimento di tutta l’attività Amm.va svolta dai Servizi Sociali all’Unione Valle del Savio condivisa nel 2014 da parte di tutti i 6 Comuni ha posto – coerentemente con quanto previsto dalla normativa regionale – in capo al Comitato di Distretto, rappresentato dalla Giunta dell’Unione che come sappiamo è composta dai Sindaci del 6 comuni costituenti, il governo di tali attività. Ad ulteriore garanzia e per meglio valorizzare gli strumenti già sopra-richiamati di cui al D.Lgs. 165/01, di pre-fissione degli obiettivi e verifica dei risultati, i 6 Comuni hanno ritenuto opportuno integrare quanto previsto dalla normativa regionale in ordine ai compiti di Governo Locale delle attività sociali, dotandosi di un ulteriore strumento - la “Commissione Welfare” - per meglio accompagnare le attività del Comitato di Distretto-Giunta Unione, regolato al comma 5 dell’Art. 25 del richiamato e vigente Codice delle Norme Regolamentari dei Servizi Sociali di seguito e per completezza riportato:


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5. Il Comitato di Distretto, per meglio accompagnare l’attività istruttoria necessaria all’esercizio delle proprie funzioni, si avvale di apposita “Commissione Welfare” cui partecipano il Direttore di Distretto dell’Azienda USL e i rappresentanti delle Amministrazioni facenti parte dell’Unione dei Comuni. Le funzioni di segreteria di questa Commissione sono garantite dall’Ufficio per la Programmazione Sociale e Sanitaria di cui all’art. 26.
Tale Commissione si esprime mediante apposito verbale conservato agli atti d’ufficio, sottoscritto da componente nominato.
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Quanto nell’interpellanza viene sommariamente attribuito alle sedicenti funzioni dell’ Assessorato è dunque da porre in relazione alle funzioni di Governo Locale svolte dalla Giunta dell’Unione così come coadiuvata dalla richiamata “Commissione Welfare” cui - come già detto - spetta l’indirizzo del livello più alto dell’amministrazione - la dirigenza – mediante l’utilizzo degli strumenti di cui al D.Lgs. 165/01, quali la prefissione degli obiettivi e la verifica dei risultati. Tale esercizio si concretizza mediante gli strumenti propri dell’organizzazione degli Enti Locali tra i quali:

Il Piano di Zona distrettuale per la Salute e il Benessere Sociale;il Piano Esecutivo di Gestione.
Mi preme ricordare come il Piano di Zona distrettuale per la Salute e il Benessere Sociale a valenza triennale sia stato di recente adottato a seguito di una grosso lavoro partecipativo che ha coinvolto centinaia di portatori di interesse (referenti del Terzo Settore, operatori, sindacati e cittadini) nell’ambito di 9 incontri tematici occorsi tra i mesi di febbraio e maggio. Tale Piano prevede per i servizi che fanno riferimento all’Area Minori e Famiglia l’evoluzione di un articolato sistema di interventi, alcuni dei quali anche innovativi che è possibile ritrovare nelle schede 9, 12, 13, 24, 25,di seguito e per completezza riportate a cui integralmente si rimanda;

La declinazione annuale delle previsioni e degli indirizzi generali contenuti nel Piano di Zona convergono negli obiettivi del Piano Esecutivo di Gestione dell’Unione Valle del Savio che nel 2018 haprevisto per i Servizi Sociali ed in particolare per l’Area Minori e Famiglia lo sviluppo e la riforma delle seguenti attività:
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Centro di costo 96
01 - Innovazione della rete dei servizi di inclusione sociale delle famiglie in area minori e famiglie
Nel 2018 si procederà ad un lavoro di riordino del sistema di gestione dell' affido familiare. L'affido è uno strumento di sviluppo e di coesione sociale,delicato e complesso, opportunità alternativa per la crescita di alcuni bambini/ragazzi oggi inseriti in comunità educativa. La normativa nazionale e regionale indicano un quadro organico di riferimento concettuale e operativo per l'affidamento familiare caratterizzato da alcune linee:definizione di affidamento; diritto del minore a vivere in famiglia; sostegno alla famiglia di origine, soggetti/attori protagonisti dell'affido; multidisciplinarità e livelli di responsabilità dell'affido, titolarità pubblica della tutela del minore e temporaneità delle diverse forme dell'affido e dell'accoglienza familiare. La riorganizzazione riguarderà in particolare:
1) gli aspetti promozionali di cura e manutenzione della rete di relazioni con l'insieme delle famiglie affidatarie, le famiglie di originee le associazioni storicamente coinvolte;
2) le funzioni istruttorie mediante l'individuazione di un AS dedicata a tale funzione, l'aggiornamento della collaborazione con l'Ausl della Romagnaper l'organizzazione del lavoro dell'equipe affido;
3) aggiornamento continuo del data base delle famiglie disponibili all'affido famigliare e collaborazione con il servizio sociale terittoriale per l'accompagnamento degli abbinamenti famiglia/bambino. La gestione di tale riorganizzazione sarà affidata ad ASP e la sede in cui tale azioni verranno sviluppate sarà il centro per le famiglie
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In coerenza con quanto testé evidenziato e con la precisa esigenza di evidenziare come i presupposti dell’interpellanza risultino fuorvianti in quanto frutto di infondate aspettative in merito al funzionamento e alla regolazione amministrativa degli Enti Locali non posso non intervenire sui due passaggi in cui in termini generali sono richiamati:
- una non corretta e attenta gestione di relazioni e rapporti fra minori e famiglia;
- una latitanza dei servizi rispetto ad enti ai quali era necessario dare risposte di merito alla prosecuzione e soluzione di azioni per l’affidamento e l’adozione di minori;

In proposito è doveroso ricordare come il Servizio Sociale, in particolare per la gestione delle funzioni di Tutela - già richiamate sopra - poste in Capo all’Area Minori e Famiglia in riferimento alle disposizioni dell’Autorità Giudiziaria, sia per sua stessa natura quotidianamente tenuto a misurarsi con situazioni caratterizzate da forte dialettica, motivata da interessi divergenti che assumono talvolta tratti di elevata conflittualità o contenzioso …si pensi ad esempio alla regolazione del diritto di visita di un bambino, che coinvolge una coppia di genitori in forte conflitto tra loro, che Il Giudice (accade spesso) pone in capo al Servizio Sociale. In tali casi il livello di conflittualità può letteralmente travolgere l’attività del Servizio Sociale che viene chiamato a rispondere di potenziali mancanze, latitanze e omissioni dagli avvocati dei genitori, con finalità puramente strumentale, atta a sostenere interessi di parte che nulla hanno a che fare con il benessere e le necessità del bambino. Per questo non è accettabile il richiamo introdotto genericamente dall’interpellanza ad una non corretta e attenta gestione di relazioni e rapporti e ad unalatitanza dei servizi rispetto ad enti ai quali era necessario dare risposte infine non arrivate.
Sia chiaro che Il Servizio Sociale opera quotidianamente in situazioni altamente critiche, che mettono in gioco, interessi, punti di vista e valori diversi e per questo un richiamo generico non può essere accettato ma è necessario specificare concretamente:
- a quali scorrettezze, relazioni mal riuscite o latitanze si sta facendo riferimento; (credo sia consapevole, consigliere, della gravità delle parole che ha usato, forse nella non piena consapevolezza della complessità delle situazioni a cui faceva riferimento);
- chi sono i soggetti che hanno rilevato tali scorrettezze, a quale titolo le hanno rilevate e che rapporti hanno col servizio sociale;
- quali atti regolativi (od eventualmente anche solo “buone prassi”) risulterebbero essere state ignorate o violate.

Solo fornendo elementi di concretezza è possibile valutare l’effettiva necessità di introdurre i correttivi necessari facendo riferimento a nuovi indirizzi ed obiettivi da porre in capo alle Amm.nicom.li, che partecipano alla Giunta dell’Unione, ovvero - caso per caso - direttamente alla struttura organizzativa dei Servizi Sociali tenendo a riferimento il Dirigente.
Con tutto ciò premesso e integralmente richiamato si entra nel merito di quanto oggetto, punto per punto - di interpellanza.


1) Come l’Assessorato opera e agisce in ordine alla responsabilità che ha riguardo laqualità, l’efficacia e l’efficienzadel funzionamento dei Servizi Sociali ed in particolare nell’area minori;

2) Quali livelli di responsabilità e di competenzaci sono in ordine alle scelte compiute da parte dei Servizi Sociali-Area minori?
Quanto introdotto in premessa dovrebbe avere già chiarito ed evidenziato i limiti della imputazione all’Assessorato (che non è struttura organizzativa dell’Ente) di compiti riguardo alla qualità, l’efficacia e l’efficienza del funzionamento dei Servizi Sociali e più in generale a come è articolata la Governance dei servizi nel territorio dell’Unione. Una lettura del vigente e richiamato Codice delle Norme Regolamentari dei Servizi Sociali - in particolare del CAP IV - potrà risultare utile a comprendere meglio tale cornice e assetto istituzionale.
Più in dettaglio vale invece la pena ricordare in sintesi quanto già articolato sopra, ossia che le funzioni di tutela Minori sono garantite dai Servizi Sociali dell’Unione Valle del Savio nell’ambito dell’insieme di attività svolte dall’Area Minori e Famiglia e nell’ottemperanza di:
-un mandato istituzionale : il servizio opera in un Ente al quale sono attribuite determinate funzioni per legge. Nell’assetto organizzativo è stabilito chi fa cosa e sono  state definite le specifiche responsabilità, dell’organizzazione e degli operatori;
- un mandato giudiziario: prescrizioni e richieste dall’Autorità Giudiziaria nelle sue diverse articolazioni. Tali richieste e prescrizioni definiscono il mandato di cui sono investiti gli operatori sociali, definendo responsabilità e vincoli, non solo del servizio ma anche degli altri interlocutori coinvolti come ad esempio i genitori;
-un mandato professionale : codice deontologico. I colleghi assistenti sociali hanno la responsabilità professionale di valutare la situazione, soppesare eventuali rischi e mettere in campo possibili interventi (si veda in proposito il Capo III del vigente e già richiamato Codice);
Vale la pena inoltre sottolineare come le progettualità in campo nella tutela e nella protezione (affido, adozione, inserimento in Comunità, valutazione capacità genitoriali, sostegno alla genitorialità) sono frutto dell’integrazione con le professionalità sanitarie (neuropsichiatri e psicologi) che avviene nell’ambito di un continuativo lavoro di équipe organizzata con il concorso di diverse competenze professionali e ruoli istituzionali tra cui il costante confronto con figure di consulenza legale onde evitare il rischio che siano di messi in campo interventi inopportuni e lesivi dei diritti delle persone.


3. Quali azioni di controllo e di vigilanza vengono poste in atto sull’azione dei Servizi Sociali, da parte dell’Assessorato di riferimento?
4. Quali sono gli strumenti utilizzati per un’adeguata verifica dell’operato?
Recuperando in sintesi quanto già esplicitato in premessa:
L’Assessorato non è struttura organizzativa dell’Ente. L’Assessore Partecipa, insieme agli altri Assessori dei Comuni dell’Unione, ai lavori della “Commissione Welfare” che coadiuva le funzioni di Governo Locale svolte dalla Giunta dell’Unione e in tal modo indirizza il livello più alto dell’amministrazione - la dirigenza – mediante l’utilizzo degli strumenti di cui al D.Lgs. 165/01, quali la prefissione degli obiettivi e la verifica dei risultati. Tale esercizio si concretizza mediante gli strumenti propri dell’organizzazione degli Enti Locali tra i quali:
Il Piano di Zona distrettuale per la Salute e il Benessere Sociale; il Piano Esecutivo di Gestione.
Ogni informazione utile a qualificare l’intervento del Servizio Sociale in ordine alle famiglie ed ai minori  in carico è riportato in apposito sistema informativo

ARTICOLO 28
SISTEMA INFORMATIVO INTEGRATO
1. I soggetti di cui all’art. 6 comma 2 concorrono, nel rispetto della vigente normativa sulla tutela della riservatezza, alla realizzazione della banca di dati del Sistema Informativo Socio- Sanitario Integrato in cui confluiscono i dati personali, anagrafici e di assistenza sociale, i dati di natura socio-sanitaria, i dati di natura sanitaria, attualmente desumibili dalla Cartella Geriatrica, dalla Cartella Sociale Informatizzata, nonché dagli strumenti di monitoraggio della dotazione protesica attualmente in uso dai summenzionati soggetti e presso gli stessi rinvenibili.
2. L’utilizzo di tale banca dati trova compiuta giustificazione nelle indicazioni regionali ed è finalizzata all’adozione di un modello più razionale di gestione delle risorse informative, in termini di efficienza, qualità e di conseguenza al miglioramento di tutte le attività amministrativo gestionali correlate all’erogazione delle prestazioni oggetto del presente Codice.
3. Le informazioni contenute nel sistema informativo integrato assumono carattere documentale nella Cartella Sociale Informatizzata, o strumenti ad essa comunque afferenti e sono acquisite agli atti dei procedimenti per l’ammissione alle prestazioni sociali e socio-sanitarie.
4. L’Unione adotta modalità comunicative per promuovere, diffondere e sviluppare un orientamento teso a rendere accessibile, trasparente e valutabile il proprio operato in ambito sociale e socio-sanitario da parte dei cittadini.


5. Di fronte ad errori che si possono compiere, quali sono le figure preposte ad una vigilanza in merito?
Già in premessa abbiamo riferito in merito alla difficoltà intrinseca all’attività di tutela svolta dallo stesso Servizio Sociale che, operando quotidianamente in situazioni altamente critiche, che mettono in gioco, interessi, punti di vista e valori diversi può acquisire consapevolezza di eventuali errori – che pure prossono prodursi - esclusivamente a seguito di un’approfondita e puntuale analisi del caso specifico, mentre richiami generici non possono che risultare inefficaci. Come già detto solo fornendo elementi di concretezza è possibile valutare l’effettiva necessità di introdurre i correttivi necessari facendo riferimento:
- a nuovi indirizzi ed obiettivi da porre in capo alle Amm.nicom.li, che partecipano alla Giunta dell’Unione;
ovvero
- caso per caso, direttamente alla struttura organizzativa dei Servizi Sociali tenendo a riferimento il Dirigente.


6. Come viene gestita, migliorata e adeguata, la consapevolezza di essere, da parte dei servizi sociali, in diversi casi, in una posizione di forza che si relaziona e agisce nei confronti di debolezze e di bisogni.
Come già riferito, in cartella sociale si lascia traccia del lavoro svolto formalizzando scelte e passaggiamm.vi, razionalizzando e rendendone per quanto possibile oggettiva l’attività. Si esplicitano gli interventi, i protocolli e le procedure a cui ci si riferisce che definiscono buone prassi e strategie. Si lavora in condivisione a più livelli con incontri periodici di area; di settore; incontri di équipe e garantendo la partecipazione costante ad eventi e opportunità formative.
Per quanto mi riguarda, con la certezza di avere ormai chiarito, a questo punto della risposta, livelli, ruoli, mansioni e funzioni, devo dire con una certo ribrezzo che mai – dico mai – ho anche solo pensato lontanamente che la mia nei confronti dei cittadini che accedono al servizio sociale potesse essere una “posizione di forza” o come tale essere anche solo percepita. Non è certo questo l’approccio che ho utilizzato nelle mie relazioni con i cittadini come amministratore pro tempore; approccio, per altro, contrario al mio credo più intimo e profondo. Come molti cittadini, ne sono certa, potrebbero anche confermarle. Anche l’utilizzo delle parole, consigliere, può fare la differenza, non trova?

Spero che quanto evidenziato risulti utile quantomeno a fare chiarezza sulle funzioni e le responsabilità connesse all’attività del Servizio Sociale, in particolare l’Area Minori e Famiglia, rispetto alle possibilità e agli strumenti concreti che “l’Assessore” può mettere in campo nello svolgimento della propria attivitàamm.va.

Ritengo in proposito utile e doveroso esplicitare innanzi a questo Consiglio una criticità importante con la quale ci siamo misurati e ci stiamo ancora misurando nel corso di questa legislatura, criticità che coinvolge e in parte limita l’attività del servizio Minori e Famiglie per la quale già in altre occasioni ho avuto modo di rappresentare pubblicamente la mia personale preoccupazione. Si tratta dell’elevato turn-over degli Assistenti Sociali, generato prevalentemente da sacrosante e fisiologiche sostituzioni per maternità delle giovani assistenti sociali, unitamente al precariato ancora presente nelle istituzioni pubbliche, che - come sappiamo - i vincoli nazionali sulla spesa pubblica rendono difficoltoso superare.

Nel corso del 2017 siamo riusciti ad attivare la stabilizzazione di 3 Assistenti Sociali, tutt’ora in servizio, che dal 1 gennaio 2018 lavorano con contratto a tempo indeterminato, ma restano ancora in servizio altre 5 Assistenti Sociali con contratti a tempo determinato che solo in una dimensione di continuità pluriennale sarà possibile convertire in contratti a tempo indeterminato. Assicuro che l’impegno alla ulteriore stabilizzazione resta per noi prioritario!
























 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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