La rapida sentenza che ha decretato il fallimento dell’A.C. Cesena, rende purtroppo evidente a tutti la cronaca di una morte annunciata da tempo. Certamente l’indebitamento di oltre 85 milioni di euro (incrementatosi notevolmente anche nel 2018, proprio quando più volte abbiamo ascoltato, da parte degli amministratori della società, annunci rassicuranti oppure la narrazione di non credibili trattative per il salvataggio) indebolisce il nostro territorio.
A rimetterci sono le centinaia di imprese creditrici che - per passione sportiva, oppure nel ricordo della sobrietà seria che ha caratterizzato l’A.C. Cesena per molti anni della sua ultradecennale storia, o in assenza di alternative - si ritrovano con in mano poco più di un pugno di mosche e che oggi sperano nel lavoro, certamente non semplice, che è stato lasciato al curatore fallimentare dottor Mauro Morelli.
A rimetterci è senza dubbio anche la nostra comunità, che si trova a subire un grave colpo d’immagine e di credibilità sportiva, per fortuna bilanciato dal grande segno di passione per i colori bianconeri mostrato da migliaia di tifosi che, garantendo il loro sostegno, rappresentano anche “l’avviamento morale ed economico” per una nuova società come Cesena F.C., sorta sulla base della necessaria trasparenza offerta da un bando pubblico e grazie alla volontà di tante imprese del nostro territorio, che hanno deciso di metterci la faccia.
A rimetterci sono anche i dipendenti dell’A.C. Cesena, che hanno vissuto le incertezze di questi mesi in una situazione di prostrazione vera ed ai quali, anche attraverso le azioni intraprese dai sindacati, vanno garantite tutte le tutele del caso.
Ed a rimetterci sarà anche la nostra città, che - tra la necessità di farsi carico del finanziamento a suo tempo acceso dall’A.C. Cesena per lo Stadio, del rifacimento del manto erboso in vista degli Europei di calcio under 21 del 2019, di una prima fase di gestione dell’Orogel Stadium “Dino Manuzzi” e degli impianti di Villa Silvia - sta subendo un danno quantificabile in circa 2 milioni di euro: una cifra rilevante, rispetto alla quale non va sottovalutato come, naturalmente, nel percorso collegato con il fallimento, il Comune intenda rivalersi per tutelare gli interessi della nostra città.
Questa vicenda ci lascia molti insegnamenti sia negativi che positivi. Tra questi ultimi va identificato l’ottimo lavoro di analisi concretizzato con la richiesta di fallimento avanzata dalla Procura della Repubblica di Forlì, grazie all’impegno del Dottor Filippo Santangelo, intervenuta con largo anticipo a dissipare i fumi di una situazione che per mesi è parsa surreale, tanta era la distanza tra la verità dei fatti e gli annunci di alcuni dei dirigenti dell’A. C. Cesena.Allo stesso modo, e proprio per l’adeguatezza del lavoro preparatorio, sono bastate poche ore al collegio dei giudici del Tribunale di Forlì per dichiarare il fallimento formale dell’A.C. Cesena e così avviare rapidamente un percorso di chiarezza, che tutti attendevamo.Resta invece in tanti il dubbio sulla reale attinenza ai fatti delle analisi condotte in questi anni dalla Covisoc (la struttura che per conto del mondo del calcio dovrebbe tenere sott’occhio almeno le società professionistiche), poiché la sua relazione finale mette in luce problemi amplissimi nella gestione dell’A. C. Cesena, che certamente si sarebbero dovuti evidenziare ben prima. Tra questi, a tutti pare inaccettabile sopratutto la notizia (resa evidente per la prima volta proprio dalla relazione di fine luglio della Covisoc), che l’A.C. Cesena sin dal 2010 non abbia versato l’IVA, per un valore di decine di milioni di euro. Una scelta che, se fosse stata anche solo appena accennata da una delle imprese del nostro territorio, avrebbe provocato immediatamente misure coercitive. Misteri del calcio e non solo, che lasciano l’amaro in bocca a tutti......
Tra le lezioni negative che ci lascia questa vicenda - e che sono molte - va certamente ascritto il castello di informazioni non veritiere fornito in questi anni dalla dirigenza dell’A. C. Cesena alla città, ai tifosi, alle imprese. Personalmente ci augururiamo che le responsabilità di alcuni dei massimi dirigenti (e controllori), che trovo ben maggiori rispetto a quelle di altri amministratori e finanziatori della società, possano essere identificate rapidamente e con la chiarezza che la nostra comunità merita.
Nel frattempo, immaginiamo che quanti, anche in Consiglio comunale - oltre che sulla stampa e sui social network -, auspicavano un coinvolgimento in forma difensiva dei massimi dirigenti dell’A.C. Cesena (a loro dire indispensabile per consentire trasparenza alla vicenda), trovino nella sentenza di fallimento le conferme di quella situazione definitivamente compromessa della quale, evidentemente non a sproposito, da tempo parlavano i rappresentanti del tifo organizzato ed anche l’Amministrazione comunale di Cesena.
L’Amministrazione comunale