Si intitola “Carlo Carrà. Le radici del linguaggio moderno” la conferenza che il professore Renzo Golinucci terrà mercoledì 18 aprile alle 17.00, eccezionalmente nella sala del Palazzo del Ridotto.
L’appuntamento rientra nel ciclo di incontri dedicati all’arte italiana tra le due guerre, curato dall’Associazione Amici dell’Arte di Cesena.
Nato a Quargnento (in provincia di Alessandria) nel 1881, Carrà si avvicina all’arte del disegno già all’età di 12 anni, a causa di una lunga malattia che lo costringe a letto. Inizia a lavorare come decoratore murale prima di iscriversi all’Accademia di Brera. Viaggia a Parigi e Londra, dove entra in contatto con i protagonisti della scena artistica: Delacroix, Paul Cézanne, Gauguin, William Turner, Boccioni e tanti altri. Si avvicina alla corrente divisionista, dove intravede fermenti di rivolta al clima provinciale della pittura italiana. Nel 1909 aderisce al Futurismo: i suoi quadri diventano immagini dinamiche, senza gravità e piene di colori. Nel 1916 le sue opere si riavvicinano al reale e, assieme a De Chirico, avvia la pittura metafisica. Dopo i traumi della guerra, a cui partecipa come interventista, Carrà raggiunge la sua individualità artistica, pur mantenendo alcune caratteristiche della pittura metafisica. Nel 1922 abbandona la metafisica per intraprende una nuova svolta artistica, alla ricerca dell’immedesimazione con le cose e della contemplazione del paesaggio (periodo trascendente). Dopo aver ottenuto le onorificenze di “Cavaliere di gran croce dell’Ordine al merito della Repubblica italiana” nel 1961 e di “Grande ufficiale dell’Ordine al merito della Repubblica italiana” nel 1952, morirà a Milano nel 1966.