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“Te lo do io il barbone”: Diego Angeloni racconta in un libro storie, vizi e virtù della strada

Presentazione mercoledì 11 aprile, ore 21 – Palazzo del Ridotto

 
Mercoledì 11 aprile, alle ore 21, al Palazzo del Ridotto, si terrà la presentazione del libro “Te lo do io il barbone” del giornalista Diego Angeloni. Accanto all’autore interverranno l’Assessora ai Servizi per le persone del Comune di Cesena Simona Benedetti, il Direttore della Caritas Diocesana Ivan Bartoletti Stella e Antonio Dal Muto, che ha firmato le illustrazioni. Coordina l’incontro Francesco Zanotti, direttore del Corriere Cesenate.

Nelle pagine del libro sono raccontati – come recita il sottotitolo – “Storie, vizi e virtù della strada”, raccolti in presa diretta da Angeloni. L’autore ci consegna un testo che è al tempo stesso una guida e un reportage all’interno del mondo dei senza fissa dimora. Un mondo che negli ultimi anni è cresciuto enormemente a causa della crisi, e dove sono stati scaraventati tanti ‘nuovi poveri’, persone che fino a poco prima godevano di un certo benessere e ora, invece, si trovano a vivere in stato di indigenza, reso ancora più duro – se possibile – dalla vergogna, dal senso di colpa e fallimento, dal pensiero di aver deluso le aspettative.
E  proprio a questi ultimi Angeloni dedica  il suo libro, che si rivela “profondo e crudo ma al contempo ironico e tagliente”, come si legge nella presentazione del volume firmata dal Sindaco Paolo Lucchi e dall’Assessora Simona Benedetti.

La prima parte del volume ci accompagna nella difficile giornata dei senzatetto, dalla sveglia all’alba ai colloqui con gli operatori della Caritas per fare piccole richieste (un biglietto d’autobus, una medicina, fare colazione), dalla fila per la mensa a quella per poter fare una doccia…
Nella seconda parte vengono raccontati alcuni episodi di vita vissuta e c’è anche un’appendice sulla rete dei servizi che a Cesena si occupa dei senza fissa dimora.

Il tono è volutamente leggero, ma questo non scalfisce la drammaticità del tema trattato perché  – come si legge nella conclusione - “abbiamo incontrato la carne nuda dell’uomo che ha bisogno di essere rivestita, sfamata, rincuorata, consigliata”.
Una realtà ancora più penosa per chi si ritrova ad essere senza tetto nella propria città.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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