Al termine della prima ricognizione eseguita dal dottor Francesco Maria Galassi, Senior Research Associate presso l’Università di Flinders (Australia), sui resti mortali riesumati sabato scorso nell’Aula del Nuti, sono ancora limitate le informazioni a disposizione.
All’interno dell’urna erano conservati pochi resti scheletrici, verosimilmente di una sola persona: si tratta di parti di ossa degli arti inferiori e di una mano e di un frammento di cranio.
Purtroppo lo stato di conservazione non è molto buono e, tenuto conto anche della loro esiguità, ci sono scarse possibilità di recuperare il DNA.
Sono però stati fatti tutti i campionamenti per eseguire gli esami futuri, primo fra tutti quello con il radio carbonio per consentire la datazione precisa dei resti.
Gli esiti di questo particolare esame arriveranno fra un paio di mesi.
Sulla base dei primi esami, sembra che le ossa possano appartenere a una persona adulta (probabilmente con più di 30 anni).
Per quanto riguarda il sesso, sono pochissimi gli elementi a disposizione, ma potenzialmente i reperti potrebbero essere attribuiti a un uomo.
Una delle poche cose certe, è che la persona era affetta da una forma di periostite, vale a dire un’infiammazione dello strato superiore delle ossa che sicuramente aveva un effetto invalidante.
Da segnalare che all’interno della teca erano presenti anche due suole di calzature, che sono state riconosciute come manufatti dell’epoca di Malatesta Novello.
Inoltre, sono stati ritrovati frammenti di legno (probabilmente delle precedenti casse in cui le spoglie hanno riposato), frammenti di ossa animali e due tubi di piombo, che probabilmente custodiscono le pergamene a memoria delle due precedenti esumazioni (1812 e 1905).