Bruxelles sta vivendo settimane di fuoco in vista dell'approvazione del bilancio comunitario 2011, prevista per la fine di novembre. Le decisioni che verranno prese non riguarderanno solo l'esercizio finanziario del prossimo anno, ma avranno ripercussioni anche sul sistema relativo ai futuri quadri finanziari pluriennali (QFP) successivi al 2013. Forti dibattiti si stanno sollevando nelle aule delle istituzioni europee: per la prima volta il Parlamento e il Consiglio avranno infatti pari poteri nell'adozione del bilancio, così come previsto dal Trattato di Lisbona. Tuttavia il raggiungimento di un accordo è necessario per non paralizzare il sistema in un momento di grande e profonda crisi a livello mondiale.
Non raggiungere un accordo sul bilancio 2011 significa mancato aumento annuale del 2,9% (3,5 miliardi su un totale di 123) delle risorse disponibili per le politiche UE. Senza un accordo, dunque, a partire da gennaio, il finanziamento dell'Unione viaggerà con il sistema dei "dodicesimi provvisori": si prende il bilancio 2010, lo si divide rigidamente per i 12 mesi dell'anno, e si definiscono i tetti di spesa mensili, imponendo limiti invalicabili alle varie rubriche di spesa.
Sarà il 2011, tuttavia, a registrare una vera rivoluzione: l'intero sistema del bilancio UE, inaugurato nel 1988 con l'introduzione delle prospettive finanziarie pluriennali, subirà difatti una profonda revisione, che lo renderà più funzionale alle sfide che l'Europa sta affrontando in questo nuovo millennio. A tal proposito, la Commissione è tenuta a presentare entro il 1° luglio delle proposte che tengano conto delle delicate condizioni economiche dell'Unione, nonché delle politiche e delle responsabilità derivate dall'entrata in vigore dell'ultimo Trattato. Dovrà proporre modifiche anche nell'ambito delle risorse proprie dell'UE e, nella seconda metà del 2011, avanzerà poi le proposte legislative relative all'attuazione delle future politiche comunitarie.
L'eccessiva rigidità del sistema
L'attuale modello di bilancio, che riguarda il periodo 2007-2013, è caratterizzato dalla prevedibilità della spesa a medio termine. Se da una parte ciò garantisce la copertura dei costi prestabiliti all'inizio del quadro finanziario, dall'altra restringe i margini di manovra dell'Unione in relazione a improvvise necessità o a cambiamenti di natura politica, economica e sociale che possono presentarsi nel corso del tempo. L'eccessiva rigidità del sistema impedisce di reagire con la dovuta prontezza anche di fronte a emergenze internazionali. La mancanza di flessibilità ha rallentato l'erogazione di contributi europei, per esempio, in occasione dello tsunami del 2004 e nel 2008, quando l'impennata dei prezzi dei generi alimentari ha reso necessario uno stanziamento straordinario di fondi a tutela dei Paesi in via di sviluppo.
Un bilancio in linea con gli obiettivi UE
Il bilancio costituisce, assieme all'adozione di normative e al coordinamento politico, uno degli strumenti fondamentali per il raggiungimento degli obiettivi dell'UE.
Il nuovo modello dovrà rispondere agli orientamenti del Trattato di Lisbona, che attribuisce notevole importanza ai settori dell'energia, del clima, della giustizia e degli affari interni, così come al ruolo dell'Unione in ambito internazionale. Allo stesso modo dovrà garantire la realizzazione della strategia Europa2020 per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva. A soluzioni integrate, necessarie per il raggiungimento degli obiettivi di Europa2020, non può più affiancarsi un fondo unico, ma sarebbero necessari strumenti finanziari integrati.
Il valore aggiunto europeo sulla spesa pubblica
I pesanti tagli apportati dagli Stati membri alla spesa pubblica nazionale rischiano di aggravare l'effetto della crisi finanziaria, riducendo la capacità di ripresa in settori trainanti dell'economia quali l'industria, le infrastrutture, l'innovazione tecnologica. La debolezza delle economie nazionali ha dimostrato che solo attraverso un'azione comune l'Unione Europea riuscirà a contrastare la minaccia della recessione.
L'incidenza della spesa pubblica sul bilancio UE (122,9 miliardi di euro nel 2009) è stata finora estremamente inferiore rispetto a quella sui bilanci dei singoli Stati: le stime la collocano infatti intorno all'1% del PIL, una cifra molto lontana dal 45-50% del PIL a cui ammontano le spese nazionali. Il nuovo modello di bilancio potrebbe alleggerire la pressione della spesa pubblica sui governi nazionali, favorendo la condivisione a livello europeo dei servizi comuni, in un'ottica di economia di scala. Malgrado gran parte delle voci di spesa debba rimanere di competenza dei singoli Stati (in ambiti come sanità, istruzione e sicurezza sociale), contributi comunitari potrebbero contribuire a migliorare l'efficienza finanziaria degli Stati membri, coprendo la spesa per azioni che i singoli Paesi non riescono spesso a finanziare (come l'eccellenza nella ricerca) o per "beni pubblici" importanti per l'intera Unione Europea ma sottoposti a complessi iter burocratici a livello nazionale (ad esempio, quelli legati alle questioni transfrontaliere).
Il bilancio dell'Unione deve continuare a dare un supporto concreto agli Stati membri anche in nome del principio di solidarietà: azioni concentrate da un punto di vista geografico (come la protezione delle frontiere esterne o le iniziative locali per la salvaguardia ambientale), possono apportare benefici all'intera comunità. Come dimostrato dai dati relativi alla programmazione passata, non si tratta di una spesa a fondo perduto ma di un investimento: la politica di coesione relativa al periodo 2000-2006 ha portato nel 2009 a un aumento del PIL dell'UE25 dello 0,7%, a fronte di una spesa dello 0,5% del PIL.
I punti chiave del nuovo sistema di bilancio
Quali sono i temi su cui la Commissione sta elaborando le sue proposte? Ecco una breve descrizione dei punti esaminati.
Il futuro bilancio comunitario dovrebbe tener conto dell'allargamento dell'Unione Europea e andrebbe a supportare la governance economica al fine di realizzare quella stabilità macroeconomica e quelle riforme strutturali necessarie al raggiungimento degli obiettivi di Europa2020. La sua efficacia dovrebbe essere aumentata attraverso il finanziamento di progetti innovativi con un alto valore aggiunto europeo, in modo da amplificare su larga scala l'impatto di tali contributi e agire da leva degli investimenti; ciò potrebbe essere realizzato attraverso l'utilizzo di nuovi strumenti finanziari, che vedano collaborazioni tra la Banca Europea degli Investimenti (BEI) e altri partner, come la Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo (BERS) e le banche di sviluppo degli Stati membri. L'erogazione di obbligazioni europee per il finanziamento di progetti andrebbe anch'essa a stimolare gli investimenti privati, mentre la creazione di una struttura a supporto dei grandi progetti, distinta dall'UE ma da essa finanziata, permetterebbe la migliore gestione di interventi su larga scala. Attraverso un equo e approfondito sistema di valutazione delle proposte progettuali, potrebbe essere incentivato l'uso di risorse UE in ambiti diversi dalla politica di coesione, in cui già avviene. La riforma del bilancio dovrebbe partire dalla riorganizzazione e semplificazione della sua struttura, più aderente agli obiettivi di Europa2020. Dovrebbe essere riesaminata anche la durata dei quadri finanziari pluriennali, che potrebbe passare dagli attuali sette anni a cinque anni, in linea con la durata del mandato della Commissione e della legislatura del Parlamento. Nuove misure per aumentare la flessibilità del bilancio nel far fronte a interventi straordinari sono necessarie, come ad esempio la possibilità di anticipare, rimandare o stornare delle spese nelle varie rubriche, oppure l'aumento della portata dello Strumento di Flessibilità e della Riserva per gli Aiuti d'Urgenza. Gli oneri amministrativi dovrebbero essere ridotti al minimo e semplificati, e una sana gestione finanziaria dovrebbe essere garantita grazie a un sistema di controllo più efficace e sviluppato a livello locale.
Le risorse proprie dell'UE
La riforma del bilancio non può che andare di pari passo con un'evoluzione del sistema di finanziamento dell'Unione Europea. Molte proposte sono state vagliate negli scorsi anni, e tre saranno probabilmente i punti chiave su cui si muoveranno le modifiche del sistema: la semplificazione della contribuzione degli Stati membri, che prevede la sostituzione della risorsa propria basata sull'IVA, in uso attualmente, con una basata sul RNL (Reddito Nazionale Lordo); l'introduzione di una o più risorse proprie nuove (tra le proposte figurano un'imposta europea sull'energia, una sul trasporto aereo, l'introduzione di un'IVA europea, un'imposta europea sulle società o le entrate derivanti dalla vendita del sistema di scambio delle quote di emissioni di gas a effetto serra); la soppressione dei meccanismi di rettifica. Verrebbero in ogni caso mantenute le caratteristiche essenziali del sistema di finanziamento, che deve contribuire in maniera stabile e sufficiente al bilancio dell'Unione: sarebbe infatti rispettata la disciplina di bilancio così come l'attuazione di misure per mantenere il pareggio di bilancio.
Il nuovo bilancio comunitario si preannuncia come uno strumento più attento alle esigenze degli Stati membri e dei loro cittadini rispetto al passato, capace di stimolare la crescita economica ma anche la coesione sociale dell'Unione. Se le proposte della Commissione verranno approvate, il bilancio sarà un valido supporto alle sfide che l'UE dovrà affrontare a livello globale e contribuirà alla crescita di un'Europa più attenta all'ambiente, all'innovazione e alla ricerca. Un'Europa lanciata verso il futuro.
Fonte: europafacile