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Restauri a porte aperte per i codici malatestiani

Primo appuntamento sabato 25 febbraio, ore 9.30-13, Sala Verde della Biblioteca

 
Restauri a porte aperte per i codici della Biblioteca Malatestiana. Fino a giugno, un sabato al mese, i cittadini cesenati avranno la possibilità di osservare da vicino l’opera delle restauratrici Roberta Stanzani e Silvia Bondi di Formula Servizi, impegnate a riportare all’antico splendore i manoscritti  malatestiani affidati alle loro cure. 

Il primo appuntamento è per sabato 25 febbraio, dalle ore 9.30 alle ore 13, nella Sala Verde della Biblioteca.Stesso luogo e stesso orario per gli appuntamenti successivi, previsti nelle seguenti date:
- 25 marzo- 22 aprile- 20 maggio- 17 giugno. 

Con questa iniziativa – che replica quella già proposta in occasione della Giornata del Manoscritto – prosegue il programma di restauro che, negli ultimi tre anni, ha portato a intervenire su 38 codici malatestiani grazie al sostegno economico di cittadini, associazioni e imprese cesenati, attraverso la formula dell’Art Bonus. 

“Una formula che prosegue anche quest’anno – sottolineano il Sindaco Paolo Lucchi e l’Assessore alla Cultura Christian Castorri – a testimonianza di quanto i cesenati abbiano a cuore la ‘loro’ Biblioteca. In questi primi mesi dell’anno sono già tre i manoscritti  ‘adottati’ da sponsor, a cui presto se ne aggiungerà un quarto; ci auguriamo che altri possano aggiungersi nei prossimi mesi.

Intanto, proprio di questi tre manoscritti si prenderanno cura le restauratrici in questa fase.
Uno è il codice S.V.4, appartenuto a Giovanni di Marco, medico di Malatesta Novello: risalente al XIV secolo, contiene le opere di Galeno e Ippocrate. Appartengono, invece, al corpus malatestiano propriamente detto (cioè dei codici commissionati espressamente da Malatesta Novello per la sua libraria) gli altri due codici: il primo è il D.XVI.4, in cui sono stati trascritti i Quodlibeta di Enrico di Gand. Il secondo è, il codice D.XII.4, databile al XV secolo, vergato in scrittura umanistica per mano del copista Jean de Epinal e contenente tre opere di San Cipriano”.  

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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