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Nel Giorno del ricordo a Cesena doppia cerimonia

Esposta una corona nel giardino dedicato alle vittime delle foibe e consegnata la medaglia commemorativa ai famigliari del carabiniere Arturo Gianesi

 
Due momenti  hanno contrassegnato quest’anno la commemorazione del Giorno del Ricordo, istituito nel 2004 “al fine di conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell'esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale”.

Alle ore 11 il Sindaco Paolo Lucchi, il Prefetto di Forlì-Cesena Fulvio Rocco De Marinis,  l’Assessore Christian Castorri, la Consigliera provinciale Chiara Santero e il Presidente del Consiglio Comunale Andrea Pullini hanno posato una corona di alloro nel giardino dedicato alle “Vittime delle Foibe”.

Alla cerimonia hanno partecipato le autorità civili e militari e i rappresentanti delle associazioni combattentistiche.Alle ore 11.30, nella Sala degli Specchi del Palazzo Comunale il Prefetto Rocco De Marinis ha consegnato a Ezio e Gabriele Gianesi  la medaglia commemorativa del Giorno del Ricordo concessa alla memoria del loro zio Arturo Gianesi. Alla cerimonia erano presenti il Sindaco di Cesena Paolo Lucchi e il Sindaco di Cesenatico Matteo Gozzoli. 

Arturo Gianesi, nato a Cesenatico nel 1921, era un giovane carabiniere dichiarato disperso durante la Seconda Guerra Mondiale.  La sua sorte era rimasta avvolta nel mistero fino a pochi anni fa, quando grazie a ricerche di archivio, è stato possibile ricostruire la sua vicenda.  E’ stato, così, appurato che Gianesi era uno dei Carabinieri che nel giugno del 1944 si trovavano a Pedena (oggi Pican, in Croazia) quando la loro caserma fu attaccata dai titini. Rimasti senza munizioni, trattarono la resa, e furono rinchiusi nella scuola del paese.
A dispetto delle rassicurazioni ricevute, nei giorni successivi molti loro – e fra essi anche Arturo Gianesi – furono  portati fuori da Pedena e vennero uccisi; con ogni probabilità i loro corpi furono gettati dentro una delle cavità naturali presenti in quella zona. 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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