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Biomorfismi

Evento collaterale domenica 6 novembre, in occasione del finissage

In esposizione presso la Galleria Comunale d'Arte del Palazzo del Ridotto di Cesena,c'è la mostra

"Biomorfismi"

dedicata agli artisti Piero Gilardi, Mattia Moreni e Francesco Bocchini, alla quale interverranno l'Assessore alla Cultura Christian Castorri e la curatrice Marisa Zattini.

La mostra "Biomorfismi" pone l'accento sul rapporto Uomo/Natura e sulla sua eticità, nel concetto più ampio che comprende la "commons art". Proseguiamo così nelle indagini del contemporaneo italiano attraverso le opere di questi interessanti "navigatori solitari". Il binomio Uomo-Natura connota fortemente l'opera di questi significativi artisti.


PIERO GILARDI (Torino 1942) sottolinea «nella dimensione fenomenologico-esistenziale, le sue preoccupazioni per la tecnologizzazione del mondo e la lettura critica della civiltà dei consumi sono tematiche ricorrenti in tutta la sua creatività a cominciare dai famosi tappeti-natura, opere che mantengono il concetto di lavoro artistico come atto relazionale in cerca di nuove possibilità estetiche e linguistiche offerte dalla società del consumo». 
Nelle opere biomorfiche l'artista persegue l'obiettivo della interattività, multidimensionalità e polisensorialità. Le minacce agli equilibri naturali, fortemente sentiti e denunciati come pure i disequilibri sociali, prendono corpo in opere ibridate, installazioni interattive declinate fra "naturale/artificiale" dove la dimensione ecologista si fonde con una energia "in fibrillazione". Lo stesso artista - nel recentissimo libro La mia biopolitica (Prearo editore, Torino 2016), che raccoglie scritti che vanno dal 1963 al 2014 - si interroga sul ruolo culturale e sociale «della sua frattale soggettività di uomo e di artista».


MATTIA MORENI (Pavia 1920-Brisighella 1999) può essere definito artista dall'urlo barbarico. Nel suo monologo n.°2, L'assurdo razionale perché necessario, si legge che «la fantasia è una nevrosi chimica di cui non conosciamo ancora la combinazione». E ancora: «Il perché è la molla del fare; il modo e il come è il linguaggio». Perché «il linguaggio non è parlare, non è neanche l'estetica; il linguaggio è la nascita di cose, di fenomeni e di significati diversi, direi quasi incomprensibili anche se decifrabili; e le interpretazioni sono punti di vista geografici».

Per questa mostra sono stati selezionati alcuni cartelli, angurie, alberi ed una suggestiva scultura, provenienti da collezioni romagnole. Tutti "smisurati feticci" che appartengono ad un ordine sensoriale-intellettuale.

La scelta dello scultore FRANCESCO BOCCHINI (Cesena 1969) mira alla valorizzazione di un nostro artista del territorio - anche se ben conosciuto a livello europeo - che ben si allinea all'operato dei due grandi mastri italiani per aver «vissuto in maniera totale e sincera, sotto il segno di un codice poetico e artistico preciso, originale, assoluto il processo della creazione» (M. Cavallarin). Il suo è un mondo fatto di metafore ferrose e di assemblaggi complessi che raccontano geografie "ornamentali" di ordinaria quotidianità e memoria. Per questo evento sono state selezionate alcune composizioni floreali ed alcune sue tipiche "vetrinette".


Orari:
Ingresso: gratuito
Durata: 9 ottobre < 6 novembre 2016
Orario: 16.30 alle 19.30
dal martedì alla domenica
10,30 - 12,30 mercoledì, sabato e domenica

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Evento collaterale: domenica 6 novembre

Domenica 6 novembre 2016, alle ore 17.00, avrà luogo la presentazione del libro

"Il respiro dei luoghi - Conversazione con Monica Guerra", di Daniele Callini, edito da IL VICOLO Divisione Libri (Cesena, 2014).

Questo terzo ed ultimo evento collaterale in programma, arricchisce ulteriormente il dibattito aperto con la mostra sul rapporto Uomo/Natura, concentrandosi sui legami che inevitabilmente si instaurano tra l’uomo e gli innumerevoli “luoghi” in cui si ritrova a vivere nel corso della sua esistenza. È possibile,in questo caso, parlare di legami simbiotici poiché spesso,la vita dell’uomo viene influenzata proprio dai luoghi in cui ha deciso di fermarsi(e viceversa).

«Cercatori di noi stessi, estranei talvolta alla nostra stessa identità, rischiamo di farci presenze effimere, impersistenti. I luoghi diventano specchi che ci riflettono e ci reinventano all’infinito; sono fuochi che riattivano il nodo centrale della nostra identità intersecando altri nodi, altri punti, altri uomini in presentia e in absentia».
I luoghi ripercorsi nelle parole del sociologo DANIELE CALLINI e in quelle del poeta MONICA GUERRA tessono nuove trame geografiche, allargano gli orizzonti della mente e contribuiscono alla dilatazione di nuove forme di visione.

Così, riscopriamo che nelle diramazioni della vita ci sono “luoghi” e memorie di spazi, di suoni, di odori che non ci abbandonano mai e che possono fare ritorno, talora irrompendo all'improvviso e segnando per sempre la nostra “strada maestra”. Si attuano allora “subsidenze” del nostro essere, sprofondamenti in singoli frammenti. Perché il presente rinnova continuamente il proprio asse/guida nel passato e il passato, mediante l’emozione del ricordo - lui, che conferisce valore al percorso - si modifica nel presente, in ogni presente che gli fa seguito. Perché nulla si acquieta nel tempo ma tutto si trasmuta. Così anche i luoghi si modificano e trascolorano a seconda delle stagioni della nostra anima e diversamente nell’atteggiamento degli uomini che nel tempo li attraversano. Emotivamente ricordiamo e dimentichiamo perché i luoghi che abbiamo vissuto, i luoghi che abbiamo visitato e fatto nostri sono spazi privilegiati della nostra vita e per questo ci contengono all’infinito.

DANIELE CALLINI è nato a Ravenna il 31 agosto 1961 e vive a Brisighella. Sociologo, ha insegnato per molti anni in diversi Atenei e Facoltà, corsi di laurea e di specializzazione. È stato per un decennio amministratore di una società di ricerca e formazione. Oggi è professore presso l’Università IUS di Venezia e consulente di diversi sistemi organizzativi e educativi. È autore di numerose pubblicazioni su cambiamento, complessità, apprendimento. Ha di recente fondato la Libera Officina, un laboratorio per la crescita di persone e organizzazioni.

MONICA GUERRA è nata a Faenza il 4 ottobre 1972, dove vive attualmente. Trascorsa l’infanzia a Tredozio, antico borgo dell’Appennino tosco-romagnolo, si è trasferita negli Stati Uniti dove ha studiato e compiuto le prime esperienze di lavoro. Conseguita la laurea e un Master in Business Administration è divenuta, negli anni, imprenditrice, ma il suo più prezioso oggetto d’amore è la poesia. Ha pubblicato diversi brani all’interno di raccolte e volumi dedicati a concorsi letterari.
Raggi di luce nel sottosuolo, pubblicato da Albatros nel 2013, è la sua prima silloge monografica.

 
 
 
 
 
 
 
 
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