Con Ettore Scola se ne va l'ultimo maestro della commedia all'italiana, genere con cui era cresciuto prima come sceneggiatore (in particolare di Pietrangeli e di Risi, in coppia con Ruggero Maccari) e poi come regista. Dalla commedia, di cui ha firmato alcuni degli esempi migliori come "Dramma della gelosia" e "C'eravamo tanto amati", se ne era in parte staccato nel prosieguo del suo cammino, senza mai rinnegarla, aggiornandola semmai.
Perché, solo per citare le sue opere più celebri e riuscite, se "Una giornata particolare" (uno dei suoi capolavori) e "Concorrenza sleale" virano al drammatico, "La terrazza", "La famiglia", "Che ora è?", "La cena" arrivano invece da quel megagenere che ha marcato la storia del nostro cinema.
A Scola il Centro Cinema cesenate aveva dedicato una rassegna importante (e il relativo catalogo, il primo a lui dedicato in Italia) nel lontano 1982. Con Franco Bazzocchi lo avevamo incontrato a Roma e ci eravamo dati appuntamento a Cesena. Appuntamento che saltò perchè proprio in quel periodo Scola fu colpito da infarto. I contatti con lui, comunque, rimasero e l'incontro con Cesena avvenne un decennio dopo quando il regista nato a Trevico arrivò in città per inaugurare la mostra su Antonio Pietrangeli, nel gennaio del 1993.
In seguito ci si rivide soprattutto in Francia ai festival di Annecy (di cui era presidente) e di Bastia nel 2006, quando Cesena venne ospitata con una folta delegazione. Tutte le volte che ci si incontrava era sempre molto cordiale, si interessava della vita culturale cittadina e voleva essere aggiornato sull'archivio Pietrangeli (chi lo frequentava e quali iniziative venivano promosse).
Lo ha fatto anche alla fine dello scorso settembre ad Annecy quando, pur essendo molto provato, aveva voluto portare il suo sostegno al direttore Jean Gili e a quel festival che tanto amava e che considerava così importante per la promozione del cinema italiano.
Antonio Maraldi