Sullo stemma di Cesena, riportiamo un brano tratto dall'articolo di Ivan Severi apparso nel libro “Cesena di una volta. 2 – Storie e immagini della città sul Savio”, a cura di Bernardeschi, Giordano, Pieri, Ed. Ponte Vecchio, Cesena 2020, pagg. 42-47.
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Secondo una vecchia tradizione, a molti probabilmente nota, il nero e il bianco dello stemma di Cesena rappresentano la pacificazione tra Guelfi e Ghibellini; pochi appassionati di araldica, invece, sapranno che il cosiddetto lambello o “capo d’Angiò”, sempre secondo questa tradizione, sta ad indicare l’appartenenza guelfa tra Duecento e Trecento; ignota ai più, infine, è la certa origine malatestiana della dentellatura (e, forse,
anche del capo coi gigli).
Anche altri aspetti delle ricerche e degli studi sul nostro stemma sono pressoché ignoti: la tradizione secondo cui il nero e l’argento (in araldica, non esiste lo smalto bianco, ma l’argento) costituiscano i colori che contraddistinguono Cesena verosimilmente fin dal ‘300; il fatto che il primo stemma che ci è giunto sia però del 1470; e che l’età malatestiana, che pur vide il trionfo dei colori dei Signori (in principal modo, rosso, verde e
bianco/argento) abbia lasciato nelle insegne di Cesena probabilmente solo dettagli decorativi; la circostanza che vi siano studi che abbiano, pochi anni fa, messo in discussione queste tradizioni e ricondotto, invece, pressoché l’intero stemma (lambello, bordura e smalti) all’araldica malatestiana.
Cerchiamo di fare luce su questi aspetti, partendo dai dati di fatto.
Come sancito dal Decreto Regio del 24 aprile 1927, la corretta blasonatura araldica dello stemma del Comune di Cesena - segno distintivo della sua personalità giuridica - è la seguente: “Troncato di nero e d’argento, alla bordura dentata di nero e d’oro, col capo di Angiò. Corona di città”.
Detto “capo d’Angiò” è costituito da lambello (tipo di rastrello) a quattro denti di colore rosso, e tre gigli dorati di Francia (in araldica: fiordalisi), il tutto in campo azzurro.
La forma dello scudo è sannitica (dal XVIII secolo, la forma più diffusa, e per questo definita anche “moderna”), mentre l’unica decorazione (in araldica: ornamento) che compare nello stemma posto nel Gonfalone Comunale è - come recita il decreto - una corona murale turrita detta “di città”: ultimo esempio delle molte tipologie di corone che
hanno sormontato lo stemma nel corso dei secoli, è costituita da un cerchio di muro aperto di quattro porte e due finestre (due in vista), sostenente otto torri merlate d’oro (di cui cinque in vista), munite di cordone di muro d’argento, cimato da una guardiola con quattro torricini d’oro.
Come curiosità, rileviamo che, tra le città maggiori, la conformazione dello stemma a smalti orizzontali nero e argento avvicina lo stemma di Cesena a quello di Ferrara, mentre (con smalti invertiti, quindi con l’argento nella sezione superiore) questa bipartizione si ritrova nello stemma di Siena.
Per l'origine storica dello stemma e altri approfondimenti, si invita a consultare l'articolo di Ivan Severi sotto allegato