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Storia di Cesena

I primi insediamenti sparsi di etnia umbra ed etrusca sono del VI-V sec. a.C., ma è dopo l’invasione gallica del IV sec. che spinge le popolazioni italiche verso la pianura fino a oltre Ravenna che viene forse fondato un villaggio umbro alle prime pendici del colle Garampo, tra il Savio/Sapis e un torrente che sarà poi chiamato Cesuola.
 Il nome di Caesena è di difficile interpretazione: la radice Ces- pare certo che rimandi a un “taglio”, probabilmente quello provocato dal corso del torrente, oppure da un antico disboscamento. La pronuncia potrebbe essere stata Caésena, come per la florida Sarsina/Sàssina, maggior centro del territorio fin dalla fondazione umbra. 

Il "Campanone" di Palazzo del Ridotto
Il "Campanone" di Palazzo del Ridotto

Con l’arrivo dei Romani e la fondazione nel 268 a.C. della colonia di Rimini/Ariminum, la pianura romagnola è sottoposta alla colossale centuriazione che, presumibilmente tra il 235 e 220 a.C., suddivide la campagna in un perfetto reticolato ancora oggi visibile. Nell’età imperiale, Curva Caesena è uno degli oppida che difendono il territorio, fino alle incursioni dei barbari e al crollo dell’Impero.

Presa dai Goti di Teodorico, viene riconquistata dai Bizantini e, a metà del VI sec., entra a far parte dell’Esarcato, contestualmente all’origine della diocesi locale. Dopo le campagne di Pipino il Breve (VIII sec.), Cesena rientra infine nei territori sotto il controllo del Papa pontificio, primo nucleo di quello che sarà lo Stato della Chiesa. Un ruolo di estrema importanza riveste in questi secoli la figura dell’Arcivescovo di
Ravenna, feudatario dell’Imperatore, il quale possiede terreni e castelli nel cesenate, e detiene un potere assai ampio.

Solo verso la fine del XII sec. Cesena può dirsi libero Comune. Nel secolo successivo essa oscilla tra la sottomissione alla Chiesa o ai signori locali e il desiderio di libertà, tanto che Dante, nel Canto XXVII dell’Inferno, le dedicherà un’intera terzina: “E quella cu’ il Savio bagna ‘l fianco,/ così com’ella sie’ tra ‘l piano e ‘l monte,/ tra tirannia si vive e stato franco”. Nel ‘300 la breve Signoria degli Ordelaffi viene interrotta dall’intervento del cardinale Egidio Albornoz, che per conto del Papa sottopone la rocca, fieramente difesa da Cia degli Ordelaffi, a un lungo assedio (1357).
La città riconquistata viene dotata di un nuovo palazzo del rappresentante papale, che porta ancora oggi il nome dell’Albornoz ed è sede del Comune.

 
 
Il taglio di via C. Battisti (veduta aerea degli anni '50)
Il taglio di via C. Battisti (veduta aerea degli anni '50)

Di lì a poco, nel 1377, la città viene coinvolta suo malgrado nella cosiddetta “Guerra degli Otto Santi”, promossa da Firenze contro il Papa, che intende tornare a Roma dopo gli anni di Avignone. Cesena, pur fedele al ponteficie, vede i soldati mercenari bretoni, comandati da Roberto di Ginevra (futuro antipapa Clemente VII) e del condottiero Giovanni Acuto, mettere a ferro e fuoco la città. I cronisti del tempo inorridiscono di fronte alla strage e riferiscono d’alcune migliaia di morti: per Cesena il terribile “Sacco dei Brettoni” è una sorta di dolorosa cesura nella sua storia.

L’anno seguente al tremendo fatto, il nuovo papa Urbano VI assegna in vicariato quello che rimane della città al Signore di Rimini Galeotto Malatesta: ha inizio per Cesena l’età dei Malatesta, quello che sarà il momento di maggior splendore nella sua storia. A Galeotto succede già nel 1385 Andrea, il primo Malatesta di Cesena, che dà alla città la piazza maggiore (oggi del Popolo) e la nuova Cattedrale, ricostruita al piano rispetto alla cima del colle e aperta nel 1398.

 
Il Colle Garampo e l'antico tracciato della Via Emilia (Foto dei primi anni '70)
Il Colle Garampo e l'antico tracciato della Via Emilia (Foto dei primi anni '70)

Ad Andrea succederà Carlo e, dal 1433, Malatesta Novello. Costretto a rinunciare presto alla vita militare, in compagnia della moglie Violante di Montefeltro sarà signore assai benevolo; da appassionato bibliofilo e fine
mecenate, dona alla città una Biblioteca che, ricavata all’interno del convento dei Francescani tra 1447 e 1452 su progetto del Nuti discepolo dell’Alberti, e inaugurata il 15 agosto 1454, rimane ancora oggi intatta nei suoi valori e nella sua bellezza.

Alla morte di Novello (1465), Cesena torna sotto i Papi, che fanno completare la poderosa Rocca e la cinta muraria. Ma già nel 1500 la Romagna conosce un nuovo padrone: Cesare Borgia il Valentino (sarà celebrato da Niccolò Machiavelli nel Principe), che costituisce un ricco ducato con l’aiuto del padre, papa Alessandro VI. 

 
Cesena agli inizi del Settecento
Cesena agli inizi del Settecento

La città, che del nuovo stato doveva essere la capitale, viene visitata da Leonardo da Vinci (1502), che si reca anche al Porto Cesenatico. Caduto l’effimero ducato, Cesena torna definitivamente alla Chiesa e vivrà a lungo come periferico centro culturale, attorniato da un vasto e povero territorio agricolo. 

Dopo che nel 1724 l’Orsini, già vescovo di Cesena, era divenuto papa col nome di Benedetto XIII, da fine secolo Cesena sarà “madre di Papi”, con due lunghi pontificati di nostri concittadini: Pio VI (Giovanni Angelo Braschi, 1775-99), morto esule in Francia sotto Napoleone, che ha nel frattempo già conquistato le Legazioni; e Pio VII (Barnaba Gregorio Chiaramonti, 1800-23), che lotterà strenuamente col nuovo Imperatore. Anni dopo, il marchigiano Pio VIII Castiglioni (1829-30) completerà il periodo dei papi cesenati, grazie al suo passato da vescovo nella nostra città.

Durante il Risorgimento, Cesena partecipa attivamente ai moti libertari con personalità tra le quali spiccano le figure di Eduardo Fabbri, di Leonida Montanari, dei Comandini e anche di Maurizio Bufalini, un medico e professore che poi si coprirà di onori a Firenze e a cui la città intitolerà il suo ospedale. La Cesena borghese ha i nuovi poli di attrazione nel nuovo Teatro Comunale (1846, che sarà anni dopo intitolato al grande
tenore Alessandro Bonci, gloria della lirica mondiale) e nel vicino Giardino Pubblico.

 
Colle Spaziano con l'Abbazia del Monte
Colle Spaziano con l'Abbazia del Monte

Con l’Unità d’Italia per Cesena ha inizio un periodo di accese lotte politiche tra le componenti liberale moderata (in cui spicca Gaspare Finali e del direttore del “Cittadino” Nazareno Trovanelli), repubblicana (sulle orme del garibaldino Eugenio Valzania), socialista (con Pio Battistini, che cadrà vittima delle faide): ad un fine ‘800 in cui prevalgono i liberali, segue un primo ‘900 di stampo repubblicano, segnato dalla figura di Ubaldo Comandini. È di questo periodo la breve ma luminosissima vita di Renato Serra, morto giovane su Carso (1915), ma già entrato, con L’Esame di Coscienza di un Letterato, nella storia della nostra letteratura.

La seconda guerra mondiale, con la Linea Gotica che corre sul crinale appenninico a pochi chilometri da Cesena, segna profondamente la vita cittadina. Nel dopoguerra si assiste alla ricostruzione e alla rapida crescita economica di Cesena e del suo territorio, tanto da divenire una florida realtà di rilievo soprattutto nel
comparto agroalimentare (sede per anni della fiera internazionale Macfrut), ma anche in altri settori economici. Dal 1992 parte della nuova Provincia di Forlì-Cesena, la città ha anche mantenuto nel corso degli anni una tradizione di attivo centro culturale, con la Biblioteca Malatestiana (dal 2005 inserita tra le “Memorie dell’Unesco”)suo centro propulsore, e una qualità della vita apprezzata anche dai numerosi studenti che vengono a frequentare le diverse facoltà universitarie presenti in città
 
 

Testi di Ivan Severi

 
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