Più gradualità negli scatti da uno scaglione all'altro e più equità rispetto alle condizioni economiche delle famiglie: questi gli obiettivi che si intendono raggiungere con le nuove modalità di determinazione delle rette negli asili nido elaborate dall'Amministrazione Comunale di Cesena. Ed è stato questo uno dei temi discussi nella riunione odierna con i Sindacati per una condivisione dell'impostazione.
Dal 2003 a oggi le rette degli asili nido sono state organizzate in cinque fasce, da un minimo di 157 euro a un massimo di 404 euro, corrispondenti ad altrettanti scaglioni economici calcolati sulla base dell'Isee (Indicatore della situazione economica equivalente) del nucleo famigliare.
"Abbiamo deciso - spiegano il Sindaco Paolo Lucchi e l'Assessore alla Pubblica Istruzione Elena Baredi - di mettere mano a questa articolazione, giudicata non pienamente rispondente alla situazione attuale, guidata da alcuni principi fondamentali. In primo piano c'è la volontà di continuare a consentire l'accesso al servizio alla quasi totalità dei bambini che ne fanno richiesta (oggi è soddisfatto il 96% delle richieste). Negli anni passati è stato compiuto un grande sforzo per aumentare la disponibilità, passando da 410 a 700 posti, con un aumento del 50% nel giro di 10 anni. Attualmente la lista di attesa per l'accesso al nido è composta appena da una decina di famiglie e mentre i posti comunali sono esauriti, fra i 244 posti disponibili nei nidi convenzionati 5 risultano non occupati. Al tempo stesso, c'è da considerare l'aspetto economico. Il nido è un servizio a domanda individuale ed è indispensabile mantenere un adeguato livello di copertura (oggi si attesta intorno al 30%). D'altro canto, l'articolazione in 5 fasce di reddito appare troppo rigida, determinando squilibri specialmente negli scaglioni più bassi: basta superare il tetto di 1 solo euro per essere proiettati nella fascia superiore, con un aggravio di costi considerevole, che può diventare insostenibile in un periodo di crisi come quello che stiamo attraversando".
Partendo da queste considerazioni, si è cercato un nuovo meccanismo, che consentisse una maggiore 'personalizzazione' delle rette in armonia con le condizioni reali delle famiglie.
La nuova formula prevede sempre il ricorso agli scaglioni di reddito, ma si introducono specifici moltiplicatori per ogni fascia, in modo che la differenza di contribuzione delle famiglie sia progressiva e proporzionata alle loro condizioni di reddito. Così, mentre finora le famiglie della fascia più bassa (Isee pari o inferiore a 6973 euro) pagavano tutte una quota mensile di 157 euro, oggi si trovano di fronte a quote differenziate e sensibilmente più basse: con un Isee fino a 5000 euro pagheranno 90 euro al mese, (con un risparmio del 42%), con un Isee di 5500 euro la quota sale a 99 euro (-36%), con un Isee di 6000 euro la retta ammonta a 109 euro (-30%) e così via. Di fatto, la nuova formula risulta più conveniente per la stragrande maggioranza delle famiglie. Infatti, fino a un Isee di 24.500 euro, la nuova retta risulta più bassa della precedente. Solo per gli scaglioni successivi, con Isee a partire da 25mila euro (che comunque è più alta del precedente tetto massimo, fissato in 20.141 euro) si paga una somma superiore, fino a un massimo di 472 per i redditi più elevati (Isee sopra i 30mila euro).
Analogo meccanismo sarà applicato per calcolare i contributi destinati alle famiglie i cui bambini frequentano i nidi privati convenzionati: anche in questo caso, infatti, una parte delle famiglie vedrà abbassarsi la quota mensile a suo carico.
Fra l'altro, con questa impostazione, che fa scendere sensibilmente la quota a carico delle famiglie meno abbienti (come si diceva, la retta minima scende da 157 a 90 euro), si mira a diminuire anche il numero delle famiglie che, non riuscendo a far fronte a questa spesa, si rivolgevano ai Servizi Sociali per un contributo.
Complessivamente si è calcolato che le rette si abbasseranno per almeno 200 famiglie che mandano i figli ai nidi comunali.
Con la nuova formula, sarà avviato anche un sistema di controllo più capillare con verifiche non più a campione, ma a tappeto, per assicurarsi della effettiva rispondenza fra le dichiarazioni Isee e il reddito realmente percepito.