Si accentua la preoccupazione per la frana di Montevecchio, rimessa in moto dalle piogge eccezionali del febbraio scorso. Proprio per questo motivo non è stato possibile avviare il previsto intervento di consolidamento, in capo al Servizio Tecnico di Bacino della Regione Emilia-Romagna finanziato con fondi di Protezione Civile, che prevedeva la realizzazione di briglie in terra compattata e drenaggi.Si è dovuto, invece, far fronte alla nuova emergenza con lavori d'urgenza.
Così, dopo l'ordinanza di sgombero dei giorni scorsi, con la quale sono stati evacuati i residenti della seconda palazzina residenziale a ridosso dell'area (la prima era stata sgomberata un anno fa) proseguono i lavori avviati in via d'urgenza per cercare di fronteggiare l'emergenza.
Da più di un mese ruspe ed escavatori lavorano ininterrottamente per tentare di salvaguardare le abitazioni, le strade provinciali e le linee elettriche minacciate dalla frana.
Ma il movimento franoso è imponente e, quel che è peggio, con le ultime piogge ha conosciuto notevoli accelerazioni. Secondo le stime, sono 300.000 i metri cubi di fango e detrito in movimento lungo il calanco; questa enorme quantità di terra si sta spostando con una velocità di avanzamento media di 2 m al giorno.
Nonostante gli sforzi compiuti, allo stato attuale il fronte della frana spinge contro gli edifici che già un anno fa erano stati evacuati ed avanza inesorabilmente verso la strada provinciale.
I lavori in corso tentano di rallentare l'avanzamento del dissesto che le probabili piogge primaverili potrebbero contribuire ad accelerare.
Per questo le famiglie evacuate non solo continuano a essere ospitate in alloggi temporanei a carico del Comune, ma sono state invitate - in via precauzionale - a portare via dalle loro abitazioni anche tutte le suppellettili e si sta trattando con Enel ed Hera per disattivare temporaneamente le utenze.
Ufficio stampa
Federica Bianchi