Le riforme istituzionali non riguardano solo Governo e Parlamento: anche gli enti locali emiliano - romagnoli sono alle prese con un profondo processo di rinnovamento.
A ricordarlo è il Sindaco di Cesena Paolo Lucchi rivolgendosi all'Assessore Regionale al Riordino Istituzionale Emma Petitti, in vista dell'incontro fra quest'ultima e i rappresentanti dell'Unione Valle Savio.
Proprio l'avvio delle Unioni dei Comuni ha rappresentato una prima tappa fondamentale nel percorso delle riforme, ma - come sottolinea il Sindaco Lucchi (che è anche Presidente dell'Unione Valle Savio) - per il futuro occorrerà individuare, a livello territoriale, 'luoghi di elaborazione strategica' che vadano al di là dei confini delle singole Unioni, e il modello potrebbe essere quello dell'Area Vasta, già sperimentata in Romagna su vari fronti (dalla sanità ai trasporti, dalla gestione delle risorse idriche all'Università) e a cui oggi guarda con interesse anche l'Emilia, come conferma la recente presa di posizione del Sindaco di Parma Pizzarotti.
In questa prospettiva, la futura architettura istituzionale della Regione dovrebbe prevedere, accanto alla Città Metropolitana, Aree vaste territoriali, capaci di progettualità ad ampio respiro, in grado di rispondere ai bisogni attuali e futuri dei cittadini e delle imprese. E nel suggerire questa ipotesi, il Sindaco Lucchi segnala all'Assessore Petitti che la Romagna è già pronta per raccogliere la sfida.
Di seguito il testo della lettera inviata all'Assessore Petitti.
Caro Assessore, in vista del nostro incontro previsto per il pomeriggio di domani, martedì 17 marzo, anche a nome dei colleghi Sindaci di Verghereto, Bagno di Romagna, Sarsina, Mercato Saraceno e Montiano, ritengo utile sottolineare alcune delle caratteristiche dalla nostra Unione dei Comuni, quella "Valle Savio", ed anche anticiparti una visione comune, che spero possa essere di supporto al disegno di riordino istituzionale per l'Emilia-Romagna, al quale stai lavorando.
Come sai, in questi mesi abbiamo fatto della nostra Unione un "erogatore di servizi" ai cittadini, strutturato al meglio per svolgere le funzioni proprie dei nostri Comuni, ma anche per ridurne i costi gestionali e per mettere alla prova le nostre migliori professionalità.
E ciò nella consapevolezza di come il nostro "laboratorio" debba rispondere alle giuste aspettative di circa 118.000 persone, capaci di generare un circuito economico che (dati 2012) ha consentito di registrare redditi per quasi 1,7 miliardi di euro.
Quella dell'Unione "Valle del Savio" rappresenta la dimensione giusta, quindi, non solo per i servizi che dal 1 gennaio 2015 stiamo erogando assieme - Servizi Sociali, Sistemi Informativi, Suap e Protezione Civile - ma anche e soprattutto per programmare un futuro delle nostre comunità sempre più integrato, che possa contare anche sulle "premialità" che certamente la Regione vorrà garantire ai Comuni che, mettendosi in gioco e accantonando i campanilismi, hanno implementato la messa in rete dei servizi ai cittadini.
Ma nel prossimo futuro non ci basterà semplicemente mettere a punto una strategia di migliore erogazione dei servizi ai cittadini: in realtà la riforma istituzionale ci impone di ritrovare - o di costruire, in alcuni casi - anche i luoghi dell'elaborazione strategica per i nostri territori, dovendo obbligatoriamente andare ben al di là dei confini delle singole Unioni dei Comuni.Per questo ho letto con grande attenzione la lettera inviata nei giorni scorsi dal Sindaco di Parma al Presidente della Regione Stefano Bonaccini, con la quale il collega Pizzarotti propone di strutturare il disegno istituzionale emiliano-romagnolo sulla base di "Aree vaste".
La penso come lui: se le Unioni dei Comuni potranno e dovranno essere sempre più il luogo dell'erogazione dei servizi per i cittadini - sviluppando modelli organizzativi capaci di creare efficienze e razionalizzazione delle risorse economiche ed umane a disposizione-, le Aree vaste dovranno essere il luogo dell'elaborazione politica e della pianificazione strategica, in un contesto di sempre maggiore interazione (e quindi di collaborazione) fra i territori.
Non a caso, pensando al modello possibile per il futuro, il Sindaco Pizzarotti cita l'Area Vasta Romagna. Come ben sai, infatti, il nostro territorio da tempo ha avviato un percorso di elaborazione in grado di andare oltre i tradizionali confini non solo dei Comuni, ma anche delle Provincie di Ravenna, Rimini, Forlì-Cesena. E' accaduto molti anni fa per l'acquedotto di Romagna (una scelta lungimirante che ci permette oggi di far arrivare acqua di ottima qualità nelle nostre case e nelle aree turistiche rivierasche), ma in seguito anche per il trasporto pubblico, per l'Università multicampus romagnola (vissuta non in concorrenza tra le sedi, ma integrandole tra di loro) e, più recentemente, per l'Azienda Sanitaria Romagna, che rappresenta la sintesi finale di un percorso che per anni ha visto le nostre quattro ex aziende, "fare assieme e fare bene" (sul Laboratorio unico, sul 118, sulla rete oncologica, per esempio).Ora però siamo di fronte ad un'occasione unica per dotarci di strumenti di gestione (le Unioni) e di luoghi di elaborazione strategica comune (le Aree vaste, appunto), garantendo al nostro sistema istituzionale un salto di qualità. Con chiari questi obiettivi, a me la Romagna pare già pronta a produrre un fatto nuovo - la Provincia unica della Romagna, strutturata in Area vasta - indispensabile per creare un'architettura istituzionale efficace, equilibrata, in grado di rispondere ai bisogni attuali e futuri dei cittadini e delle imprese.
Infatti, mentre l'area bolognese vedrà nella Città Metropolitana il luogo dell'elaborazione strategica, lo stesso dovrà accadere anche nel resto della Regione, integrando sempre le nostre scelte future - sulla viabilità, sui trasporti, sui sistemi a rete, sugli indirizzi economici, sociali, culturali - con quelle bolognesi, ma senza far schiacciare in alcun modo le nostre vocazioni territoriali che, come sai, sono ben diverse da quelle del nostro capoluogo di Regione.
A mio parere la Romagna è pronta per un'accelerazione che, senza "bizantinismi", consenta ai cittadini di comprendere ed apprezzare un nuovo modello istituzionale, utile a garantire alle nostre comunità l'equilibrio sociale ed economico, la qualità della vita diffusa, che da sempre ci caratterizzano. E credo anche che la Regione, consapevole di avere in mano le leve di un cambiamento atteso ed indispensabile, saprà giocarsele al meglio, predisponendo un modello di riferimento condiviso con tutti i territori.
Il Sindaco
Paolo Lucchi
Ufficio stampa
Federica Bianchi