testata per la stampa della pagina

Forlì-Cesena si piazza fra le province che hanno retto meglio contro la crisi

Il Sindaco: "Dati confortanti che ci indicano il percorso per la ripresa"

Da ormai otto anni ci stiamo confrontando con una delle crisi più gravi a livello mondiale, sicuramente la più difficile dal dopoguerra. Una situazione che, purtroppo, non riguarda solo i gruppi finanziari o gli economisti, ma si riflette drammaticamente sulla vita quotidiana degli individui e delle famiglie, costretti a fare i conti con difficoltà enormi e spesso impensabili fino a 10-15 anni fa.

E, certo, ognuno conosce bene i problemi che ha dovuto e deve affrontare, sa quantificare le rinunce e i sacrifici che è stato costretto a compiere, ed è di poca consolazione sapere che c'è chi sta peggio: in questo caso 'mal comune' non è mezzo gaudio.Eppure, avere la consapevolezza di trovarsi in una realtà che ha 'tenuto' meglio di altre, può rappresentare una spinta psicologicamente importante per continuare a combattere contro l'emergenza e soprattutto dare indicazioni utili nel percorso alla ricerca della ripresa.E' quello che ho pensato questa mattina davanti all'indagine sull'impatto della crisi nelle province italiane pubblicata sul numero odierno del Sole 24 ore.

In questa speciale classifica, elaborata sulla base di 10 parametri (dai risparmi in banca ai prestiti, dalla percentuale di disoccupati al reddito, dal costo delle case all'acquisto di auto e beni durevoli) che confrontano le performance del 2007 con quelle del 2013, i territori sono messi in fila partendo da quelli dove gli indicatori sono più critici.

La provincia di Forlì - Cesena si piazza  in coda alla graduatoria (88° posto su 103), collocandosi  fra le province italiane che hanno retto meglio all'impatto, e rivela dei risultati più confortanti della maggior parte delle province dell'Emilia - Romagna (solo Reggio Emilia e Modena hanno degli indicatori migliori dei nostri).

Questo non significa che tutto vada bene, anzi: il quadro che emerge è fatto di luci e ombre. Fra il 2007 e il 2013 il reddito pro capite della nostra provincia ha sostanzialmente tenuto, con un calo di appena 1,5%, passando da una media di 29.770 euro a 29.331 euro. Il nostro territorio, però, è quello in cui nell'arco dei 5 anni considerati si è registrata la minore crescita del risparmio: l'entità dei depositi bancari è cresciuta del 19,8% contro una media nazionale del 67%. Va comunque detto che anche così, attualmente, il deposito medio pro capite nella nostra provincia è più alto della media nazionale: ammonta infatti a 20.785 euro, mentre la media nazionale, nonostante l'alto indice di crescita registrato, si attesta a 17.705 euro pro capite. Per contro, l'area di Forlì - Cesena è una di quelle in cui si registrata una crescita dei prestiti bancari (passati da 11.551 euro del 2007 a 12.191 euro del 2013), mentre in molte altre realtà si è registrato un arretramento, che si riflette anche sulla media nazionaleFra gli indicatori della crisi, sicuramente uno di quelli più forti è il tasso di disoccupazione. E anche in questo caso la situazione di Forlì - Cesena appare più incoraggiante di altre: la percentuale di disoccupati è passata dal 3,85% del 2007 al 6,02% del 2013, con un aumento del 56%, che resta uno dei più bassi a livello nazionale. Cosa che non è avvenuta in altre realtà della nostra regione: ai primi quattro posti di questa triste classifica troviamo il +418% di Ferrara (passata dal 2,7 al 14,17%), il +263% di Piacenza (passata dal 2,23 al 8,12%), il +243% di Ravenna (passata dal 2,89 al 9,93%) e il + 237,7% di Bologna (passata dal 2,49 all'8,42%). Sul fronte degli acquisti, sono diminuite quasi del 50% le immatricolazioni di auto nuove (erano circa 16.500, sono passate a poco più di 8300 lo scorso anno), mentre la spesa per elettrodomestici e altri beni durevoli si è contratta del 21,6%, passando dai 1200 euro del 2007 ai 940 euro del 2013; ma la cifra resta sempre più alta della media nazionale che oggi è attestata sugli 846 euro.

Come interpretare questi dati? Certo, ci dicono che la nostra realtà è riuscita a 'tener botta' meglio di altre, a contenere i danni. Ma i danni ci sono, comunque, stati. L'impegno a cui ora siamo chiamati è quello per ripartire, ma dobbiamo farlo partendo da chi è stato più colpito, per rimetterlo in grado di riprendere la marcia: le famiglie e il mondo del lavoro.
Ed è proprio questa consapevolezza che ha guidato l'Amministrazione comunale di Cesena nelle scelte di bilancio che domani saranno discusse in consiglio comunale: mi riferisco, in particolare ai 2,5 milioni di euro in più stanziati per i servizi sociali e per i servizi scolastici e quasi 400mila euro in più destinati al sostegno al lavoro e alle imprese.

Il Comune di Cesena vuole ripartire da qui, costruendo per la città un modello sociale ed economico che difenda la rete dei servizi e sia a fianco delle imprese. Per farlo siamo costretti a chiedere a chi ha un po' di più di contribuire un po' di più, per fare in modo che nella nostra realtà non ci si limiti a contare le macerie, ma si riprenda a crescere.  

Paolo Lucchi
Sindaco di Cesena 

 
 
 

Ufficio stampa
Federica Bianchi

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Chiudi la versione stampabile della pagina e ritorna al sito