Cosa sta succedendo al traffico in Italia ed a Cesena? Me lo sono chiesto più di una volta, dopo il tour delle scorse settimane nei Quartieri per discutere del Piano strutturale, ma anche a seguito dei tanti incontri nelle feste di frazione che sto frequentando, come sempre, in estate. Ad indurmi a questa riflessione è, innanzi tutto, il fatto che la maggior parte delle persone incontrate continua a sottopormi problemi legati con l'uso delle auto. Problemi che - ne sono convinto - non possono per nulla essere sottovalutati, poiché spesso scaturiscono da una legittima ricerca di qualità della vita, sia da parte di chi vive in una delle nostre 63 frazioni, sia di chi abita nel centro storico.
Ma, al di là delle percezioni personali, è necessario partire dai dati concreti, che sono fondamentali per intraprendere azioni amministrative e per compiere scelte adeguate. Eccoli. Secondo le ultime analisi dell'ACI, lo scorso anno le auto circolanti a Roma sono diminuite di circa 70mila unità (da 1.937.783 a 1.867.520), ed una tendenza analoga si registra a Milano, Torino, Genova, Bologna, Napoli e Palermo. Al tempo stesso, è scesa ulteriormente anche la percorrenza media annua degli italiani: dai 10.900 km del 2011 si è passati ai 9.500 dell'anno scorso. Possiamo leggere in questi dati le prime conseguenze della crisi dell'auto, che negli ultimi cinque anni in Italia ha dimezzato le vendite, passate da 2,5 milioni del 2007 ad un milione e 400 mila del 2012, con una previsione di una perdita di altre 150 mila vetture per l'anno in corso. La diminuzione delle auto sulle strade, in realtà, è un fenomeno che si registra in tutta Europa, anche se - soprattutto in alcuni Paesi - a favorire questa tendenza ci sono anche politiche specifiche, come è accaduto a Parigi, dove dal 2001 ad oggi il traffico è diminuito di un terzo, solo un cittadino su due possiede un'auto, si stanno moltiplicando le zone a traffico limitato e le aree pedonalizzate.
Alix Partners, agenzia di consulenza internazionale, spiega il fenomeno della demotorizzazione italiana con tre fattori: la crescita dei costi di gestione di un'auto, l'aumento della pressione fiscale e la riduzione della disponibilità economica delle famiglie causata dalla recessione. Ma non solo. C'è anche una crescente disaffezione nei confronti dell'automobile, soprattutto da parte dei giovani (il numero delle patenti rilasciate nel 2012 è sceso del 19,3%): sono sempre meno coloro che se la possono permettere e sempre più quelli pronti a sostituirla con altri beni di consumo come computer, smartphone e tecnologie che rendono più accessibile la comunicazione ed inutili molti spostamenti.
Devo ammettere di non avere, per ora, dati altrettanto precisi su questo fenomeno per Cesena e, per questo, mi devo accontentare di due certezze.
La prima: gli utenti dei nostri "bus fucsia" (gli scambiatori che stanno diventando un fenomeno di costume osservato da tutta la Romagna) in partenza da Ippodromo, Ponte Abbadesse, Montefiore, anche nel 2013 continueranno a crescere, raggiungendo la rilevantissima quota di 200.000.
La seconda, visibile ad occhio nudo: è in crescita esponenziale il numero di coloro che transitano in bicicletta sulla nostra rete di quasi 81 chilometri di piste ciclabili.
Questi due aspetti sembrano confermare come il trend europeo ed italiano sia ormai pienamente in atto anche da noi.
Anche a Cesena siamo cioè di fronte ad una profonda trasformazione della mobilità individuale, così come l'abbiamo conosciuta negli ultimi decenni: non solo sulle strade circolano meno auto, ma aumentano anche le richieste riferite a forme di mobilità alternativa (penso alle istanze per migliorare i collegamenti ciclopedonali in molte zone della città, alle sollecitazioni per potenziare le linee di trasporto pubblico o, ancora, alla spinta continua da parte di tanti genitori ad organizzare i Piedibus a ridosso delle nostre scuole).
Se questa tendenza si confermerà, nel giro di pochi anni probabilmente dovremo affrontare questioni molto diverse da quelle su cui finora ci siamo concentrati e che hanno animato dibattiti accesi negli ultimi 20 anni. Non più gli appelli ad aumentare i parcheggi o a ridurre le isole pedonali (che pure anche nei giorni scorsi abbiamo visto ripresentati sulla stampa), ma piuttosto un confronto tutto orientato alle nostre frazioni ed agli strumenti utili per rafforzarne quella rete dei servizi (commerciali e di trasporto, soprattutto) indispensabili per continuare a ritenerle luoghi nei quali sia piacevole vivere e socializzare.
Il Piano Strutturale sul quale ci stiamo confrontando da mesi, va proprio in questa direzione, imponendoci di tenere lo guardo girato non sul passato, ma verso le scelte che rispondono veramente alle necessità attuali dei cittadini.
Ufficio stampa
Federica Bianchi