L'incontro aperto a tutti, nell'ambito degli appuntamenti in programma per la Settimana Europea della Mobilità 2012, era dedicato in modo particolare alla scuola e ai quartieri che hanno vissuto in prima linea la promozione e l'organizzazione dell'esperienza del piedibus presso le loro scuole.
PRIMA PARTE:
L'Assessore Lia Montalti insieme a Valter Baruzzi, dell'associazione Città Amiche dell'Infanzia e dell'Adolescenza, presentano la nuova pubblicazione del Quaderno n°10 "Sicuri in città".
La pubblicazione è finanziata con risorse provenienti dal Bando Infea 2011 della Regione Emilia-Romagna per Centri di Educazione Ambientale (rete INFEAS), al quale il Comune di Cesena ha partecipato con il progetto "Pedibus: scuole pilota in rete".
Il Quaderno viene consegnato a tutti i presenti insegnanti e referenti di quartiere grazie ai quali il progetto sta crescendo.
Si riporta qui sotto una parte introduttiva:
" La crescita del progetto pedibus e la diffusione in tante scuole di questa esperienza è stata possibile attraverso l'inserimento del progetto nei curricoli scolastici e nei Piani dell'Offerta Formativa delle scuole partecipanti.
L'esperienza scolastica di Cesena documentata nella seconda parte di questo quaderno è il frutto delle attività portate avanti da un gruppo ristretto di insegnanti, tecnici comunali, associazioni e genitori, coordinate da Camina, associazione esperta in progetti di mobilità, e costituisce uno strumento prezioso, in cui l'esperienza dei docenti viene messa a disposizione di altri docenti.
Un documento che non è solo teorico, ma è ricco di esemplificazioni che mostrano come il Progetto pedibus possa entrare nella programmazione curricolare non come "argomento in più" da affrontare, ma come spunto e stimolo motivante per possibili percorsi interdisciplinari che mirano a far acquisire ai bambini non solo conoscenze, ma anche e soprattutto abilità e competenze fondamentali per la loro autonomia e sicurezza.
La sicurezza stradale è il risultato di una combinazione di fattori che vanno attentamente considerati: ne fanno parte, la situazione in cui versano le strade, l'organizzazione del traffico con i relativi interventi di moderazione, i dispositivi di controllo delle regole e le tecnologie applicate, il comportamento degli utenti e in particolare, nel nostro caso, le competenze che bambini e ragazzi hanno.
Attualmente bambini e ragazzi sono tendenzialmente inesperti e poco autonomi e possiedono perciò poche di quelle competenze che aiutano a salvarsi la vita nella strada. Accanto ad altri, anche questo è un punto critico. Mentre si agisce, perciò, sul piano infrastrutturale e del mobility management, si deve anche lavorare per cambiare i comportamenti e le abitudini delle famiglie, affinché si accrescano le competenze dei figli: non ci sarà mai sicurezza senza competenza della strada.
Sul piano del senso comune, si pensa di solito alla velocità con cui si raggiungono le mete, alla sicurezza delle automobili, alla possibilità di parcheggiare comodamente, più di rado alle conseguenze del traffico sulla vita delle persone meno autonome o, per qualche ragione, in difficoltà
(anziani, disabili, ma anche bambini e ragazzi ai quali dedichiamo questo intervento).
Ciò implica che padri e madri creino le condizioni per accrescere la loro fiducia nei figli e la capacità di allentare gradualmente il controllo su di loro.
Ci sono abitudini da cambiare e pregiudizi da superare, ma anche paure ragionevoli da affrontare.
In questa prospettiva i pedibus possono essere considerati esperienze di passaggio che, mentre contribuiscono a ridurre l'abuso di automobili, tendono a migliorare la qualità dell'aria e dell'ambiente urbano, promuovendo ciclopedonalità e uso dei mezzi pubblici, educano alla sostenibilità, alla cura del proprio ambiente e di sé, accrescendo le occasioni di apprendimento esperienziale dei ragazzi.
Inoltre non si propone alle famiglie un servizio offerto dal Comune, ma è un'esperienza di comunità, fatta di piccoli passi quotidiani che portano a cambiare stili di vita.
A qualcuno può sembrare un obiettivo poco rilevante, altri ritengono che sia un'impresa impossibile. Una cosa è certa: avviare processi di cambiamento di questa natura non è semplice. Nessuno da solo ce la può fare, perciò consideriamo queste esperienze vere e proprie azioni di comunità."
SECONDA PARTE:
E' proprio quest'ultimo il motivo per cui si propone l'elaborazione di un documento per la città che guidi le istituzioni a collaborare fra loro (Scuola, Comune, ASL...), che susciti il dialogo fra diversi saperi e che promuova azioni concrete comuni con intersettorialità (Mobility manager, docenti, medici, tecnici...) e metodologie partecipative che rendono protagonisti insegnanti, genitori e bambini.
Questo documento ufficiale "MANIFESTO per la città" , una volta redatto insieme, verrà sottoscritto da ciascun attore interessato e dovrà rappresentare la presa in carico dell'impegno specifico a ricoprire il proprio ruolo per la promozione della Mobilità Sostenibile nei percorsi casa-scuola.
La proposta viene meglio descritta, in modalità e tempi, nel documento presentato dall'Assessore negli approfondimenti.